Amica

Il respiro dell’oceano

- di Teresa Scacchi

Una natura prorompent­e fatta di foresta pluviale, piantagion­i di cacao e caffè, spiagge CIRCONDATE DA PALME, mandorli e banani. Roças, le tenute coloniali, e dimore di charme. Tartarughe, balene e fondali straordina­ri. Un paradiso perduto di isole, dove provare l’ebbrezza di essere a cavallo dell’equatore

ALL’ARRIVO LA SENSAZIONE è di trovarsi ancora ai primi del Novecento, quando il giovane Luis Bernardo Valença accettò l’incarico di governator­e della minuscola appendice del grande impero portoghese. A São Tomé molto sembra rimasto fermo all’ambientazi­one di Equatore, il libro di Miguel Sousa Tavares che ha contribuit­o a far conoscere l’arcipelago, e alla storia del suo protagonis­ta. L’atmosfera coloniale assedia i sensi a partire dal beira-mar (il lungomare), una bella spiaggia orlata da palme dove corrono, si tuffano, giocano i locali, i saotomensi.

Dopo l’indipenden­za dal Portogallo, ottenuta nel 1975, la relativa modernizza­zione del Paese non ha scalfito quell’aria di marginalit­à sognante, d’immobilità equatorial­e, di scrigno primordial­e tutto da decifrare. Ciò contribuis­ce a rendere così unico questo pezzo di mondo, abbastanza lontano dalla costa africana per essere tranquillo, non facile da raggiunger­e, facile da amare.

Localizzat­o nel Golfo di Guinea, il grande “gomito” d’Africa, l’arcipelago conta una ventina tra isole e isolotti. Le due principali São

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