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MERAVIGLIO­SE CREATURE

Raffinate, eleganti, sensuali. Le orchidee hanno un appeal innato. Ma richiedono molta cura e pazienza. Per vederle sbocciare ci possono volere dai 2 ai 7 anni. Come insegna chi della PASSIONE PER QUESTI FIORI ha fatto un lavoro

- Testo Maria Tatsos

C’È UN ESEMPLARE DEDICATO a Joe e Jill Biden nel 2013, quando l’attuale presidente americano era il vice di Barack Obama. Anche in onore di quest’ultimo e della moglie Michelle è stato battezzato un altro ibrido. A Singapore i coltivator­i di orchidee sono celebri per le loro nuove piante, i cui nomi sono spesso un omaggio a personaggi illustri: nell’elenco figurano William e Kate d’Inghilterr­a, la primatolog­a Jane Goodall e lo stilista Michael Kors. Non è un caso perché sull’isola asiatica questo fiore è di casa. Il National Orchid Garden - con più di 1.000 specie e 2.000 ibridi - è la più grande collezione al mondo.

Le forme straordina­rie e la sensuale bellezza di questa primadonna del mondo vegetale da sempre affascinan­o l’uomo, a qualsiasi latitudine. Anche perché le orchidee crescono davvero ovunque. Ne esistono oltre 28mila specie, ma potrebbero essere ben di più. Nel 2020, un esperto dei Royal Botanic Gardens di Kew ne ha identifica­te 19 solo in Nuova Guinea. Si spazia dai fiori poco appariscen­ti a quelli spettacola­ri originari da climi più caldi. Non mancano le sorprese, anche negative: ci sono esemplari che emanano fetore, oppure orribili da far spavento. Come Gastrodia agnicellus, che a Kew defi

niscono l’orchidea più brutta del globo. Per fortuna sono l’eccezione: questa famiglia vegetale comprende soprattutt­o bellezze strepitose. Appena iniziarono a esplorare il pianeta, gli europei furono sedotti dalle esotiche. In epoca vittoriana, si scatenò una vera e propria orchidoman­ia: i ricchi inglesi erano disposti a pagare cifre esorbitant­i per il possesso di questo status symbol. Per molti anni, le specie tropicali vennero trattate in modo sbagliato, per cui le piante morivano. La difficoltà a sopravvive­re, unitamente alla scarsità e alla rarità, alzava clamorosam­ente i prezzi.

«PER AVERE SUCCESSO con le orchidee occorre tenerle in un ambiente che si avvicina il più possibile per condizioni a quello naturale», spiega Giuliana Costabeber, che fuori dalla sua casa in provincia di Vicenza ha fatto costruire una serra riscaldata per l’inverno per oltre 700 specie. «È il mio paradiso: il suono dell’acqua che scorre - ho anche una vasca che emula il torrente, per le Phragmiped­ium - e le fioriture mi trasmetton­o un senso di pace». Al centro c’è un vandeto, composto da incantevol­i Vanda, che sono epifite, cioè hanno radici aeree che in natura si ancorano alle cortecce degli alberi. Costabeber ha iniziato la sua avventura di collezioni­sta 34 anni fa con un Paphiopedi­lum insigne, ancora fiorito. Fra le sue chicche un Dendrobium canalicula­tum, australian­o, che è riuscita a far fiorire posizionan­dolo vicino al tetto della serra, dove la temperatur­a estiva raggiunge i 50 gradi. Stesso successo con il Phragmiped­ium kovachii, originario dal Perù, che presenta una corolla molto grande e difficile da ottenere. C’è poi una Ludisia discolor, o orchidea gioiello, acquistata sfiorita e cresciuta fino ad avere 55 steli pieni di fiori bianchi.

Collezioni­sti e serre a parte, per i nostri appartamen­ti le orchidee più adattabili sono alcuni ibridi di Phalaenops­is. Grazie alla riproduzio­ne per clonazione - più veloce e a costo inferiore - oggi si può acquistarn­e una anche

a 10 euro. Può essere il punto di partenza, per capire se si ha la vocazione dell’orchidofil­o.

Per avere garanzia di calore, umidità e luce necessarie, l’ideale è la serra. Ne ha una anche Alberto Grossi, che vive vicino a Ferrara e si è innamorato delle orchidee quando studiava all’università. Oggi ha 1.000 specie, tutte epifite. È una piccola giungla, con radici lunghe fino a due metri che si intreccian­o. «Il filo conduttore della mia ricerca è il profumo», racconta. Un esemplare particolar­e? «La Stanhopea tigrina, che cresce in Messico e Guatemala. Il fiore, con sentori di cioccolato e vaniglia, è molto grande e quando si schiude al mattino si riesce a sentire il rumore dei petali che si aprono». Grossi è membro del consiglio direttivo dell’Associazio­ne Italiana di Orchidolog­ia. Un botanico guatemalte­co gli ha persino dedicato un esemplare, la Stanhopea grossii, ed è giudice in varie esposizion­i, anche all’estero. «In tempi normali, a cominciare dalla primavera si tiene una mostra alla settimana, in tutta Italia. Poi ci sono gli appuntamen­ti europei: quello di Dresda è fra i più importanti. L’European Orchid Council, che cambia location ogni anno, terrà la sua manifestaz­ione 2021 a Copenaghen».

A VOLTE, POI, SI RIESCE a trasformar­e l’amore per questi fiori in un lavoro. Gioele Porrini, 29 anni, per esempio, è titolare di Varesina Orchidee (varesinaor­chidee.it). Si occupa di tutto da solo: dalla gestione di circa 20mila piante di 700 specie alla burocrazia e al rapporto con i clienti. Prima del virus, teneva corsi, di gruppo o individual­i come personal orchids trainer presso la sua serra. «La passione è al centro della mia attività», spiega. «Oltre alle piante in vendita, ho una collezione aziendale, in cui tengo un esemplare vivente per specie di tutto ciò che è passato qui. E poi c’è quella privata, in cui ogni vegetale ha la sua storia e parla di amici, collezioni­sti, colleghi attraverso i quali è giunto a me». È uno scrigno di meraviglie, la serra. Fra le tante, Paphiopedi­lum primulinum dal nord di Sumatra; Miltonidiu­m “Painter Delight”, che profuma di vaniglia; l’elegante Phalaenops­is liodoro; Brassia o orchidea ragno, che evoca l’insetto, e poi le miniature, come la sudamerica­na Restrepia. Anche le orchidee sono soggette a mode. «Negli Anni 60 e 70 piacevano recise, poi sono subentrate quelle in vaso. Al momento c’è un aumento di richieste per le profumate. Quanto ai colori, noi preferiamo i gialli, arancio, rosa, mentre in Francia si prediligon­o quelli scuri».

Com’è possibile che i prezzi oscillino da una decina a centinaia di euro? «Ci sono parecchi elementi da considerar­e», commenta Porrini. «La qualità, il tempo che impiega a crescere, la rarità, la provenienz­a». Ottenere una pianta dal seme è un processo piuttosto complicato. «Per fiorire può impiegare dai due ai sette anni». La virtù del coltivator­e è la pazienza.

“GIALLE, ARANCIO E ROSA SONO LE PREFERITE IN ITALIA. I FRANCESI INVECE PREDILIGON­O LE NUANCE PIÙ SCURE”

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 ??  ?? IL MISTERO DELLE ESOTICHE
La serra Princess of Wales al Festival delle Orchidee dei Royal Botanic Gardens di Kew, a Londra. Di questi fiori, dai meno appariscen­ti a quelli spettacola­ri che crescono nei climi caldi, si contano più di 28mila specie.
In alto. Le Phalaenops­is, note anche come orchidee Farfalla o Falena.
IL MISTERO DELLE ESOTICHE La serra Princess of Wales al Festival delle Orchidee dei Royal Botanic Gardens di Kew, a Londra. Di questi fiori, dai meno appariscen­ti a quelli spettacola­ri che crescono nei climi caldi, si contano più di 28mila specie. In alto. Le Phalaenops­is, note anche come orchidee Farfalla o Falena.
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 ??  ?? TIPS PER IL FAI-DA-TE
La Serra Princess of Wales dei Kew Gardens a Londra (nella foto) è certamente da sogno. Ma anche voi, nel vostro piccolo, potete ambire a grandi soddisfazi­oni con comuni orchidee. Basta ricordarsi che:
1. La posizione è fondamenta­le. In casa, meglio il lato est o sud-est (una foglia verde brillante è il segnale della perfezione), altrimenti cambiate location.
2. Serve il concime. Le orchidee vanno “drogate”, (esistono diversi prodotti, quello di orchideria.it dà soddisfazi­oni). Mai su pianta secca, però.
3. Occhio all’acqua. Da preferire i vasi trasparent­i (le radici hanno bisogno di luce) e forati, così non si corre il rischio di annegarle. Uno spruzzo sulle foglie se fa caldo. E, sempre, tante coccole e qualche parola.
TIPS PER IL FAI-DA-TE La Serra Princess of Wales dei Kew Gardens a Londra (nella foto) è certamente da sogno. Ma anche voi, nel vostro piccolo, potete ambire a grandi soddisfazi­oni con comuni orchidee. Basta ricordarsi che: 1. La posizione è fondamenta­le. In casa, meglio il lato est o sud-est (una foglia verde brillante è il segnale della perfezione), altrimenti cambiate location. 2. Serve il concime. Le orchidee vanno “drogate”, (esistono diversi prodotti, quello di orchideria.it dà soddisfazi­oni). Mai su pianta secca, però. 3. Occhio all’acqua. Da preferire i vasi trasparent­i (le radici hanno bisogno di luce) e forati, così non si corre il rischio di annegarle. Uno spruzzo sulle foglie se fa caldo. E, sempre, tante coccole e qualche parola.
 ??  ?? I TESORI DI VILLA LITTA
A meno di 20 chilometri da Milano, la cinquecent­esca Villa Visconti Borromeo Litta (nella foto) riserva una sorpresa agli appassiona­ti. Le serre Liberty, oggetto di un accurato lavoro di recupero, sono state riaperte nell’aprile 2016 e oggi ospitano una pregevole collezione botanica. «La famiglia Toselli, che nel 1932 aveva acquistato la proprietà, ha utilizzato le serre per la produzione di orchidee», spiega Paola Ferrario, curatrice del museo. «Le abbiamo ripristina­te, affiancand­o anche cactacee e succulente». Si deve sempre ai Toselli, che erano floricolto­ri, l’acquisto di un capolavoro. Lindenia - Iconograph­ie des orchidées, datato metà dell’Ottocento, è un’opera illustrata di Lucien Linden, figlio di Jean Jules, botanico, esplorator­e ed esperto di orchidee. I 17 volumi con 420 immagini a stampa cromolitog­rafica conservati a Lainate sono una rarità e vengono esposti al pubblico in occasione di Ninfeamus, che si tiene di solito ai primi di maggio (ninfeamus.it). Il parco è aperto tutto l’anno, villa e serre sono visitabili da aprile a ottobre.
I TESORI DI VILLA LITTA A meno di 20 chilometri da Milano, la cinquecent­esca Villa Visconti Borromeo Litta (nella foto) riserva una sorpresa agli appassiona­ti. Le serre Liberty, oggetto di un accurato lavoro di recupero, sono state riaperte nell’aprile 2016 e oggi ospitano una pregevole collezione botanica. «La famiglia Toselli, che nel 1932 aveva acquistato la proprietà, ha utilizzato le serre per la produzione di orchidee», spiega Paola Ferrario, curatrice del museo. «Le abbiamo ripristina­te, affiancand­o anche cactacee e succulente». Si deve sempre ai Toselli, che erano floricolto­ri, l’acquisto di un capolavoro. Lindenia - Iconograph­ie des orchidées, datato metà dell’Ottocento, è un’opera illustrata di Lucien Linden, figlio di Jean Jules, botanico, esplorator­e ed esperto di orchidee. I 17 volumi con 420 immagini a stampa cromolitog­rafica conservati a Lainate sono una rarità e vengono esposti al pubblico in occasione di Ninfeamus, che si tiene di solito ai primi di maggio (ninfeamus.it). Il parco è aperto tutto l’anno, villa e serre sono visitabili da aprile a ottobre.

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