Amica

di Danda Santini

- di Danda Santini

Quando abbiamo messo da parte il nero? Durante l’ultimo cambio di stagione ho ritrovato il mio periodo total black, tutti i capi allineati, ma ormai invisibili agli occhi. Da quanto non li ho più indossati? Secondo le più recenti teorie dei colori, quando la società è florida e in crescita, prevalgono i toni scuri e sobri, quando c’è aria di crisi, risponde con l’arcobaleno. Ai venti di guerra degli Anni 30 Elsa Schiaparel­li reagì inventando il rosa shocking. Gli Anni 60 del boom e de La notte di Antonioni, tra le architettu­re moderniste di una Milano in ricostruzi­one, ci restituisc­ono invece una borghesia impeccabil­e e minimale, virata al nero: è il momento di Cristóbal Balenciaga, linee pure, dove la forma prevale sul colore. Quando il prêt-à-porter italiano avrà conquistat­o il mondo, il punk prima, l’onda lunga dei giapponesi e poi quella dei nordici imporrano, di nuovo, il nero come uniforme.

L’abbiamo adottato a lungo, con rigore quasi religioso. Il nero blu di Jil Sander per le puriste, quello polveroso di Romeo Gigli per le creative. Il nero appena rilucente di Prada per le milanesi, quello borchiato in pelle per le più dark. Il nero concettual­e di Comme des Garçons per le coraggiose, quello skinny di Helmut Lang per le più snelle. I corridoi delle redazioni dei giornali di moda erano un elegantiss­imo viavai di figurine stilizzate, sottili, molto monacali: le vestali della moda, sicure depositari­e di uno stile superiore. Il mondo intorno cresceva disordinat­amente e la moda reagiva con il detox. Pulizia, calma, less is more.

Io avevo solo pantaloni neri: a sigaretta, ampi, a vita alta, per i tacchi, per le ballerine. Dolcevita esistenzia­listi per l’inverno, più sottili per l’estate. Una serie di abitini neri, nero plissé, nero con le ruches, nero con décor, l’immancabil­e tubino. Nero ardesia, nero lucente, nero sordo, nero notte senza stelle. “Il nero non è un colore, ma una palette intera”, ammoniva, sapiente, Rei Kawakubo.

È stata la nostra comfort zone a lungo, poi, a poco a poco, l’abbiamo abbandonat­a, in modo inconsapev­ole. Quando? Forse quando gli anni si sono ammassati, e abbiamo capito che il nero snellisce, ma non ringiovani­sce? O quando aprendo l’armadio ci ha preso la noia? Quando il mondo si è spalancato e abbiamo imparato altri modi di leggere i colori? O, sempliceme­nte, la moda ha reagito per noi? Il nero non si addice a tempi difficili. Lì tocca osare. Occorrono segnali forti. Color block, pink positive, pastelli à gogo. Il colore dell’anno è il giallo brillante, un concentrat­o vitaminico di energia. Anche così si allenano l’ottimismo e la joie de vivre. È di questo che abbiamo bisogno, ora.

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