Dammi il cinque
Un profumo leggendario compie un secolo. E ispira una collezione che ROMPE LE REGOLE dell'Haute Joaillerie. Succede tutto in casa Chanel
NESSUNO prima d’ora aveva pensato di dedicare a una fragranza, sebbene di culto, una collezione di alta gioielleria. Nessuno prima di Patrice Leguéreau, Directeur du Studio de Création Joaillerie de Chanel. Del resto, non capita così di frequente che le stelle tanto care a Mademoiselle si allineino, suggerendo l’ispirazione per 123 preziosi pezzi unici. Ed eccola qua, la scintilla che ha generato la Collection N°5 (svelata a Hong Kong il 5 maggio scorso): i primi 100 anni del più fortunato dei profumi della storia, il N°5 (si favoleggia di almeno 80 milioni di boccette vendute), creato nel 1921 da Ernest Beaux, chimico-parfumeur già al servizio degli zar Romanov. Era stato il Granduca Dimitri, aristocratico esule a Paris nonché amante di Coco, a metterli in contatto. Chanel, all’epoca
trentottenne, gli chiese di ideare una fragranza “che non sapesse di fiori, ma di donna”. Che fosse unica, diversa. A partire dalla boccetta, “nata” iconica, con quella sua allure farmaceutica, al punto che persino Andy Warhol ne fece uno dei suoi multipli, come accadde alla Coca-Cola. O a Marilyn Monroe. O alla Gioconda. Di cristallo trasparente, squadrata, con il tappo ottagonale. Otto lati come quelli di Place Vendôme, che Mademoiselle guardava ogni giorno dalla sua suite al Ritz? O otto spigoli come quelli del taglio smeraldo dei diamanti nell’unica collezione di bijoux “veri”, realizzata dall’indomita Gabrielle nel ’32? Che poi: 3 più 2, a ben vedere, fa ancora 5, e si torna al numero talismano da cui tutto è cominciato.
Con il Tappo, il Flacone, i Fiori, la Scia, il Cinque dà il nome a uno dei capitoli nel racconto della nuova Haute Joaillerie. E forse più che interrogarsi sul perché il curvilineo 5 fosse tanto cruciale per Gabrielle Chanel - per il suo significato cabalistico? perché il suo segno, il Toro, è il quinto dello zodiaco? perché nell'orfanotrofio di Aubazine il cinque era ovunque? - vale la pena di ricordare che l’eau de parfum N°5 fu il suo portafortuna sul serio. La rese ricchissima e indipendente, libera di creare in autonomia. Doveroso il tributo in questo 2021 di celebrazioni: un joyeux anniversaire che parte dal favoloso collier 55.55 (è la caratura del diamante centrale) destinato a rimanere in casa Chanel, un masterpiece che ben riassume il viaggio ideato dall’atelier. Ma lasciamo che sia monsieur Leguéreau ad accompagnarci: ci parla dal suo ufficio proprio in Place Vendôme, dove ha sede l’Atelier di Haute Joaillerie.
I pezzi della Collection N°5 sono 123: c’è un significato in questo numero?
No, ma può essere letto come 1,2,3... via! Alla scoperta di un universo unico.
Se dovesse trovare cinque parole per descrivere la nuova Haute Joaillerie?
L’EAU N° 5, TRA LE PIÙ VENDUTE DI SEMPRE, PORTÒ MOLTA FORTUNA A COCO CHANEL: LA RESE RICCA E INDIPENDENTE, LIBERA SOLO DI CREARE
Per me è stato come intraprendere un viaggio, dall’esterno della bottiglia al suo interno. In cinque tappe, naturalmente: le bouchon (il tappo), le flacon ,le numéro (la figura del cinque), les fleurs ele sillage (la scia).
Esiste un’analogia tra indossare una fragranza e un gioiello?
Entrambi si portano sulla pelle, molto vicini al corpo. Sono intimi. Una donna li mette per se stessa, ne aumentano l’autostima. È un gesto potente. In più, i gioielli Chanel devono essere ultra piacevoli addosso, una second skin.
È il trait-d’union con i Bijoux de diamants del ’32, gli unici creati da Chanel con le pietre vere?
Sì. Anche la N°5 è fluida, easy-to-wear. Il comfort totale è il suo valore principe: nel ’32 c’erano pezzi aperti, senza chiusura o ganci, veramente liberi. Di adeguarsi al corpo. Come oggi: cascate di pietre, sautoir e collane flessuosi.
C’è anche molta giocosità.
Prendiamo il flacone, che è di sicuro un pattern decorativo, quasi geometrico. Ma che poi si apre a una sensualità imprevista. Sembra sciogliersi in piccole parti preziose, come molecole che si muovono insieme: è stata la mia sfida, rompere l’effetto di solidità, di unicum della bottiglia. C’è voluto tutto il know-how dei nostri maestri gioiellieri per rendere questa leggerezza.
Su quali pietre si è concentrato?
Sui diamanti, e poi sulle gemme colorful, berilli, zaffiri, rubini, topazi, per suggerire la ricchezza della struttura del N°5. Il cinque ricorre pure nell’universo cromatico della collezione: oltre al bianco, troviamo il giallo, l'arancio, il rosa e il rosso. Colore puro, vivido, totalizzante. Specie quello dei topazi è notevole, ha l’esatta nuance della fragranza, liquid gold. Gabrielle Chanel lo ripeteva in continuazione: il topazio è l’unica pietra color dell’oro...
Per formulare il bouquet del N°5 si fece ricorso alla chimica delle aldeidi: come ha dato fisicità a questo aspetto più astratto?
Per tradurre in gioiello questa rivoluzione olfattiva, abbiamo mixato essenzialità assoluta - di forme - e varietà estrema, complessità. Guardiamo da vicino il collier 55.55, simbolo della collezione: oltre al diamante centrale di categoria D Flawless, la più pura in assoluto, il flacone è evocato attraverso una varietà di tagli: baguette, poire, round… Mentre il tappo riporta alla forma di Place Vendôme ma anche agli specchi veneziani nell’appartamento di Mademoiselle. La sfaccettatura di ogni pietra è un mini capolavoro di luce, dove ogni diamante fa la sua parte.
Eppure il collier mantiene la sua leggerezza…
Il segreto è nella composizione, per bilanciare le rifrazioni delle gemme, così come la formulazione è stata cruciale per il successo della fragranza.
Aveva una donna precisa in mente?
Ho disegnato pensando all’essenza della donna. Alla femminilità, dappertutto, in ogni momento.
Nei suoi progetti o desideri, la collezione viaggerà?
Sì, mi auguro che accada presto. Spero di accompagnarla in giro per il mondo, come la scia di un profumo: uno tra i sommi piaceri del mio mestiere è cogliere, negli occhi degli altri, la reazione di fronte a tanta bellezza.