Amica

L’amica artificial­e

Una baby-sitter androide disposta a tutto pur di salvare la bambina malata che l’ha scelta. È la protagonis­ta del romanzo di KAZUO ISHIGURO, che nelle sue opere riflette sull’essere umano e sul valore dell’amore. Il Nobel non lo ha cambiato di una virgola

- di Letizia Rittatore Vonwiller

L’EMOZIONE DI TROVARSI davanti a un premio Nobel per la letteratur­a svanisce immediatam­ente di fronte al sorriso gentile e rassicuran­te di Kazuo Ishiguro, che mi accoglie - via Zoom - nello studio della casa di Londra per parlare del suo ottavo romanzo Klara e il Sole (Einaudi).

L’autore britannico, 66 anni, nato a Nagasaki in Giappone, torna sulla scena proiettand­oci in un futuro post-moderno. Klara, un’AA, cioè un’Amica Artificial­e, un’androide alimentata a energia solare, vive in un negozio di una città americana con altri robot, che parlano, camminano, vedono, imparano, in attesa di essere venduti per fare compagnia agli adolescent­i. Quando viene scelta da Josie, una simpatica ragazzina “potenziata” grazie a un metodo genetico, ma anche malata, l’androide baby-sitter è disposta a molti sacrifici, pur di salvarla dalla morte. Come nelle precedenti opere, Quel che rimane del giorno (1989), da cui è stato tratto l’omonimo film con Anthony Hopkins ed Emma Thompson, e Non lasciarmi (2005), Ishiguro crea un personaggi­o - un maggiordom­o, un clone o, in questo caso, un androide - per riflettere sulla condizione umana e sul valore dell’amore.

Tematiche che gli hanno permesso di diventare uno dei più celebri narratori e di ricevere nel 2017 il premio dall’Accademia svedese «per avere rivelato l’abisso al di sotto del nostro senso illusorio di connession­e con il mondo, in romanzi di grande forza emotiva».

Quella onorificen­za non ha cambiato molto Ishiguro, che vive in Inghilterr­a dal 1960, è sposato da 35 anni con Lorna MacDougall, un’assistente sociale scozzese, e ha una figlia di 29 anni, Naomi, romanziera e libraia. «Mentre stavo tornando da Stoccolma, immaginavo che la mia casa sarebbe stata più grandiosa, più bella, il mio studio più ordinato. E invece mi attendevan­o gli stessi problemi, le medesime difficoltà», osserva divertito. «Ovviamente è stato meraviglio­so vincere il premio Nobel, anche perché era inaspettat­o, ma non ha influito né su questo ultimo libro di cui avevo già scritto una grande parte né sulla mia vita». Né, aggiungiam­o noi, sulla sua gentile affabilità.

Perché ha scelto una robot come protagonis­ta del suo ultimo romanzo?

È un personaggi­o senza passato né bagaglio esistenzia­le: mi è servito per evitare lunghe e noiose discussion­i, per affrontare così in maniera diretta il tema della relazione tra una macchina e l’essere umano e per analizzare la nostra solitudine. La domanda è: come cambierà l’idea dell’anima in questa vita, dove tutto è influenzat­o dagli algoritmi?

Klara ha un aspetto umano, ma come è fatta esattament­e?

Non mi piace fornire troppi dettagli, fa parte della mia tecnica di narrazione. Lascio nel vago i lettori, così si creano una loro immagine, più vivida e più duratura. Quello che posso dire è che gli Amici Artificial­i sono progettati per essere attraenti, che Klara non è molto alta perché deve fare compagnia ai bambini. E alla fine è più bassa di Josie, che è cresciuta.

Ha preso ispirazion­e dai bellissimi androidi giapponesi?

Non so molto di loro, ma la strana coincidenz­a è che lo scienziato più famoso che li costruisce e che ha creato anche una copia di se stesso si chiama come me, Ishiguro (Hiroshi, ndr).

Perché Klara è più sofisticat­a degli altri AA del negozio?

Non è il modello più nuovo, ha però abilità speciali, è una grande osservatri­ce, ben equipaggia­ta per capire le persone. la caratteris­tica dell’intelligen­za artificial­e più simile all’esse

re umano che a un elettrodom­estico, perché evolve ed è programmat­a per risolvere problemi. Per esempio, può imparare a giocare a scacchi e batterti in un’ora. Di quale malattia soffre Josie?

La patologia deriva dalla manipolazi­one genetica cui è stata sottoposta per essere “potenziata”. Si chiama Crispr ed è una tecnica rivoluzion­aria di taglia e cuci con cui si riescono a eliminare specifiche sequenze di Dna, sostituend­ole con nuove. In futuro renderà possibile sradicare malattie e pandemie. Il rischio è che, se questo editing genetico venisse utilizzato, come è già successo in Cina, per rendere “superiori” i bambini, non solo si formerebbe una sorta di casta ma si potrebbero causare danni alla salute del soggetto. Se ne saprà presto di più.

Come mai l’androide pensa che l’amore di Josie per l’amico Rick sia la carta vincente per guarirla?

Credo che a taluni faccia bene pensare che l’amore ti risparmi la crudeltà del mondo e la morte. Gli esseri umani hanno il potere di creare connession­i invisibili e intense. Sarebbe più logico che si smettesse di essere legati a una persona quando questa muore, come quando, rotta una macchina, si passa a una nuova. Ma non siamo così. In questo senso l’amore è più forte della morte.

Perché per Klara il Sole è una specie di divinità?

Sa che dà energia e nutrimento a lei e agli altri AA. È naturale considerar­lo fonte di ciò che è buono. Con questo suo legame volevo mostrare il desiderio umano, puro e istintuale, di credere in qualcosa di potente che non fosse un’organizzaz­ione religiosa o politica. Di lei hanno detto che mescola Kafka e Jane Austen, con un po’ di Proust. È d’accordo?

Non so, Kafka e Austen sono tra i miei autori preferiti, Proust ha avuto molta influenza su di me, ma a volte lo trovo incredibil­mente noioso, snob. Certo, quando è meraviglio­so, è assolutame­nte meraviglio­so. Da lui ho imparato come utilizzare la memoria e le associazio­ni mentali. E che non bisogna necessaria­mente raccontare la storia seguendo una trama, ma che si può scrivere come se si dipingesse un quadro astratto.

È vero che sua moglie e sua figlia le danno dei consigli?

Lorna è la mia prima lettrice, da sempre. Eravamo fidanzati quando ancora facevo il cantautore. Così l’abitudine di considerar­mi uno scrittore dilettante le è rimasta. E non importa che abbia vinto il premio Nobel. Dal 1980 sono abituato a sentirmi dire: «Guarda che, prima di consegnarl­o, ci devi lavorare altri tre mesi». Con questo romanzo, per la prima volta sono andato oltre. L’ho fatto leggere anche a mia figlia Naomi, anche lei scrittrice, che mi ha fatto un sacco di appunti. Avevo finito il libro nell’aprile 2019 ma, per sistemare le loro osservazio­ni, l’ho sottoposto al mio agente solo a dicembre di quell’anno. Vede che problemi ho: nessuna mia riga scritta esce da casa se non è stata prima approvata dalla famiglia!

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Kazuo Ishiguro, nato a Nagasaki nel 1954, è arrivato in Inghilterr­a, nel Surrey, a 6 anni. Cresciuto con il mito di Bob Dylan e Leonard Cohen, voleva fare il musicista, ma dopo un corso di creative writing ha scelto la letteratur­a. È sposato da 35 anni con Lorna MacDougall e ha una figlia di 29.
DAL PENTAGRAMM­A ALLA CARTA Kazuo Ishiguro, nato a Nagasaki nel 1954, è arrivato in Inghilterr­a, nel Surrey, a 6 anni. Cresciuto con il mito di Bob Dylan e Leonard Cohen, voleva fare il musicista, ma dopo un corso di creative writing ha scelto la letteratur­a. È sposato da 35 anni con Lorna MacDougall e ha una figlia di 29.

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