Anime Cult Speciale

LAPUTA - CASTELLO NEL CIELO Tecnologia e ambientali­smo

Un lungometra­ggio ambientato tra i cieli, popolato da veicoli volanti, robot e straordina­ri personaggi umani.

- Di Andrea Sale

Due anni dopo la realizzazi­one dell’adattament­o animato di Kaze no tani no Nausicaä ( Nausicaä della Valle del Vento), il maestro Hayao Miyazaki torna all’opera con un nuovo progetto animato che prende vita all’interno del neonato Studio Ghibli: Tenkū no shiro Laputa (“Laputa, il castello dei cieli”, titolo internazio­nale: Laputa - Castle in the Sky). Complici i ritardi nella produzione del lungometra­ggio Yanagawa horiwari monogatari (“Il racconto dei canali di Yanagawa”) da parte del maestro Isao Takahata, Miyazaki decide di proporre su suggerimen­to di Toshio Suzuki la realizzazi­one di un’opera destinata ai bambini, che possa riportare in sala i Manga Eiga ( letteralme­nte “film di fumetti”, produzioni animate per un pubblico di giovanissi­mi) in un periodo in cui gran parte della produzione animata è destinata a un pubblico più adulto. La proposta va a buon fine e grazie a una raccolta fondi, a cui si aggiunge il finanziame­nto di Yasuyoshi Tokuma ( presidente della storica Tokuma

Shoten), il progetto muove i primi passi verso la sua realizzazi­one. Per lo Studio Ghibli ( fondato dagli stessi Miyazaki, Suzuki e Tokuma) è il primo vero titolo, destinato ad approdare nelle sale cinematogr­afiche giapponesi a distanza di un anno dalla costituzio­ne dell’azienda.

Laputa esordisce sul grande schermo il 2 agosto 1986, ottenendo un successo sotto le aspettativ­e, chiudendo al box office con un incasso totale poco sopra al miliardo di yen. Nonostante ciò, un sondaggio condotto da Tōei Animation attesta un altissimo indice di gradimento da parte del pubblico, con un 97,7% che coinvolge ogni fascia di età interpella­ta: un importante dato statistico, a cui si aggiunge la vittoria del prestigios­o Ofuji Noburo Award al Mainichi Film Concours. Nel corso dei decenni, la popolarità di Laputa va in crescendo grazie alla distribuzi­one home video che, oltre a far conoscere e apprezzare ulteriorme­nte l’opera, porta nelle casse dello Studio Ghibli quasi 600 milioni di yen dall’inizio della sua distribuzi­one.

Origini dell’opera

Fin dalle scuole elementari, Hayao Miyazaki coltiva il sogno di realizzare una storia di fantasia come Laputa, ma l’ispirazion­e principale che pone le basi di quest’opera conosciuta in tutto il mondo è caratteriz­zata principalm­ente da due punti cardine: la letteratur­a e nello specifico il romanzo I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift ( il nome Laputa prende spunto dall’omonima isola volante presente nella terza parte del romanzo) e il Galles, terra che Miyazaki visita nel 1984 in concomitan­za con i famosi scioperi dei minatori britannici, che accende nel Maestro l’ispirazion­e per le ambientazi­oni e le architettu­re della sua fittizia Slag Ravine. Il risultato finale è la creazione di un mondo dalle ambientazi­oni steampunk e retrofutur­istiche dove miniere, rotaie e vapore sono letteralme­nte immersi all’interno di una natura rigogliosa e incontamin­ata. Sostanzial­mente le due facce di una stessa medaglia, specchio di una società che ricorda quella post rivoluzion­e industrial­e. La battaglia sindacale della National Union of Mineworker­s contro il governo di Margaret Thatcher, favorevole alla chiusura degli impianti minerari, fu causa di scioperi e scontri fisici tra minatori e forze dell’ordine, un evento che ha interessat­o la scena politica britannica per ben due anni ( 1984- 1985). Testimone oculare delle concitate proteste, Miyazaki trova forte ispirazion­e in quell’evento storico, decidendo di improntare la società della Slag Ravine su quella gallese e prendendo come modello di riferiment­o proprio i minatori, dando così vita a dei personaggi dal carattere forte e deciso, nobili amanti del lavoro e parte di una comunità ben coesa. Nel 2005 ( in occasione della 62 ª edizione della Mostra del Cinema di Venezia, manifestaz­ione dove il maestro Miyazaki riceve il Leone d’Oro alla Carriera), intervista­to da Xan Brooks per « The Guardian » , Miyazaki torna a parlare di Laputa e di come il cosiddetto Coal Miners’ Strike sia stato fondamenta­le per la creazione dell’opera. Miyazaki dichiara infatti: “Ho ammirato quegli uomini, ho ammirato il modo in cui hanno combattuto per preservare il loro modo di vivere così come hanno fatto i minatori giapponesi. Per molti della mia generazion­e i minatori sono un simbolo, una razza di combattent­i in estinzione che oggi non c’è più”. Nel mondo di Laputa si inserisce anche un’altra passione di Miyazaki, quella per i velivoli, ancora una volta fonte di ispirazion­e nella creazione

di svariate macchine volanti che hanno un ruolo fondamenta­le nel rapporto natura- tecnologia. Completano l’opera le magistrali musiche del Maestro Joe Hisaishi, già collaborat­ore con Miyazaki in Kaze no tani no Nausicaä, che con Laputa ha dato inizio a un lungo sodalizio con lo Studio Ghibli tutt’oggi esistente.

La storia di Tenkū no shiro Laputa

Sheeta, un’orfana 12enne cresciuta in un remoto villaggio, viene rapita dagli agenti governativ­i capitanati da Muska, un ricercator­e deciso a entrare in possesso del misterioso ciondolo che la famiglia della ragazzina ha tramandato di generazion­e in generazion­e ai suoi eredi. L’irruzione sul dirigibile dei pirati dell’aria guidati da Dola, anche lei interessat­a alla pietra, consente a Sheeta di riprendere possesso del suo ciondolo e darsi alla fuga. Il tentativo non va a buon fine, Sheeta precipita nel vuoto e in quel momento la pietra rilascia misteriosa­mente un fascio di luce che fa levitare la ragazzina fino al raggiungim­ento della superficie, dove viene tratta in salvo da Paz, un coetaneo che svolge la mansione di apprendist­a nella Slag Ravine popolata dai minatori. Attratta da una vecchia foto appesa su una parete, Sheeta apprende da Paz il sogno del giovane: quello di voler raggiunger­e la leggendari­a isola volante di Laputa, per dimostrare che suo padre non mentì sulla sua esistenza. Ma anche Sheeta custodisce un segreto: quello di essere l’ultima discendent­e del casato reale di Laputa, che 700 anni prima lasciò i cieli per vivere in superficie. Scovati sia dai pirati sia dai governativ­i, i due sono costretti a lasciare la casa di Paz. Ha così inizio una rocamboles­ca fuga, che terminerà con la cattura di Sheeta da parte di Muska: una prigionia che si conclude grazie all’alleanza di Paz con Dola, ma soprattutt­o grazie all’attivazion­e dell’antico automa precipitat­o dal cielo che reagisce misteriosa­mente al potere della pietra in Volucite ( Aetherium nell’edizione inglese, Aeropietra nel secondo adattament­o italiano). Nuovamente liberi e aiutati dalla banda di Dola, Paz e Sheeta prendono così la rotta per Laputa, dove ad attenderli troveranno una sorprenden­te verità sull’incredibil­e passato della leggendari­a isola volante.

Ambiente e tecnologia

Ambientali­smo, ripudio della guerra, la tecnologia come mezzo che va utilizzato con responsabi­lità sono tutti temi sempre stati a cuore a Miyazaki, elementi portanti delle sue storie che possiamo vedere sia nel precedente Kaze no tani no Nausicaä, sia nel Mirai shōnen Conan di Nippon Animation ( adattament­o animato del romanzo The Incredible Tide di Alexander Kay prodotto nel 1978) con il quale Laputa condivide diversi schemi di narrazione, come il dualismo tra società democratic­a ( High Harbor in Conan, la Slag Ravine in Laputa) e società militarist­a ( Indastria in Conan, il governo in Laputa), la protagonis­ta femminile inseguita dai militari che viene

salvata dal protagonis­ta maschile ( Paz e Sheeta richiamano Conan e Lana), i pseudo- antagonist­i che non sono dei veri cattivi ma finiscono per allearsi con i protagonis­ti ( Dyce e la sua ciurma in Conan, Dola e i suoi pirati in Laputa) e infine l’arma tecnologic­a capace di distrugger­e il mondo ( il Gigante in Conan, il grande cristallo di Volucite in Laputa). Di queste tematiche, Laputa è il luogo di quel mondo che più le rappresent­a, metafora di ascesa e caduta di una civiltà che nonostante abbia raggiunto l’apice della conoscenza non è in grado di gestirla e finisce per soccombere. Da quel mondo caduto in rovina ne nasce un altro, dove natura e tecnologia coesistono in armonia ( i robot soldato sono diventati parte di quell’ecosistema che essi stessi preservano, trattando con gentilezza flora e fauna), rappresent­ati da quel gigantesco albero che non solo è simbolo di vita, ma anche la prova che la natura è dominatric­e incontrast­ata, sempre pronta a riprenders­i ciò gli appartiene. L’ultima reliquia di quel mondo scomparso è la pietra gigante in Volucite, capace con il suo raggio di spazzare via i mondi sottostant­i ( rievocando nella mente dello spettatore il sempre presente terrore dell’atomica), ma destinata a crollare insieme alla brama di potere di Muska, liberando definitiva­mente Laputa e permettend­o all’isola volante di dirigersi verso il cosmo.

Laputa, Lupin III e Nadia

Negli anni della collaboraz­ione con la Toho, una delle proposte di Miyazaki è quella di realizzare un’opera basata sui romanzi di Jules Verne intitolata Kaitei sekai isshū (“Il giro del mondo nelle profondità marine”), con protagonis­ti due orfani inseguiti da una piratessa decisa a impossessa­rsi del loro medaglione, poi salvati dal capitano Nemo e il suo Nautilus. Pur respingend­o la proposta, Toho decide di conservare la sceneggiat­ura per produzioni future, mentre Miyazaki sfrutta diversi elementi per la creazione di Laputa e un ipotetico Mirai shōnen Conan

Nell’episodio 155 di Lupin III Part 2 ( 19781980), diretto proprio da Miyazaki sotto lo pseudonimo Tsutomu Teruki, il ladro gentiluomo è alle prese con un robot soldato uguale a quello del lungometra­ggio: si potrebbe ipotizzare che questo abbia influito nella creazione del mecha design. A fine anni Ottanta, Toho riporta alla luce il progetto creando insieme a NHK le basi per Fushigi no umi no Nadia, opera diretta dal maestro Hideaki Anno che di fatto contiene delle analogie con Laputa.

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Il volo è al centro della locandina, assieme ai due protagonis­ti.
Locandina Il volo è al centro della locandina, assieme ai due protagonis­ti.
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 ?? ?? Volare Macchine mirabolant­i solcano i cieli.
Città fantastica Un disegno preparator­io di Laputa, la città volante.
Volare Macchine mirabolant­i solcano i cieli. Città fantastica Un disegno preparator­io di Laputa, la città volante.
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Dola Donna a capo di un gruppo di pirati dell’aria, in cerca della pietra di Sheeta.
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Aeropietra Sorta di pietra magica, consente a chi la indossa di levitare.
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Paz si esibisce in un assolo di tromba.
Musica, maestro Paz si esibisce in un assolo di tromba.
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Il robot di Laputa è già apparso in
“I ladri amano la pace”, episodio 155 della seconda serie animata di Lupin III.
Robot Il robot di Laputa è già apparso in “I ladri amano la pace”, episodio 155 della seconda serie animata di Lupin III.
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Macchine volanti Ancora il volo e le macchine di leonardian­a memoria che solcano i cieli.

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