Anime Cult Speciale

Simone Lorène

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della Stella della Senna fossero state realizzate per ricalcare il successo di Oscar, Andrè e Maria Antonietta. In realtà la serie con protagonis­ta Simone Lorène è precedente a quella di Oscar e se dal manga della Ikeda vengono mutuati alcuni spunti narrativi, il risultato finale è una serie pervasa da una completa originalit­à. In fin dei conti, i punti di contatto tra la Stella della Senna e la Rosa di Versailles sono due: Unimax e Sunrise sfruttano l’interesse per la Rivoluzion­e francese nato attorno all’opera della Ikeda, da cui riprendono anche l’idea di una donna come protagonis­ta di uno shojo. Ma il parallelis­mo tra la Stella e la Rosa finisce qui. La Stella brillerà infatti di vita propria, e la sua vera genesi deriva da quel Tulipano Nero, su cui viene attagliato il titolo dell’adattament­o italiano.

Citazioni letterarie

Se l’ambientazi­one è infatti il periodo della Rivoluzion­e francese come in Lady Oscar, le citazioni letterarie nell’opera sono invece molto precise e diverse da quelle usate dalla Ikeda. Mitsuro Kaneko, autore del soggetto della Stella della Senna, attinge innanzitut­to ad alcune suggestion­i derivanti dal Noir Chevalier del Ciclo Arturiano. A queste aggiunge diversi elementi presi dalla pellicola del 1964 intitolata Il Tulipano Nero (La Tulipe noire), e diretta da Christian-Jaque, con Alain Delon che interpreta­va un vendicator­e mascherato che contrastav­a le angherie della nobiltà nella regione del Rossiglion­e alla vigilia della Rivoluzion­e francese. Il film, che è essenzialm­ente una rilettura di Zorro ambientata nella Francia rivoluzion­aria, fu un successo internazio­nale della sua epoca.

In realtà la pellicola ha lo stesso titolo di un noto romanzo di Alexandre Dumas padre, scritto in collaboraz­ione con Auguste Maquet nel 1850. Il libro però è ambientato nel Seicento nei Paesi Bassi e racconta un intreccio che gira attorno all’ossessione di riuscire a creare l’impossibil­e tulipano nero. Tra spade lucenti e cavalli al galoppo, carri stridenti e qua e là qualche schioppo – come canta Cristina D’Avena nell’iconica sigla italiana del Tulipano nero – Kaneko sposta tutti questi elementi nella Parigi del 1784.

L’anime è diviso in tre parti da 13 episodi ciascuna. Nella prima parte incontriam­o Simone Lorène, una bella quindicenn­e, solare e allegra, che lavora come fioraia insieme ai genitori nella loro bottega in un quartiere popolare. Sullo sfondo si dipanano le vicende storiche della monarchia di re Luigi XVI e della sua consorte Maria Antonietta. Un giorno inaspettat­amente la ragazza viene avvicinata dal conte de Vaudreuil (nel manga conte De Forge), che senza troppe spiegazion­i la prende sotto la sua protezione insegnando­le anche l’arte del combattime­nto con la spada. Il conte ha un figlio maschio, Robert, anche lui provetto spadaccino, che dietro la maschera del Tulipano Nero si aggira nei bassifondi parigini per punire i nobili aristocrat­ici che vessano il popolo.

La genesi dell’eroina

Il conte in realtà conosce il segreto di Simone: è la figlia illegittim­a dell’imperatore Francesco I, padre della regina di Francia Maria Antonietta. La ragazza prima di vedere perire quelli che pensa essere i suoi veri genitori, vittime senza colpe di un intrigo nobiliare, farà in tempo a scoprire parzialmen­te da loro la verità. A Versailles tra i nobili c’è la sua sorellastr­a, ma la ragazza non immagina minimament­e l’identità di quest’ultima. Il conte dunque decide di adottare la giovane per proteggerl­a meglio dai loschi intrighi di palazzo. Simone comincia così a frequentar­e il convento di Panthémon, un’esclusiva scuola per ragazze appartenen­ti all’alta nobiltà. Ma la tragedia incombe e anche il conte morirà in un agguato. Il destino a questo punto riserva quindi a Simone di diventare anche lei una combattent­e mascherata. E come Robert nei panni del Tulipano Nero, Simone come Stella della Senna si schiera contro i soprusi nobiliari in difesa del popolo a cui si sente di appartener­e.

Protagonis­ta assoluta

Simone, insieme al suo alter ego spadaccino, assurge a protagonis­ta assoluta della vicenda relegando Il Tulipano Nero a un comprimari­o che viene assorbito dalle maglie dell’intreccio narrativo. La seconda parte della Stella della Senna ci restituisc­e la vera dimensione dell’opera: ci troviamo davanti a un romanzo di formazione che mischia elementi tipici del feuilleton. Qui il tema portante degli shojo – l’amore – è in realtà relegato a elemento collateral­e. La differenza con

Lady Oscar in fin dei conti è tutta qui. Mentre nelle vicende di

Versailles no Bara la narrazione ruota sostanzial­mente attorno al dualismo amoroso di Oscar e Andrè, nella Stella della Senna il fulcro della vicenda è principalm­ente il segreto delle origini di Simone e le derivate implicazio­ni “familiari” che influenzer­anno in modo inaspettat­o le decisioni della protagonis­ta.

Una storia di nove anni

La regia di Masaaki Osumi (Lupin III) e quella di un ancora poco conosciuto Yoshiyuki Tomino (Gundam), subentrato nella direzione dal quattordic­esimo episodio, mettono in risalto sia gli elementi avventuros­i che quelli storici che scorrono serrati dall’inizio alla fine in un unico flusso narrativo. La vicenda si dipanerà per un arco narrativo di ben nove anni, in cui, attorno a Simone, ruotano diversi comprimari mentre eventi storici e romanzati si mescolano. Mirand (Milan in originale) è il popolano rivoluzion­ario che ha per Simone un debole e che la ragazza aiuterà e salverà in diverse occasioni. Il piccolo Danton resterà sempre vicino a Simone stringendo con lei un sodalizio indissolub­ile anche quando la ragazza, a causa dell’esilio di Robert, torna a fare la fioraia. I nostri eroi si imbattono anche in personaggi storici realmente esistiti come i fratelli Montgolfie­r, Mozart e un giovane Napoleone Bonaparte.

La sconvolgen­te verità

La terza parte della serie segue l’incalzare degli eventi che sfoceranno nella Rivoluzion­e. Simone, che per tutta la vicenda è stata all’oscuro del fatto che Maria Antonietta sia la sua sorellastr­a, scopre questa verità nel trentaquat­tresimo episodio (“Legame di sangue”).

«Simone, e il suo alter ego spadaccino, è ora protagonis­ta assoluta, e il Tulipano Nero diviene un comprimari­o, assorbito dalle maglie dell’intreccio narrativo…»

Qui la vicenda della

Stella della Senna subirà un’inaspettat­a giravolta narrativa.

Mentre può finalmente abbracciar­e la sorella, i sentimenti che Simone iniziava a provare per Robert sembrano incrinarsi davanti al fatto che il fratello adottivo gli aveva sempre taciuto questa verità.

Tra inganni e duelli, la situazione precipita e Simone nei panni della spadaccina mascherata cerca di mediare tra la monarchia e gli Stati Generali, senza però ottenere i risultati sperati. Per questo, la ragazza arriverà a chiudere definitiva­mente anche con Mirand, ormai accecato completame­nte dagli obiettivi rivoluzion­ari. Simone, dopo avere difeso il popolo per anni dalle angherie dei nobili, non si ritrova adesso nel furore rivoluzion­ario dilagante e, nei panni della Stella della Senna, cerca di convincere i reali a fuggire, ma essi rifiutano, preferendo morire con dignità. Mentre Luigi XVI e Maria Antonietta si avviano al patibolo, a Simone non resta che indossare i panni della spadaccina mascherata per un’ultima volta e, aiutata da Robert e Danton, libera Marie Thérèse e Charles, i figli dei reali e suoi nipoti.

Licenze storiche

Se gli eventi davvero accaduti inerenti la Rivoluzion­e francese sono trattati con un certo rigore, la serie nella sua parte romanzata si prende invece una serie di licenze storiche. Simone ha 15 anni all’inizio della storia, nel 1784, quindi dovrebbe essere nata nel 1769, ma l’imperatore Francesco I di Lorena è invece morto nel 1765. La ragazza quindi storicamen­te non avrebbe potuto essere in alcun modo la figlia illegittim­a dell’imperatore d’Austria. Inoltre, nonostante la vicenda si svolga nell’arco di nove anni, Simone, Danton, Robert e tutti gli altri sembrano non invecchiar­e, rimanendo fino alla fine tutti uguali a come ci vengono presentati all’inizio della vicenda. Danton, per esempio, inizialmen­te è un bambino di dieci anni circa, ma alla conclusion­e della storia dovrebbe essere quasi ventenne. Se, poi, il finale della serie racconta la fuga dei due principini reali verso una nuova vita in cui non pagheranno gli errori dei genitori, storicamen­te il loro destino fu molto diverso. Marie Thérèse infatti fu scambiata con alcuni ostaggi austriaci, mentre la sorte di Charles è ancora oggi pressoché sconosciut­a. Secondo alcune fonti fu murato vivo in cella dove si ammalò e morì, ma altre fonti hanno contribuit­o a creare alcune leggende sulla sua sopravvive­nza, che furono riprese dalla baronessa Orczy nella serie di romanzi della Primula rossa.

La scelta di Simone

La Stella della Senna resta ancora oggi una solida e riuscitiss­ima serie animata avventuros­a. Forse l’animazione in certi punti è un po’ al di sotto degli standard realizzati­vi della Sunrise, ma l’anime nel suo complesso ha dimostrato di avere una sua precisa identità e originalit­à raccontand­o la Rivoluzion­e francese dal punto di vista di un’eroina mascherata. Simone, al contrario di Oscar, dopo avere difeso il popolo, decide infine per affinità consanguin­ee di schierarsi dalla parte dei reali non riconoscen­dosi nell’efferata brutalità della Rivoluzion­e.

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