Mazinga Z: il primo della lista
È il primo robottone creato da Go Nagai nel lontano 1972. Nell’anime viene ideato dallo scienziato Juzo Kabuto, utilizzando la Superlega Z, ed è pilotato da Rio Kabuto (Koji in originale). Chiamato a difendere il Giappone dall’armata del Dottor Inferno, l’arma più caratteristica di Mazinga Z è il Missile Centrale, un missile di enorme potenza che fuoriesce dal suo addome. Essendo estremamente grande, ci si interrogava su come potesse essere custodito all’interno del robot pilotato da Rio. Spesso, viene utilizzato insieme ad altre armi, come i Missili Perforanti (sparati dai gomiti) e i Missili Digitali (sparati dalle dita).
Diverse le tipologie di raggi. Possiede i Raggi Congelanti (che, come suggerisce la parola, “congelano” il mostro meccanico), i Raggi Fotonici (energia fotonica, di colore giallo, sprigionata dagli occhi), il Raggio Ciclonico (un vortice che fuoriesce dalla bocca) e, soprattutto, il Raggio
Termico, che fuoriesce dalla “V” posta sul petto di Mazinga Z e scioglie i nemici. Quanti pugni!
Poi c’è lui, il Pugno a Razzo. Insieme all’avambraccio, il pugno si stacca dal robot e colpisce, con grande violenza, l’obiettivo, per poi tornare a riagganciarsi con il resto del corpo di Mazinga Z. Parenti stretti di quest’arma sono il Pugno Rotante (con effetto boomerang, essendo provvisti di una catena che li tiene legati al Mazinga Z) e la Scure Atomica (pugno a razzo ma con delle lame laterali).
Intriganti, anche se utilizzate di rado, le Onde Elettromagnetiche che mandano in tilt i segnali guida dei missili nemici. Infine, è bene ricordare che Mazinga Z ha anche una Super Velocità e alcune “mosse speciali” come il Turbine di Pugni a Razzo. Facendo ruotare vorticosamente le braccia, il robot spara in sequenza Pugni a Razzo che ne aumentano, in maniera sensibile, il potere distruttivo.
Cosa gli manca?
Ecco, Mazinga Z manca delle cosiddette armi bianche. Non ha la sua personale spada e, obiettivamente, questo lo penalizza nel confronto con gli illustri colleghi. Essendo stato il primo, normale che non fosse perfetto.