Pinocchio: il musical
Lo sfortunato spettacolo teatrale del Mago, la Fata e la Zucca Bacata
Un giorno arrivò dal grande Ennio Melis, il produttore creatore della RCA in Italia, un impresario teatrale, dicendo che voleva fare come Danny Kaye in America: un musical su Pinocchio da portare in tutti i teatri italiani. La RCA si fidò e passò il lavoro a Migliacci, che mi coinvolse. La riduzione teatrale del romanzo di Collodi fu invece affidata a Pompeo De Angelis, che era un letterato e aveva collaborato anche con Baglioni, un personaggio molto stimato. Io scrissi tutta una serie di canzoni – ero evidentemente in un periodo compositivamente felice – e Franco quasi in tempo reale preparava il testo. Erano tutti brani con un taglio alternativo, né sdolcinati né volutamente troppo commoventi. Franco volle dare un’impostazione per cui la morale (che poi era anche la canzone principale, che apriva e chiudeva lo spettacolo) era: “Siamo tutti Pinocchio”. La narrazione collodiana è un po’ paternalistica, con Pinocchio che passa attraverso una serie di vicende e quando si redime diventa bambino; in realtà quando diventa bambino quasi perde la sua giocosità, la sua libertà, e rimane la nostalgia, che abbiamo anche noi, di quando abbiamo fatto le marachelle, quando siamo scappati… perché è inutile fare i moralisti, tutti abbiamo rubato la marmellata. Siamo tutti Pinocchio».
«Quando Pinocchio diventa bambino perde la sua giocosità e rimane la nostalgia, che abbiamo anche noi, di quando abbiamo fatto le marachelle… Siamo tutti Pinocchio»
La voce di Topo Gigio
«Fu un’esperienza meravigliosa. Pinocchio era interpretato da Enzo Cerusico, un attore a quei tempi abbastanza famoso (e poi dimenticato) grazie a una serie di telefilm americani, Tony e il professore, bravissimo a coinvolgere il pubblico dei bambini e a giocare con loro (perché poi era uno spettacolo dedicato all’infanzia, non tanto ai grandi). Li interpellava, riusciva a farli partecipare… Ma dietro le quinte il vero Pinocchio era Peppino Mazzullo, che era colui che dava la voce a Topo Gigio: uno sballo, una figura eccezionale, una battuta continua, faceva gli scherzi… Lui interpretava Geppetto, e come voce fuori campo anche il Grillo Parlante (che non si vedeva fisicamente, si accendeva solo un occhio di bue in un angolo). Ogni volta che risento la canzone di Geppetto mi escono i lucciconi, e anche adesso che la sto raccontando mi sto un po’ commovendo… Noi non facevamo ovviamente il Mago, la Fata e la Zucca Bacata: io ero la Volpe, Antonello il Gatto e Patrizia la Fata Turchina. Le coreografie erano curate da Paolo Gozlino, che in anni di poco precedenti aveva lavorato in tante trasmissioni televisive importanti».
Un’occasione persa
«Insomma, lo spettacolo nasceva sotto i migliori auspici. Facemmo una prima tournée ma non in teatri di primaria importanza: fu un
circuito per le scuole, senza una grossa spinta promozionale da parte della RCA, che prima voleva vedere la risposta del pubblico… Anche perché i precedenti e la rete di contatti sbandierati dall’impresario si rivelarono non essere veri… e finita la prima tournée si incagliò tutto. E rimase fermo per anni. Fino a che, non si sa come, lo stesso tale ci riprovò, tornò in RCA, e Melis, che evidentemente gli era amico e nutriva per lui un qualche tipo di stima, si rese di nuovo disponibile. Ma questa nuova edizione fu ancora meno promossa della precedente, si fecero solo alcune repliche nelle scuole e l’allestimento fu proprio all’acqua di rose, anche perché volle fare la regia l’impresario stesso… Insomma, alla fine fu un buco nell’acqua».
Oggi sarebbe riproponibile?
«Ciò che rimane sono le canzoni: io ho le registrazioni sia della prima che della seconda versione, ma non sono mai state pubblicate, perché in RCA ogni giorno uscivano nuovi progetti, nuove cose… e questo venne accantonato. Ma ti assicuro che tutti quelli che ebbero la fortuna di assistere a quella meraviglia rimasero a bocca aperta, perché era una cosa bellissima! A volte mi capita di pensare che bisognerebbe cercare un produttore, un organizzatore di spettacoli… poi però succede che il tempo ti supera sempre, nel senso che non so quanto oggi, nel 2023, possa essere attuale una proposta del genere, che invece era assolutamente attuale per quei tempi. Però è stato bello farla!».