Editoriale
In molti si stanno interrogando sull’impatto dell’imminente EXPO 2015 di Milano sulla stagione turistica di quest’anno. I numeri che si sentono in giro sono tali da far saltare dalla sedia. Nell’arco di cent’ottanta giorni si riverseranno nella capitale lombarda, ma anche nell’hinterland e nelle regioni limitrofe, milioni di persone. Quanti saranno è impossibile da prevedere, anche perché bisognerà distinguere fra i visitatori provenienti dall’area, che ipoteticamente potranno acquistare più entrate e girare fra i padiglioni più volte durante i sei mesi della manifestazione, da quelli che arrivando da fuori regione o anche dall’estero, probabilmente, concentreranno la loro presenza in poche ore o giorni di permanenza. Nulla ci vieta però di fare alcuni ragionamenti che prendono spunto da dati apparsi nei mesi passati sulla stampa. All’inizio si è letto che i visitatori totali alla fine potevano essere anche 40 milioni. Come a dire che ogni giorno si sarebbero staccati più di 200mila biglietti. Un’enormità. Si è così scesi alla cifra, di molto inferiore ma ancora impressionante, di 24 milioni di visitatori: oltre 134mila al giorno. Probabilmente queste cifre, al di là delle più rosee aspettative, sono influenzate dai risultati ottenuti dalla precedente edizione di Shanghai, dove a visitare L’EXPO furono ben 70 milioni di persone, ma allora la maggior parte furono cittadini cinesi, arrivati e trasportati con tutti i mezzi di trasporto possibili e immaginabili per assistere al trionfo della nuova economia di mercato della loro patria, un tempo comunista ora gigante della finanza mondiale. È mia convinzione che Milano non raggiungerà neanche un quinto dei numeri visti a Shanghai, e per fortuna, perché altrimenti qualsiasi logistica dei trasporti, della ricettività alberghiera ed extra, della ristorazione e dell’accoglienza turistica del nord Italia andrà nel caos. Solo accontentandosi - si fa per dire - di un modesto risultato di 10 milioni di visitatori, infatti, ogni giorno ci sarebbero all’expo oltre 55mila persone che devono arrivarci, mangiare, dormire e via dicendo. Un numero che di per sé non dovrebbe far paura alla nostra industria del turismo, ma pensate di ripeterlo ogni giorno, per 180 giorni di seguito. Treni, aerei provenienti da tutti i paesi del mondo, autobus, ogni giorno affollatissimi, in overbooking. Alberghi sempre pieni e a costi elevatissimi, code infinite ai taxi, alle metropolitane, ai parcheggi. Chi vorrà viaggiare in Italia a queste condizioni? Credete a me, prepariamoci a sei mesi d’inferno.