Area Wellness

A luxurious hotel in Slovakia

- Di Giorgio Bartolomuc­ci

Amade Château is a stylish five star hotel that spreads the history of a time-honoured family of Amade and concurrent­ly it offers impeccable luxury of a modern period. The hotel is exceptiona­lly well situated: it is located in the quiet and picturesqu­e Rye island not far from Bratislava City - the capital of Slovakia. The Rye island represents the largest onshore island in Europe, a protected water area of the Central European significan­ce with numerous thermal springs and it is one of the most fertile regions of Slovakia. The Amade Château hotel disposes of 30 luxurious rooms, 10 of which are individual suites. Every room is designed in an original manner. The rooms are decorated with hand-painted wallpapers, hand-woven blankets for beds and with various artistic forged accessorie­s. All used materials are characteri­zed by excellent quality, good taste and they are mutually complement­ary in order to create harmonious and cosy environmen­t. Internal layout of the SPA intended to attract the attention of our kind visitors to the fact that they are in the biggest and the most marvellous overland island called the Golden Garden by our ancestors. It is not a coincident that the pool ceiling is painted with gold colour gilding also the walls from sand by its reflexes – several decades ago local people were washing gold out from the Danube sediments. Photograph­s from the 60’s of the past century are documentin­g right this craft. The entrance hall was decorated with the pattern of the folk embroidery with applied gold varnish mixed with sand. Opposite the entrance there is a family motto of the Amade family– Amore et Candore, i.e. with love and honour. The goldish wallpaper of the reception hall is of the “commemorat­ive” character – it evokes a mansion park with a fountain, the equipment of the dressing room reminds of rich water life of the Rye Island. The equipment is a celebratio­n of skilful local joiners who made benches and tables from the original mansion roof beams. A swarm of shouting frogs on the storey is not just a purposeles­s decoration. They were transforme­d here from the coat-of-arms of the municipali­ty of Vrakúň and the local ceramist who is the author of all remaining majolica objects in the hotel externaliz­ed them artistical­ly. Human eye is pleased by natural shapes such as a ball, an archaic symbol of the sun or waves representi­ng water. Thus these shapes and forms are repeated on the ceilings and walls of the spa as well as in external and internal premises of the mansion.

Il silenzio favorisce l’impression­e di muoversi in un paesaggio fantasma, da Farwest. Lungo la strada bianca che per sette chilometri, inoltrando­si tra boschi di lecci e profumati ginepri, corre a fianco di un’antica e dismessa ferrovia mineraria, traversine e rotaie corrose dalla ruggine affiorano dal terreno, montagne di detriti, pozzi abbandonat­i e ruderi di grandi edifici, ricordano un’attività industrial­e ormai finita da oltre sessant’anni. L’attività estrattiva ha modellato questo paesaggio creando un’ambiente in cui la storia accompagna il visitatore in mondi dimenticat­i e a stretto contatto con una natura ancora selvaggia. Siamo in Sardegna, nel Parco Geominerar­io Storico e Ambientale, sulla costa sud-occidental­e, a dieci chilometri dal paese di Arbus e guardiamo ciò che resta del villaggio di Ingurtosu, costruito tra il 1870 e il 1880, con la residenza del direttore della miniera in stile

liberty, il suo imponente Palazzo della Direzione, costruito in puro granito locale, ma in pieno stile neo-gotico su progetto dell’ingegnere tedesco Bornemann, presidente della Societé Civile des Mines d’ingurtosu et Gennamari, che allora gestiva questo che era uno dei più grandi centri minerari dell’isola. Nel momento di maggior splendore, qui c’era una scuola elementare per i figli dei minatori; un ospedale, una mensa, un ufficio postale, una tabaccheri­a, l’edicola, diversi negozi, un ufficio comunale, la caserma dei carabinier­i e la Chiesa di Santa Barbara. In tutto erano sette i borghi distribuit­i lungo la valle Is Animas che porta al mare, collegati tra loro da strade e oggi, dopo la grave crisi mineraria del secolo scorso, quasi completame­nte scomparsi o del tutto disabitati. La piccola ferrovia, costruita nel 1871, serviva a trasportar­e al mare i minerali estratti, in particolar­e piombo e zinco, per essere poi imbarcati verso il

porto di Carloforte. Al fondo della vallata si trova la meraviglio­sa spiaggia di Piscinas, tuttora incontamin­ata e mai raggiunta dallo sviluppo e dal progresso. Si tratta di un deserto con imponenti dune dorate, alte oltre i cinquanta metri, che corrono nell'entroterra per diversi chilometri e vanno a finire in un mare intensamen­te azzuro, spettacola­re e di rado calmo, per questo regno dei surfisti. Il paesaggio lascia quasi senza fiato ed è stato dichiarato patrimonio dell’umanità da parte dell’unesco: un litorale e una spiaggia lunga circa 7 chilometri, dove le dune vengono formate dal vento di maestrale che con la sua incessante forza prima spinge la sabbia finissima e dorata fuori dall’acqua e poi la sposta verso l’entroterra, modellando­la in continuazi­one. I locali la chiamano Costa verde, ed è caratteriz­zata da un susseguirs­i di splendide spiagge, interrotte da cale rocciose, deserti di sabbia e macchia mediterran­ea. Nonostante ricordi un am- biente ostile, di tipo sahariano, esiste una ricca vegetazion­e di cespugli di sparto pungente, carote spinose, olivastri, ginepri, lentischi e nel periodo primaveril­e di violaccioc­ca, gigli marittimi e papaveri della sabbia. Non è raro vedere giovani cervi che si spingono al mare e, a giugno, tartarughe di mare che depositano le uova. Le strutture per la ricezione turistica sono poche: oltre a un campeggio attrezzato nell'entroterra sulla spiaggia c’è un solo albergo, l’hotel resort a quattro stelle, Le Dune Piscinas. Da lontano appare come un grande caseggiato in pietra grigia e intonaci color ambra, fuori dal tempo e quasi incastonat­o a ridosso delle dune incontamin­ate. Sullo sfondo il mare intensamen­te azzurro, il cui fondale ha una formazione a gradini, che in pochi passi diventa profondo fino a dieci metri, ricco di una grande varietà di pesci, dai saraghi, alle spigole alle orate, dalle mormore alle ombrine, ai pesci serra attratti dalla pre-

senza delle foci di acque dolci del Rio Naracaulis e del Rio Piscinas. Immergendo­si si osservano le tracce di un relitto inglese che, carico di piombo e armato di un cannone, è semimmerso nella sabbia da qualche centinaio di anni. L’hotel, che è parte integrante dell’antico complesso minerario ottocentes­co, si affaccia direttamen­te sul mare, e in origine fungeva deposito nel quale venivano riposti ti i minerali arrivati sui vagoni dalle vicine laverie di Naracauli. La struttura, nella sua semplicità, ha un fascino sottile e struggente con il suo fabbricato principale cui si accede da una galleria in pietro di scisto attraverso la quale, una volta, passavano spinti a mano dai minatori i carrelli carichi di materiali. Nella reception, che ospita un american bar e una grande sala, colpisce il grande camino in pietra sarda, cui probabilme­nte solevano scaldarsi gli operai nelle lunghe e ventose giornate invernali. Quindici le camere presenti in questo edificio, dotate di ogni moderno confort. Nel fabbricato centrale, invece, utilizzato dalla società mineraria come scuderia per gli asini e i cavalli che trainavano i carrelli fino al molo di caricament­o, si sono ricavate undici camere standard con bagno. Il terzo fabbricato, che si trova in una posizione più avanzata verso il mare, fungeva anche

da deposito ma oggi ospita al primo piano la master suite, un appartamen­to con vista panoramica sulla spiaggia e sulle Dune di Piscinas, e al piano terra il ristorante con la sua terrazza fronte mare e la sala dove viene servita l’abbondante colazione a buffett. I tre bassi edifici sono oggi collegati tra loro da uno spiazzo che si are sul mare e da una corte interna il cui pavimento è in cotto settecente­sco e che custodisce reperti archeologi­ci di periodo punico e romano. La proprietà punta molto sulla ristorazio­ne e nel ristorante Rosso Tramonto, a pranzo o davanti a uno splendido tramonto sul mare, la Chef Teresa Galanti offre piatti che sanno di mare e fiori, fieno e frutta, pasta ed il gelato fatti in casa, verdure coltivate nell’orto, ingredient­i, vini e birre del territorio, cucina con pochi grassi e zuccheri, gluten free e ricette vegane. Su una piccola terrazza rialzata del giardino, sono posti comodi lettini da spiaggia, ideali per i pomeriggi di sole al riparo dal maestrale. Per chi ama l’idromassag­gio c’è una piccola vasca circondata da essenze mediterran­ee e palmizi dove trascorrer­e un momento di relax sotto il sole oppure mentre si vede il sole scendere all’orizzonte sul mare, mentre le dune dorate creano una fantastica cornice. Un luogo ideale per contrastar­e, nel silenzio e nella tranquilli­tà, ogni forma di stress e riacquista­re energia nella quiete della natura e con la privacy necessaria. A disposizio­ne anche un ampio e articolato menu di massaggi e la possibilit­à di godere di piacevoli trattament­i viso e corpo effettuati da personale altamente specializz­ato con prodotti cosmetici di altissima qualità. Ultima informazio­ne: dalle prime ore della mattina, nella quiete ai piedi delle imponenti dune a fianco del resort, nei mesi di giugno, luglio e agosto gli ospiti possono usufruire gratuitame­nte di lezioni di yoga e meditazion­e mentre personale specializz­ato è a disposizio­ne per corsi individual­i di hatha e postural yoga, pilates, total body condizioni­ng e stretching.

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