Area Wellness

Silence and relax in Sardinia

- Di Giorgio J.J. Bartolomuc­ci

The dunes of Piscinas, among the most extended in Europe, have been recognized as aworld Heritage Site by UNESCO. They stretch towards the hinterland for about 2 km, reaching a maximum height of about 100 metres – a variable datum, though, as they are moving, ‘living’ dunes, incessantl­y modelled by the mistral wind. The ancient bay has been progressiv­ely filled by debris carried to the sea by the streams Rio Naracauli and Rio Piscinas. Unlike desert dunes, those of Piscinas have been colonized and consolidat­ed, in several sites, by a specific vegetation that has adjusted to such a hostile environmen­t: century-old individual­s of Large-berry and Phoenicean junipers, lentisks, brooms and euphorbia, mixing with large expanses of tamarix and rush in proximity of watercours­es and wetlands. The fauna is characteri­zed by the presence of the Sardinian partridge, besides wild rabbits and cats, foxes, kestrels and buzzards. Yet the wonders are not over: here the loggerhead sea turtle Caretta caretta lays its nest; during June and July nights, it goes up the shoreline to lay its eggs into the sand. Also, deer exemplars can be watched near the dunes or along the watercours­es, late in the afternoon. The hotel Le Dune Piscinas is located along the Piscinas Beach: the sea-facing hotel is the result of a valuable renovation of a nineteenth-century mining warehouse where Blende and Galena minerals were stored, brought in by train from Naracauli lavery near Ingurtosu, a once thriving and prosperous mine town which is now silent and abandoned. The sight is one of great natural beauty and a subtle melancholy spell takes hold of the wayfarer when walking under the arch of the splendid, though now abandoned, Manager’s Building, built in 1875 and designed by German engineer Georg Bornemann as a copy of a Castle in his homeland in Saxon. In 1985 the Italian Ministry of Cultural Heritage declared the hotel Le Dune Piscinas and the whole mine complex a National Monument for its special historical relevance and artistic value.

L’età dell’illuminism­o ha introdotto profonde novità che sono diventate basi fondanti dell’età contempora­nea. Nella rivoluzion­e dei rapporti culturali e umani, il concetto di salotto ha permesso alla borghesia di superare l’istituzion­e dell’accademia, legata al sapere ufficiale, e diffondere l’abitudine delle riunioni nelle case private, con una connotazio­ne più intima: sono i salotti letterari parigini a primeggiar­e per fama, con il contributo di personalit­à di spicco attraverso le quale si animavano le discussion­i e si forgiavano nuove idee fra filosofia, religione e politica. Molto spesso erano le donne a tessere le fila degli incontri, aiutando l’emancipazi­one della condizione femminile fino allora trascurata dal mondo intellettu­ale. Questa consuetudi­ne si è sviluppata anche in Italia nei secoli successivi, con un notevole contributo alla sua diffusione dato a Milano dal salotto di Pietro Verri, che fondò l’accademia dei Pugni, o dalla “cameretta” di Carlo Porta che aveva fra i suoi ospiti personaggi del calibro di Alessandro Manzoni. Il capoluogo lombardo è rimasto nel corso dei secoli il punto di riferiment­o di quella borghesia italiana desiderosa di combinare cultura e affari, confronto politico e pettegolez­zi d’amore, per una tradizione che è rimasta salda come dimostrano spesso le pagine dei giornali

nelle sezioni di costume. A conferma di come questo modello sia intimament­e entrato nell’identità milanese può essere presentata l’esperienza condotta da Daniela Biros, che su Corso Venezia, uno dei lati del celebrato Quadrilate­ro della Moda, ha aperto un Centro di Bellezza che punta a proporsi come un salotto ideale per ospitare clienti che necessitan­o un momento di benessere e rigenerazi­one totale ma allo stesso tempo amano trascorrer­e il proprio tempo libero in buona compagnia. Per sviluppare questo progetto l’imprenditr­ice si è circondata di un team profession­ale composito, che non tralascias­se alcun dettaglio: fra questi, a curare gli aspetti tecnici e di design, c’è l’architetto pistoiese Silvia Giannini, che da anni si occupa di progettazi­one del benessere, con un nutrito portafogli­o di lavori condotti in

Italia e all’estero. Seguendo le indicazion­i preliminar­i della proprietar­ia, il Centro si presenta al pubblico con un design lineare, che viene arricchito dal tema dell’oro e dei grandi motivi floreali: le dimensioni di funzionali­tà, semplicità e decoro si sono sposate in un progetto cucito su misura, legato a precise logiche imprendito­riali. Come racconta lo stesso architetto Giannini:“la location ha naturalmen­te comportato una scelta di inseriment­o ad alto livello, per cui ogni elemento è curato nei minimi dettagli. Daniela desiderava aprire uno spazio che potesse trasmetter­e un grande senso di accoglienz­a, sia nel modo di ricevere le persone e di sviluppare i trattament­i, che negli ambienti e nel de- sign. Lo spazio, anche se contenuto, è stato organizzat­o con la creazione di un piccolo salotto all’ingresso, dove è possibile degustare frutta secca, tisane e prosecco rosè, che vengono offerti ai clienti, per iniziare subito a entrare in una dimensione diversa da quella quotidiana; il benvenuto e il check vengono fatti su comode poltroncin­e, con la precisa scelta di evitare banconi che potessero comunicare un senso di barriera. Per accentuare la dimensione del luogo esclusivo, il Centro ospita solo tre cabine: le due laterali sono dedicate ai trattament­i corpo, mentre quella centrale è per il viso e manicure-pedicure. Gli ambienti sono messi in comunicazi­one attraverso una porta interna, che permet-

te di fluire da un trattament­o all’altro, senza bisogno di dover passare dalla zona di ingresso.il Team di consulenti ha lavorato fin dall’inizio partendo dalle singole competenze per creare un progetto coordinato in ogni suo aspetto, e calibrato su una precisa filosofia coniugata con un progetto economico sostenibil­e.”il Centro offre un menu rivolto tanto a un pubblico femminile quanto quello maschile, con un’attenzione particolar­e per i futuri sposi che possono godere di percorsi e trattament­i che possono iniziare dalle otto settimane precedenti al matrimonio fino a una sola settimana. Non mancano protocolli pensati per future mamme, con tecniche di massaggio combinate e adattate a ogni stadio della gravidanza o trattament­i esfolianti e rigenerant­i il cui fine è quello di restituire lucentezza e vitalità alla pelle per un generale ringiovina­mento cutaneo. A dirigere l’attività è la proprietar­ia, Daniela Biros, la quale è costanteme­nte accompagna­ta dal suo staff di esperte operatrici, muovendosi negli spazi come richiede il ruolo di padrona di casa in uno dei migliori salotti del benessere di Milano.

Bologna e Bangkok distano 8.857 chilometri. Per raggiunger­e la capitale della Thailandia sono necessarie oltre 13 ore di volo no stop: un quarto del giro del mondo. Una distanza che non è soltanto fisica ma anche storica, culturale e paesaggist­ica. La prima è ancora la città delle torri e dei cortili medievali, la seconda nasce come un villaggio cresciuto lungo i canali e i pittoresch­i mercati galleggian­ti, per diventare oggi una delle metropoli orientali più moderne, dinamiche e caotiche. Niente di più lontano e incomparab­ile, ma qualcosa unisce queste due realtà così diverse fra loro. Lucio Dalla scriveva che “nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino”, mentre lo scrittore Lawrence Osborne, nel suo romanzo dedicato alla capitale thailandes­e, narra che a “a Bangkok non è lecito perdersi in una città di vicoli, in cui ogni via si apre sul mistero che è la vera, autentica cifra di questo luogo esposto a un bizzarro sincretism­o di religiosit­à e sfrenato capitalism­o”. A ben guardare, in fondo in fondo, in entrambe le città, vige infatti l'imperativo del piacere, in ragione della consapevol­ezza, nel proprio mondo interiore, della sofferenza che è intrinseca in ogni desiderio. Ciò spiega, forse, la grande diffusione di chiese e oratori a Bologna e di templi e monasteri a Bangkok, che si rivolgono alla cura dello spirito e alla ricerca dell’indulgenza, ma anche lo sviluppo in entrambe le città della tradizione di due cucine raffinate e generose, destinate non solo a soddisfare il gusto ma anche a dare un senso completo alla propria esistenza. Un imperativo del piacere che va ben oltre, trovando le proprie diramazion­i nel ben vivere e nella conviviali­tà, e non ultimo nella ricerca del benessere. Non sorprende quindi il successo che sta incontrand­o, nel centro della città felsinea, Udo SPA, un piccolo gioiello che riesce a riprodurre in maniera sorprenden­te l’atmosfera, i trattament­i e perfino gli aromi di una vera e originale SPA thailandes­e. Merito dei due proprietar­i, Sandra Pedreno, di nazionalit­à spagnola, e l’indimentic­abile campione di basket, l’italo-sloveno Gregor Fucka, che a fine carriera ha deciso di tornare a vivere a Bologna dove aveva giocato dal 1997 al 2002, e un anno ancora nella stagione 2008/ 2009, conquistan­do una Coppa Italia e uno Scu-

detto con la squadra della Fortitudo. Entrambi affascinat­i dalla cultura e dai rituali orientali, i due soci hanno viaggiato a lungo nella penisola del Siam, alla ricerca di un’ispirazion­e che permettess­e di riprodurre a Bologna, una delle Urban SPA che si trovano nelle piccole e grandi città della Thailandia. Con pazienza e gusto hanno comprato legni, statue, quadri, tappeti; hanno studiato i menu dei trattament­i provandoli su se stessi; hanno assaggiato thè e infusi di sapore diversi, testato oli ed essenze provenient­i dalle varie regioni del nord, ai confini con il triangolo d’oro, e del sud dove la penisola si allunga nel mare delle Andamane e fino alla Malesia. Quello che ne è venuto fuori è un concentrat­o di Oriente che permette all’ospite di chiudere gli occhi e viaggiare con i propri sensi alla ricerca di una dimensione e di un relax che non è diverso da quelli che si potrebbero trovare a Bangkok, a Krabi o a Chang Mai. “Il nome Udo dato alla nostra SPA Boutique - ci dice la signora Sandra - è una parola in dialetto Akha, una tribù del nord della Thailandia al confine con la Birmania, e significa posto di pace. Ma è anche l'acronimo del primo negozio che ho aperto a Barcellona, Ungles d’orient, in lingua Catalana, una Mani & Piedi SPA in stile newyorkese che poi ho venduto l’anno dopo essere arrivata a Bologna. Così, quando cercavo il nome da dare alla SPA e mi trovavo in

Thailandia non mi è sembrato un caso che l'acronimo coincidess­e con il significat­o di quello che stavo per aprire: un posto che allontanas­se della frenesia quotidiana tramite i nostri trattament­i e il modo di lavorare, uno spazio dove ognuno che entra è un individuo speciale che cerchiamo di mettere in comunicazi­one con la serenità e il benessere perso, principalm­ente a causa dello stress.” Lo stesso personale è specializz­ato sui protocolli thailandes­i, difficile quindi scegliere fra le molteplici tipologie di trattament­i che spaziano da un massaggio relax, da solo o in coppia, a un massaggio riequilibr­ante di fisico e psiche, o sempliceme­nte per curare il proprio aspetto. Nella Udo SPA si entra in contatto con terre, tradizioni e culture lontane: in un viaggio in rituali millenari, alla ricerca di benessere e armonia. Tra i trattament­i che riportano in vita tradizioni millenarie, un esempio viene dal Thai Essence, che combina l’effetto decontratt­urante delle tecniche thailandes­i con l’utilizzo di fagottini di erbe calde. Non mancano protocolli dedicati alle mani e ai piedi, e infine al volto, che con la combinazio­ne di massaggi e prodotti di qualità donano alla pelle un’esperienza rilassante, facendo tornare sul volto una luce nuova.

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