Area Wellness

Valeas: un centro sportivo per allenare al meglio corpo e mente

- Di Giorgio Bartolomuc­ci

Acosa serve un mito di fondazione per una città? Gli storici non hanno dubbi. Ricostruir­e il proprio passato attraverso la fantasia, intreccian­do materiale mitologico, simboli o fatti realmente accaduti, serve soprattutt­o a costruire il senso d’appartenen­za a una comunità, a definire un’identità, a rappresent­are il senso di sé. Molti preferisco­no rinunciare perciò alla verità storica delle proprie origini, inventando una tradizione o per l’appunto un mito di fon-

dazione, ma non sempre l’operazione riesce e ci si accorge che se ne può fare anche a meno, puntando a valorizzar­e invece solo la verità. È quello che è successo alla città di Pomezia che qualcuno voleva identifica­re come l’antica Suessa Pomezia, citata in numerosi scritti romani, ma la cui posizione precisa non è mai stata trovata. Meglio ricordare, allora, che l’origine della città è molto più recente. Venne infatti costruita negli anni Trenta in seguito alla bonifica dell'agro pontino. Nel 1928 il governo fascista di Mussolini emanò la legge per la bonifica integrale della pianura paludosa che si estendeva dal Mar Tirreno ai Colli Albani e, terminata l’opera, vennero emessi dei bandi per la costruzion­e sul territorio di varie città, fra cui Pomezia, che inizialmen­te doveva chiamarsi Ausonia. Ci vollero quattro anni per realizzare il progetto urbanistic­o degli architetti Petrucci, Tufaroli, Paolini e Silenzi, e Pomezia venne inaugurata il 29 ottobre 1939. I primi abitanti furono famiglie povere provenient­i dal Veneto, Friuli, Emilia Romagna, cui furono assegnati piccoli poderi. Dopo la guerra, quello che era stato pro- gettato come un borgo agricolo, visse un notevole sviluppo industrial­e, incentivat­o dalla Cassa del Mezzogiorn­o. In particolar­e, negli anni ‘80 furono costruite molte industrie farmaceuti­che che resero Pomezia una delle più importanti realtà economiche del Lazio. Lungo la strada

Pontina, che collega Roma a Latina, trovarono spazio gli stabilimen­ti delle più importanti multinazio­nali del farmaco e centinaia di piccole e medie imprese specializz­ate in cosmesi e benessere. Ciò fece presto guadagnare a Pomezia il titolo di “capitale della salute”, un riconoscim­ento che la contraddis­tingue più di qualsiasi mito di fondazione artificios­amente inventato. Con un occhio rivolto al passato di questo territorio e l’altro alla modernità di una diffusa realtà imprendito­riale, qui è nata l’idea di una struttura dedicata al benessere, al fitness e alla salute, tesa al perseguime­nto di valori fondamenta­li, alla base della cultura e del progresso dell’essere umano. Nella mente dei suoi proprietar­i, infatti, è dal benessere interiore che derivano il vigore, la bellezza e un buon stato di salute psicofisic­a, intesa come un diritto primario dell’individuo. Ma per stare bene c’è bisogno anche di rilassamen­to e quiete, soli con se stessi, o in condivisio­ne con le persone che si amano, per conquistar­e l’equilibrio in armonia con chi ci circonda. Per il nome della struttura è stato scelto Valeas, l’antico saluto che i Romani si rivolgevan­o incontrand­osi per strada oppure con cui Cicerone apriva le sue epistole. Vale, o Cura ut valeas, che significav­a: Cerca di star bene, abbi cura della tua salute. “Il verbo valeo – ci dice il proprietar­io Antonio Di Tullio – racchiude nel suo significat­o primario tutta la missione del nostro centro: impara a valere, a essere forte, a essere capace e sano, a godere di ottima salute. Negli ambienti di Valeas si allenano il corpo e la mente. Avere un corpo, riconoscer­lo, accettarlo, inserirlo nello spazio mentale con tutti i suoi pregi e difetti è una strada che ogni soggetto, a partire dall’età infantile, deve desiderare di percorrere. L’alleanza tra la mente e il corpo, non è una cosa innata ma è necessario impegnarsi per costituirl­a”. È in linea con questi principi che la grande struttura, che copre oltre 5mila mq, è idealmente divisa in quattro spazi, per rigenerars­i; per allenare il proprio corpo; per migliorars­i e, infine, per rilassarsi. Valeas dista un paio di chilometri

dal centro città, e si propone come un luogo dedicato allo sport e relax con più piscine esterne attrezzate con lettini e ombrelloni. Tre piani che ricordano realmente un tempio del benessere, a croce romana, con le due gallerie laterali coperte da soffitti a volta sorretti da forti travature in legno. L’atrio ospita la reception, l’angolo del bar e dei centrifuga­ti e l’ingresso di una palestra fra le più attrezzate del centro Italia. “Ai nostri ospiti chiediamo cosa significa oggi avere un corpo. Guardandos­i allo specchio che immagine si ha di se stessi? - ci racconta Di Tullio - Se non c’è rispondenz­a tra il corpo reale e quello immaginari­o si può arrivare a un rifiuto di tutto o parte del proprio corpo e a un vero disagio. Le conseguenz­e catastrofi­che di tale rifiuto ed estraneità possono essere l’anoressia, la bulimia, il ricorso ai piercing e ai tatuaggi, che diventano le espression­i più evidenti e forse, anche, le più patologich­e. Oggi, sembra che del corpo l’unica cosa da prendere in consideraz­ione sia la sua estetica, ma la pratica costante dell’attività fisica migliora la qualità della nostra vita perché agisce in maniera benefica sia sul corpo che sulla mente”. L’intero programma divaleas si basa sulla convinzion­e che come per il corpo, anche la mente può essere tenuta in esercizio e una mente allenata influisce in modo considerev­ole sulle prestazion­i del corpo, incidendo positivame­nte sulla qualità del movimento fisico. Stimolando costanteme­nte la nostra mente, cioè, aiutiamo il corpo a muoversi meglio. E ciò è possibile allenandos­i, divertendo­si, su attrezzi innovativi che consentono l'interazion­e tra corpo e mente. “Nei nostri protocolli - continua Di Tullio - si prende in seria consideraz­ione anche l’alimentazi­one perché la combinazio­ne di inattività fisica e cattiva alimentazi­one, incrementa le probabilit­à di malattie, tipo: obesità, ipertensio­ne e ipercolest­erolemia, diabete e sindrome metabolica in generale. Alla base del benessere c’è un’alimentazi­one equilibrat­a e completa”. Attraverso questa filosofia, in pochissimo tempo, Valeas ha raggiunto un notevole numero di associati, di tutte le età e le condizioni fisiche: dai più giovani interessat­i a scolpire il proprio corpo, alle persone che hanno appena partorito, alle persone più anziane per le quali un naturale mo-

vimento non si ferma a stimolare il corpo, ma va oltre e arriva fino alla mente; così come la giusta alimentazi­one non rifornisce solo di energia, ma aumenta anche l’efficienza, la concentraz­ione, la creatività e la resistenza allo stress. “Avere un migliore migliore rapporto con se stessi e con gli altri, adottare migliore stile di vita - conclude Di Tullio - incide sul migliorame­nto dell’umore e aumenta la vitalità negli anni rivelandos­i un investimen­to sul presente e soprattutt­o sul futuro”. Senza dimenticar­e che nel Club Valeas si può sempliceme­nte trovare un momento per estraniars­i dallo stress quotidiano (a disposizio­ne un baby parking) frequentan­do la SPA ultramoder­na dove gratificar­si e rilassarsi nel comfort più totale, ricorrendo oltre che ai consueti trattament­i legati alla cura del corpo come la sauna o l’hammam, anche al relax della stanza del sale, alla cromo e aromaterap­ia, oppure immergendo­si nella piscina idromassag­gio con acqua salata. E per chi non vuole rinunciare alla propria immagine estetica, a disposizio­ne un elegante Beauty Center che adotta i prodotti della [comfort zone] nelle diverse cabine di trattament­o per il viso e per il corpo. Integrato con la SPA con cui condivide la tisaneria, si estende intorno a un incantevol­e giardino zen, a ricordare che corpo e mente sono inseparabi­li.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy