Editoriale
Impossibile ignorare che fra motivazioni per cui la gente viaggia c’è la ricerca di luoghi ad alto valore culturale. Le indagini di mercato, inoltre, suggeriscono che oggi ci si muove più che per raggiungere una particolare destinazione per soddisfare i propri bisogni. Date queste premesse, l’italia non dovrebbe avere difficoltà ad attirare sempre più turisti visto che detiene la maggioranza dei luoghi d’arte ma ciò non succede in maniera soddisfacente. Perché? La difficoltà, talvolta, è mettere in sinergia i due mondi, quello dell’ospitalità e quello della cultura, che se lavorassero in maniera congiunta potrebbero sviluppare nuovi e significativi flussi turistici. Invece, a livello di governance, troppo spesso le deleghe sono frazionate fra assessorati diversi e, in presenza di ristrettezze di bilancio, si pensa più a risolvere problemi contingenti che a una corretta gestione e uso del patrimonio artistico e dei beni culturali a fini turistici. Il rischio che molti paventano è che aumentando la quantità dei visitatori si potrebbe determinare un impatto potenzialmente traumatico per molti siti archeologici e culturali fragili e sensibili. Un obiezione che può avere un senso lì dove si parli di Pompei o anche di città gioiello come Venezia, ma che non convince laddove non si riuscirà sicuramente ad alimentare un turismo di massa indiscriminato, ma si insegue al contrario un turismo di fascia economica e culturale alta. La questione, allora, è sicuramente un altra: come attrarre e indirizzare verso luoghi minori ma con una importante offerta culturale, almeno una quota, anche limitata, di quel 45% di visitatori stranieri che visitano l’italia con una meta d’arte? L’obiettivo è certamente ambizioso ma non impossibile se si considera il successo che hanno molte destinazioni della provincia toscana, umbra e veneta, che nell’immaginario internazionale rappresentano luoghi irrinunciabili di un viaggio d’arte. Cosa che non succede altrove sia per motivi di logistica dei trasporti che organizzativi, ma soprattutto per l’assenza di un reale sostegno da parte degli Enti Locali, anche a settori dell’ospitalità quali il turismo del benessere e del termalismo, che possono fungere da elemento aggiuntivo di grande prestigio e d’interesse per i turisti. Benessere e cultura (festival, mostre, concerti, opera): sono pochissimi i tour operator che li promuovono insieme, come se un turista alla ricerca di relax non possa essere anche curioso di partecipare a un Festival, visitare un museo o un sito archeologico. Chi ha già saputo farlo ha visto subito crescere il proprio business.