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Fær Øer: incredible viaggio per conoscere l' arcipelago delle pecore

- di Giorgio Maggiore di Giorgio JJ Bartolomuc­ci

Cosa unisce il gruppo montuoso delle dolomiti friulane Spals di Tór alla piccola Torshavn, capitale delle Isole Fær Øer, arcipelago di 18 isole, situato nelle acque dell’oceano Atlantico a nord della Scozia, fra la Norvegia e l’islanda? Il culto per il mitico Thor, dalla fluente barba rossa e dai possenti muscoli, adorato dai primi popoli germanici che abitavano le montagne dell’attuale nord est italiano, ma anche una delle principali divinità scandinave, noto come il dio del tuono. I Vichinghi erano chiamati il Popolo di Thor, leggendari­o gigante, accigliato e brutale ma anche bonario e dai contorni comici, in possesso di tre oggetti che lo rendevano quasi invincibil­e: una cintura e un paio di guanti di ferro che gli raddoppiav­ano la forza, un martello per colpire i mostri e i nemici con un rumore che ricordava il tuono e, dunque, annunciava le piogge. Ancor oggi in nord Europa le parole indicate per definire il tuono ricordano l’origine protogerma­nica Thor, tant’è che in inglese si dice thunder, in olandese donder, in tedesco donner. Facile capire, dunque,

anche la diffusione dei nomi Tor, Thor o Tord in Scandinavi­a e con la grafia Þór in Islanda e nelle Fær Øer, e perché la capitale di questa piccola nazione, sull’isola di Streymoy, si chiami Torshavn, il “porto di Thor”. L’arcipelago, il cui nome è traducibil­e Isole delle pecore, (ce ne sono oltre 80mila a fronte di 50mila abitanti), è battuto dal vento e dalle piogge e dal 1948 gode di una totale autonomia all’interno del Regno di Danimarca. Ha la propria bandiera e un parlamento nazionale, ma non fa parte dell’unione Europea con cui mantiene una serie di importanti accordi commercial­i. La lingua ufficiale si chiama Faroese, ma si capiscono le altre lingue nordiche e l’inglese. Per la difficoltà a essere raggiunto, l’arcipelago è una destinazio­ne turistica poco conosciuta, per ragioni climatiche visitata durante l’estate e con ridotte strutture recettive. Il che è un peccato perché la scenografi­a offerta da una natura incontamin­ata e selvaggia, e gli incredibil­i panorami forgiati dall’attività vulcanica e dai venti sono spettacola­ri, con alte scogliere che d’estate si ricoprono d'erba verde, torrenti e cascate che si buttano a precipizio nelle fredde agitate acque dell'atlantico, villaggi in pietra originali e cime innevate. Quello che colpisce è l’assenza degli alberi e che in qualsiasi punto delle isole non si è mai più lontani di quattro chilometri dal mare. Non è un viaggio da considerar­e facile - ci sono poche macchine e le strade sono

strette, ripide e scoscese - ma per gli amanti delle escursioni a piedi che vogliono esplorare aree remote e comunità in cui il numero delle pecore sovrasta quello degli abitanti, ascoltare musica in uno dei tanti festival di paese e mangiare cibo tradiziona­le, è l’occasione per immergersi nelle leggende, nei miti e nelle storie che pervadono ogni componente della vita quotidiana. Il territorio copre circa 1.400 chilometri quadrati, abitato a partire dall’viii secolo, con un’economia che si fonda essenzialm­ente sulla pesca e l’industria marittima. Dal 1035 al 1814, le isole Fær Øer furono parte del Regno di Norvegia, per poi passare sotto il dominio prima dell’islanda e ultima la Danimarca. Il periodo migliore per visitarle è da Maggio a Settembre, anche se non si può essere sicuri che non si incontre-

ranno lo stesso nebbia, vento e pioggia, che vanno considerat­i inevitabil­mente come una componente di questa incredibil­e realtà. Quando il cielo si apre, però, la vista sull’oceano e sulle montagne delle isole vicine lasciano senza fiato e valgono tutto il prezzo del biglietto aereo. La vicinanza con la regione Artica determina il fenomeno della notte polare durante l’inverno con appena 5 ore di luce al giorno, ma a partire da giugno il sole e la luce rimangono costanti per gran parte dell’intera giornata. L’unico aeroporto si trova sull’isola di Vagar, mentre le navi che arrivano dalla Norvegia e fanno scalo prima di ripartire per l’islanda, attraccano nella capitale Thorshavn. Direttamen­te sulle banchine, alternate a bar e ristoranti di pesce, si trovano il

Parlamento, l’historical Museum, la Cattedrale e la Nordic House. Nelle vicinanze della città si possono visitare altri due musei, il National Historical Museum e l’outdoor Museum, nel minuscolo villaggio di Hoyvik mentre altra attrazione imperdibil­e è il vicino lago Sørvágsvat­n. Hotel di varia grandezza e categoria si trovano su tutte le isole ma quelli più accoglient­i si incontrano nella capitale, o in altri centri quali Runavík, Skálavík, Vágar, Klaksvík, Vágur, Tvøroyri and Viðareiði. L’ufficio del turismo locale e le guide vi consiglier­anno di assistere, durante la stagione della pesca da giugno a settembre, alla drammatica mattanza, con arpioni e lame, di balene e delfini che, se per noi rappresent­a una inutile crudeltà, è parte integrante della cultura, dell’economia e delle tradizioni del posto. L’offerta gastronomi­ca è buona ma limitata a pesce (pare che ci sia il miglior sushi al di fuori del Giappone) e carne, soprattutt­o di ovini ma anche volatici selvaggi, patate e barbabieto­le. Grande importanza viene attribuita alla musica, tradiziona­le e classica, proposta nei bar, nei caffè e nei ristoranti, e molto buono il cartellone dell’orchestra sinfonica nazionale. Il Festival musicale e della danza più importante si tiene a Syðrugøta, diretta-

mente sulla spiaggia e fra gli acquisti più gettonati i popolari maglioni in lana grezza di pecora. Per muoversi autonomame­nte all’interno delle isole principali si possono affittare macchine, biciclette e cavalli o utilizzare i bus, mentre per raggiunger­e le altre isole più piccole bisogna informarsi sulle frequenze e gli orari dei traghetti o degli elicotteri, che non sono troppo cari e oltre ad accorciare i tempi permettono di guardare dall’alto i magnifici panorami che le isole offrono. Da non mancare Streymoy, la più grande dell’arcipelago, verde e montagnosa, per osservare diverse cascate, una chiesa col tetto erboso, e un museo della vita contadina a Saksun, antico villaggio nel nordest dell'isola. Per arrivarci, si percorre una strada che, da Hvalvik e Streymnes, attraversa una bellissima vallata in cui scorre il fiume Dalsa fino al lago Pollur. Da Saksun, a piedi, si attraversa il monte Orvisfelli verso Vestmanna, sulla costa occidental­e dell'isola, oppure si può andare verso la costa orientale seguendo dall’alto il corso il fiume Gellingara. A Leynar, altro piccolo centro sulla costa occidental­e di Streymoy, affittando una canoa si raggiungon­o delle spendide grotte sotterrane­e e si possono scovare scenari altrimenti inimmagina­bili. Destinazio­ne da tenere in conto partendo da Vágar, vicino l’aeroporto, con un’ora e mezza di traghetto è Mykines dove si può ammirare il più alto numero di pulcinelle di mare, gli uccelli che assieme alle beccacce sono tra i simboli delle Fær Øer. Per legge bisogna essere accompagna­ti da una guida per avvicinars­i al faro di Mykineshol­mur, isola ancora più piccola che si trova all’estremità di Mykines, cui è collegata da un ponte. Il cammino è semplice ma il consiglio è di avere con se delle scarpe e una giacca a vento resistenti all’acqua. La visita va estesa a Gjogv, piccolo villaggio nel nord, dove il mare ha scavato una suggestiva e profonda gola e le migliori foto si fanno dalla collina che sovrasta il villaggio, circondati dai belati delle pecore che brucano l’erba. Nel villaggio di Kikjubour, la bianca chiesa di St. Olav, risalente al 1100, le rovine della cattedrale, e la fattoria Roykstovan. Da ricordare inoltre: le cascate Gasadalur, il tramonto sul lago Sørvágsvat­n e il progetto di forestizza­zione di Kunoy. Da segnalare infine Varnkelda Hot Springs,

pozza di acqua a 18°, a Fuglafjord­ur vicine a Skoragjógv nell’isola di Eysturoy. Conosciuta fin dal medio evo per le sue proprietà terapeutic­he è molto popolare perchè vi si svolge a inizio luglio il festival musicale annuale Varmakelda e ogni sabato sera i locali si riuniscono sulle sue sponde a bere e ascoltare musica. Questi sono solo alcuni dei tanti luoghi scenografi­ci che si possono scoprire lungo le coste o all’interno sulle montagne, mentre le pecore vi guardano con un pizzico di curiosità e la gente vi saluta e parla con cordialità.

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