Parliamo o comunichiamo? Alcune regole per capire l’arte della retorica
Spesso non è sufficiente conoscere l’argomento per affrontare la platea
Quando parli, riesci a comunicare? Il tuo discorso riesce a raggiunge il cuore e la mente degli ascoltatori, affascinandoli, motivandoli e ispirandoli a ciò che stai dicendo, evitando loro distrazioni social? Quando parli, sai tenere l'attenzione delle persone che hai dinnanzi, per tutto il tempo dell'intervento? Per alcuni queste domande possono apparire semplici e scontate, tanto da meritarsi tre risposte positive in sequenza. Per molti invece, rispondere in modo affermativo è più complesso, perché l'abilità oratoria, che già nel V secolo a.c. ad Atene aveva il suo massimo splendore, è un arte troppo spesso sconosciuta e ignorata, alla quale ci si approccia con speranza ma senza basi, con tentativi ma senza studi dedicati, speranzosi che per parlare davanti ad altri ba- sti conoscere l'argomento, ma come sappiamo per esperienza non è così! Quando si ignorano le regole che questa disciplina, al pari delle altre necessita, il risultato è una platea che si annoia e che si consegna direttamente nelle mani del nemico dell'oratore: lo smart phone! Comprendere e applicare un tema importante come questo, in poche righe, equivale a banalizzarlo, soprattutto perché la maggior parte delle regole vanno studiate e ripetute, facendosi assistere e seguire da un bravo speaker, con corsi dedicati. É però possibile, per tutti coloro che parlano in pubblico, apportare straordinari miglioramenti, applicando le tre regole basi del public speaking. La prima regola è la più semplice, la più facile da comprendere, e proprio per questo, quella a cui la maggior parte presta meno attenzione. Il nemico che temi è dentro di te: ciò che é fuori, si chiama inconveniente! Se pensi che possa succedere qualcosa di brutto, accadrà. Se credi che ti dimenticherai qualche pezzo del discorso, lo scorderai. Se dici a te stesso che non andrà bene, allora succederà. Il nostro cervello funziona indirizzato da quello che pensiamo. Usa ciò che gli diamo. Si nutre di pensieri senza distinguere se sono buoni o meno, li usa e basta! Tutti sappiamo come ci siamo sentiti quando abbiamo avuto un momento felice e importante, quando siamo stati gratificati da complimenti, o quando abbiamo ottenuto un successo tanto desiderato. Ecco, ti ricordi le immagini di quel momento? Ti ricordi come ti sei sentito, quali emozioni ti battevano nel cuore in quel momento? Ti ricordi cosa ti dicevano i presenti e quali parole gioiose
suonavano armoniose nelle tue orecchie? Immagino che siano ancora indelebili nella tua mente, vero?! Prima di salire su un palcoscenico, per una presentazione o un corso, pesca nel tuo archivio privato, quello dove hai "salvato" il file dell'evento che ti ha fatto sentire bene, e rivivilo. Sentiti come ti sei sentito allora. Respira come hai respirato allora. Sorridi come hai sorriso allora. Bastano pochi minuti per entrare nella condizione che tecnicamente chiamiamo Stato e poi, saluta con un “Buongiorno a tutti!”. È importante. Cambia il tuo stato e cambierai l'esito dello speech. Se vuoi, chiamala, profezia autoavverante. Sulla prossima uscita di questa rubrica, presenterò le altre due regole fondamentali per gestire al meglio un discorso in pubblico. Nell’attesa cerca di lavorare sugli elementi che ti ho descritto, lavorando su te stesso e sul modo in cui affronti il contesto che ti circonda durante il tuo discorso in pubblico.