Riga: fiabe e leggende scritte sulle facciate Art Nouveau
Per comprendere come Riga, capitale della Lettonia, sia diventata l’indiscusso centro europeo dell’architettura Art Nouveau, bisogna rileggere la storia di questo piccolo paese baltico. La Lettonia, che originariamente si chamava Curlandia, ovvero terra dei Kuri, è stata nei secoli terra di conquista e sotto la dominazione di quattro potenze confinanti. Riga, la capitale, fu fondata nel 1201 dai crociati tedeschi e a partire dal 1282 aderì alla Lega Anseatica, che significò l’inizio di scambi commerciali con molte città straniere. Alla fine del Sedicesimo secolo si sottomise alla corona polacca e nel 1629 fu ceduta, assieme alla Livonia, al Regno di Svezia, di cui divenne la seconda capitale prima di cadere in mano russa nel 1710. L’ottocento è segnato dalla nascita di movimenti per il risorgimento nazionale e l’indipendenza. È alla fine di questo secolo che si afferma in Europa un lessico architettonico che segna il passaggio tra il gusto classico, fatto di archi e capitelli, e quello contemporaneo, più libero e concentrato sulle linee e sui volumi. Questo stile si diffuse rapidamente, diventando popolare a cavallo del XX secolo fino alla prima guerra mondiale, con nomi diversi: Art Nouveau in Francia, Jugendstil in Germania, Modernismo in Spagna, Sezessionsstil in
Austria, Liberty in Italia, Jugendstils in Lettonia, dove giunse con qualche anno di ritardo, e la cui rivisitazione liberamente interpretata fu strettamente legato alle spinte indipendentiste e al romanticismo nazionale, come testimoniato dalle ricche decorazioni e i tanti riferimenti alla tradizione lettone. Le facciate, i cornicioni e i portoni dei circa 800 palazzi del quartiere intorno ad Alberta Iela ed Elizabetes Iela, sono popolati da migliaia di curiose figure: leoni, sfingi, aquile, teste di Medusa e tante gargoyles, i gocciolatoi a forma di demoni e di animali mostruosi che dovevano esorcizzare, e quindi proteggere gli edifici. Il loro compito consiste nel mandare messaggi e avvertimenti, espressi in un linguaggio fantasioso e a Riga questa popolazione di animali di pietra osserva silenziosamente dall’alto i passanti e rende l’atmosfera magica e unica. D’inverno la neve ricopre il centro storico (Vecrīga), dal 1997 patrimonio universale dell’unesco, e la lunga fascia verde che costeggia il corso medievale del Pilsētas Kanāls, rendendoli parte di una fiaba; d’estate le sue piazze si popolano di numerosi baretti e ristoranti all’aperto. Un tour dedicato deve partire necessariamente dal Museo dell’art Nouveau ospitato nell’edificio, disegnato nel 1903 come propria abitazione dall’architetto lettone Konstantin Peksens che, insieme a Mikhail Eisenstein, padre di Sergej il regista del film la Corazzata Potemkin, furono le espressioni migliori di questa corrente artistica in Lettonia. Nel museo è stato ricreato l’arredo storico degli inizi del XX secolo con mobili, servizi da tavola, abiti e stile di vita dell’epoca. Su Alberta Street si trovano molti degli edifici più eleganti e originali, decorati in modo eclettico, con teste di medusa a bocca aperta e facciate piene di figure di aquile e leoni, foglie e figure mitologiche. Una testa femminile sopra l’entrata, simboleggia il sole e la protezione. Lungo tutta la strada è un susseguirsi di motivi floreali, bassorilievi con volti di donne, sfingi, figure danzanti con ghirlande d’alloro, elmi da cavaliere. Passeggiando per il quartiere, fra Elizabetes e Merkela, Barona e Vilandes Street, ci si sente immersi in un’atmosfera suggestiva e armoniosa, fuori dal tempo. Una delle facciate asimmetriche sembra quasi traforata come un merletto, un’altra è ricoperta da piastrelle azzurro brillante e figure simboliche: grotteschi
mascheroni, satiri, alberi e uccelli rapaci. Anche la Scuola Superiore di Giurisprudenza è arricchita di decorazioni enigmatiche e fantasiose: teste di leone che si trasformano in code di serpente e capitelli a forma di maschere urlanti che reggono le colonne sui loro turbanti. Le figure di animali, più o meno fiabeschi, non sono confinate al quartiere Art nouveau. In città non è raro imbattersi in simboli animali, per esempio sulla Casa del Gatto (Meistaru Iela, 10), dove un micio è appollaiato sul tetto e la leggenda racconta che il proprietario lo fece installare con le spalle rivolte alla Grande Gilda, la corporazione di mercanti che lo aveva rifiutato. Ma ci sono anche gufi, elefanti, tartarughe, delfini, bestie legate alla storia cittadina o con qualche significati simbolico, esoterico o religioso, ma soprattutto galli dorati sulle cime dei campanili delle chiese: usanza che deriva dal Medioevo quando queste istallazioni oltre a essere utilizzate come segnavento avevano un significato simbolico positivo. Il gallo al levar del sole con il suo richiamo annuncia la fine delle tenebra della notte e l’arrivo della luce del giorno. Nel folklore lettone il gallo significa protezione e quando canta tre volte il Diavolo deve tornare all’inferno. Al di là delle leggende, oggi Riga è conosciuta come la “Parigi del Baltico” ma anche come “città dei musei” ospitandone più di 50. La sua posizione a metà strada fra Vilnius in Lituania e Tallin in Estonia, la rende irrinun
ciabile all’interno di un viaggio sul Baltico. Ma la città da sola merita di essere meta anche per un week-end. Da non perdere una visita al Castello, oggi residenza del Presidente della Repubblica Lettone, oltre che museo di arte e di storia lettone. Da visitare nel centro il Duomo, la chiesa di San Giacomo, quella di San Pietro e la Cattedrale, dove è presente uno degli organi più grandi al mondo. Un capitolo a parte meritano i ponti della città che è attraversata dal fiume Daugava. L’imponente Vanšu Bridge fu costruito dai sovietici nel 1981, e con i suoi 600 metri collega il centro storico della città con il nucleo più moderno della capitale. Dallo Stone Bridge, costruito circa 70 anni fa e lungo poco più di 500 metri è possibile ammirare la Casa delle Teste Nere, situata nella Piazza del Municipio, eretta nei primi anni del 1300 quale sede delle corporazioni cittadine, danneggiata dai bombardamenti tedeschi nel 1941 e poi rasa al suolo dai sovietici nel 1948. L’edificio è stato ricostruito nel 2001 grazie ai progetti originali. La leggenda racconta che nel Medioevo di fronte all’edificio sia stato eretto il primo albero di Natale, addobbato dalla confraternita dei mercanti. Di notte, poi, appaiono spettacolari sul fiume i profili degli archi illuminati del
Railway Bridge che offre la vista migliore sul Palace of Light, sede della nuova Biblioteca Nazionale Lettone. Ma il ponte più lungo è il Salu Bridge, che con i suoi 3,5 chilometri di lunghezza collega le due rive attraversando piccoli isolotti presenti su uno slargo del fiume. Il ponte più recente, infine, è il Dienvidu Bridge, a 3 corsie per ogni direzione, una pista ciclabile ed una corsia pedonale. La posizione strategica sul Baltico influenza il clima di Riga e il mare rende possibili le quattro stagioni, con picchi di freddo invernale che arrivano anche a -20°, ma in generale il clima si può definire mite e umido. In città nevica spesso da dicembre a metà marzo e l’arrivo della primavera segna il risveglio della natura e della vita all’aperto, nelle piazze, nei meravigliosi parchi e giardini disseminati su tutto il territorio della città. Il più grande di essi, Uzvaras Park, copre un’area di oltre 35 ettari e si trova sulla riva sinistra del fiume Daugava: ospita un mini golf da 9 buche, è solcato da un canale artificiale e sul laghetto in inverno si pratica il pattinaggio su ghiaccio. L’estate a Riga non è troppo calda, raramente a luglio si superano i 25 gradi mentre a fine agosto ritornano le piogge, e inizia l’autunno.