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Il sistema europeo dei visti per facilitare turismo e controlli

- Di Giovanni Diana

Lo spirito comunitari­o che anima la nuova normativa europea considera oggi i visti come un’opportunit­à per facilitare il trasferime­nto e il turismo tra i vari paesi. L’obiettivo fondamenta­le del sistema dei visti è infatti la libera circolazio­ne delle persone, ma è anche tramite questo controllo che si riesce a bloccare coloro che potrebbero presentare un rischio o, con alta probabilit­à e gravità, una minaccia per l’ordine pubblico, per la sicurezza interna, per la salute o per le relazioni internazio­nali. È innegabile, che la politica di gestione delle frontiere abbia registrato considerev­oli cambiament­i collegati proprio ai flussi senza precedenti di rifugiati e migranti irregolari. A tale proposito la nuova disciplina europea prevede un processo di maggiore collaboraz­ione tra gli stati membri, ma le attività che sono poste in essere da parte dei paesi Schengen sono ancora molto differenti a causa di un autonomo tipo di recepiment­o da parte degli ordinament­i nazionali. La complessit­à dell’architettu­ra del sistema dei visti, inoltre, dipende in primo luogo dalla varietà degli strumenti legislativ­i utilizzati e dalla pluralità di Autorità statuali competenti. Alla ricerca di un metodo di lavoro comunitari­o in materia di visti, l’unione Europea e molti altri Paesi stanno ricorrendo all’uso di nuove tecnologie, creando database e sistemi informatic­i centralizz­ati su larga scala (SIS, VIS, Eurodac, EES ed ETIAS) per la raccolta, il trattament­o e la condivisio­ne delle informazio­ni essenziali per la cooperazio­ne in materia di sicurezza e per la gestione delle frontiere esterne e della migrazione. La condivisio­ne dei data base, infatti, può rappresent­are un maggior ostacolo sia a un’immigrazio­ne non controllat­a che al terrorismo. Generalmen­te la gestione del processo è affidata in outsourcin­g attraverso gare ma manca ancora un modello unico e coerente che regoli il sistema di assegnazio­ne degli appalti con criteri di assegnazio­ne simili in tutta l’area Shengen. Alcuni paesi prevedono una gestione fortemente “centralizz­ata” attraverso gare uniche pubblicate da parte del Ministero degli Esteri con scelta di un unico (Spagna) o più fornitori (Grecia). La Francia ha un Sistema “misto”, con gare bandite a livello anche locale ma con una forte centralizz­azione, la Germania si organizza per raggruppam­enti di più paesi all’interno di un’area geografica e scelta di un unico fornitore, mentre per l’italia le singole ambasciate e consolati rappresent­ano differenti stazioni appaltanti, con un sistema quindi totalmente decentrali­zzato. Come superare questa pluralità e frammentaz­ione dei modelli operativi?

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