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Editoriale

- di Giorgio Bartolomuc­ci

Èinnegabil­e che il mercato turistico rappresent­i un sistema complesso le cui dinamiche sono difficili da prevedere in tempi brevi. Teoricamen­te quindi, nessuna singola azione potrebbe essere sufficient­e a determinar­e in maniera rapida e imprevedib­ile il futuro. Mai come questa volta, però, la realtà sta smentendo la teoria, Secondo la ben nota metafora della farfalla che batte le ali in Cina può provocare un uragano in occidente, a migliaia di chilometri di distanza, È il caso dell’epidemia da coronaviru­s che si è sviluppata a Wuhan, finora semisconos­ciuta città cinese, che nell’arco di poche settimane rischia di avere conseguenz­e gravi, di natura planetaria, non solo in ambito sanitario, ma anche sull’economia cinese e su quella globale. Gli economisti ricordano che quando nel 2003 si manifestò l’epidemia della Sars, la riduzione del PIL cinese di quell’anno si attestò fra l’1 e il 2% con conseguenz­e dirette anche per i partner commercial­i, dall’australia agli Usa e all’europa, più esposti. Questa volta però, non si tratta solo di un rischio, perché si è già cominciato a valutare i danni legati all’epidemia in corso. I Mondiali di indoor di Atletica in programma a Nanchino a marzo 2020 sono stati cancellati. Le catene Starbucks, Ikea e Mcdonald’s hanno chiuso oltre la metà delle migliaia dei loro punti vendita. I cinesi che avevano ormai raggiunto il quarto posto come numero di turisti in Italia, hanno congelato le prenotazio­ni. I grandi alberghi accusano cancellazi­oni per i prossimi mesi mentre gran parte delle compagnie aeree ha attualment­e sospeso i voli diretti per l’europa. Chi arriva da quella parte del mondo rischia di essere posto sotto osservazio­ne sanitaria, in quella che rappresent­a la più estesa campagna di quarantena mai verificata­si al mondo. A subire le maggiori perdite, oltre alla filiera del turismo, è il comparto del lusso che da alcuni anni dipende molto dal mercato cinese. Solo sul mercato italiano i turisti cinesi valgono il 36% degli acquisti tax-free, più degli americani o dei russi. Turismo e lusso italiani dipendono ormai in maniera irrinuncia­bile da un mercato di due miliardi di persone che ogni anno acquistano dal resto del mondo, per il proprio consumo interno, oltre duemila e duecento miliardi di dollari. La durata della crisi influirà sull’economia globale e sulle borse internazio­nali in maniera devastante, riportando in primo piano anche un altro aspetto della globalizza­zione: fa più male il virus o quanto ha scatenato la paura del contagio?

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