Editoriale
Ricorrendo a una metafora del calcio, nella partita contro il Coronavirus stiamo giocando il secondo tempo. Siamo stati il primo paese europeo a imporre severe misure d’isolamento per contrastare la diffusione del contagio, dopo un quasi completo lockdown, in Italia la riapertura ha significato l’affermarsi, non del ritorno alla normalità, ma di una strana combinazione di paura e voglia di vivere. Molti si chiedono, infatti, come sia possibile che gli Italiani, uniti fino a poche settimane fa nell’impegno contenuto nello slogan “restiamo a casa”, negli arcobaleni con su scritto “andrà tutto bene”, nelle canzoni urlate in coro dai balconi, nelle autocertificazioni pronte per ogni controllo, nelle passeggiate con il cane limitate al giro del palazzo, oggi siano tornati nelle strade, nei bar della movida, sulle spiagge a prendere il sole, senza mascherine e infischiandosene del distanziamento sociale. Nella nostra metaforica partita con il virus, c’è ancora chi chiede di giocare in difesa, se non adottando il vecchio catenaccio, almeno coprendosi e limitando i rischi, ma quello cui stiamo assistendo è invece un gioco fatto di scambi vivaci, la gente ha bisogno di socializzare, di tornare al mare, cerca l’orizzonte, in altre parole ha voglia di libertà. La prospettiva di una vacanza, inoltre, agisce da sollievo dal punto di vista psicologico - e Dio sa se ne abbiamo bisogno - in un paese in cui oltre il 60% della popolazione ora soffre di disagi e disturbi del sonno. Molte località turistiche segnalano un aumento delle presenze, anche se legate a un turismo nazionale, di prossimità. Piccola consolazione rispetto al crollo economico per il settore del turismo, che si sta registrando non solo in Italia ma in tutto il mondo. Visto che circa il 50% del turismo mondiale si concentra in Europa forse si poteva sperare che almeno all’interno dei 27 paesi dell’unione si fossero adottate regole simili sui viaggi e soluzioni unitarie rispetto a problemi quali il trasporto aereo, la prescrizione di quarantena alla frontiere, le raccomandazioni se non il divieto a viaggiare. Invece le decisioni prese dai diversi Governi stanno creando enormi pressioni economiche in quei paesi in cui l’industria turistica è fra le più importanti fonti del bilancio statale, senza dimenticare che è difficile trovare un settore che non sia in qualche modo collegato con il turismo. L’italia è certamente tra questi. Non ci resta che attendere a quanto abbiamo perso la prima partita con il COVID. Aspettando, e speriamo preparandoci, al ritorno che,prima o poi ci sarà.