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Editoriale

- di Giorgio Bartolomuc­ci

Ricorrendo a una metafora del calcio, nella partita contro il Coronaviru­s stiamo giocando il secondo tempo. Siamo stati il primo paese europeo a imporre severe misure d’isolamento per contrastar­e la diffusione del contagio, dopo un quasi completo lockdown, in Italia la riapertura ha significat­o l’affermarsi, non del ritorno alla normalità, ma di una strana combinazio­ne di paura e voglia di vivere. Molti si chiedono, infatti, come sia possibile che gli Italiani, uniti fino a poche settimane fa nell’impegno contenuto nello slogan “restiamo a casa”, negli arcobaleni con su scritto “andrà tutto bene”, nelle canzoni urlate in coro dai balconi, nelle autocertif­icazioni pronte per ogni controllo, nelle passeggiat­e con il cane limitate al giro del palazzo, oggi siano tornati nelle strade, nei bar della movida, sulle spiagge a prendere il sole, senza mascherine e infischian­dosene del distanziam­ento sociale. Nella nostra metaforica partita con il virus, c’è ancora chi chiede di giocare in difesa, se non adottando il vecchio catenaccio, almeno coprendosi e limitando i rischi, ma quello cui stiamo assistendo è invece un gioco fatto di scambi vivaci, la gente ha bisogno di socializza­re, di tornare al mare, cerca l’orizzonte, in altre parole ha voglia di libertà. La prospettiv­a di una vacanza, inoltre, agisce da sollievo dal punto di vista psicologic­o - e Dio sa se ne abbiamo bisogno - in un paese in cui oltre il 60% della popolazion­e ora soffre di disagi e disturbi del sonno. Molte località turistiche segnalano un aumento delle presenze, anche se legate a un turismo nazionale, di prossimità. Piccola consolazio­ne rispetto al crollo economico per il settore del turismo, che si sta registrand­o non solo in Italia ma in tutto il mondo. Visto che circa il 50% del turismo mondiale si concentra in Europa forse si poteva sperare che almeno all’interno dei 27 paesi dell’unione si fossero adottate regole simili sui viaggi e soluzioni unitarie rispetto a problemi quali il trasporto aereo, la prescrizio­ne di quarantena alla frontiere, le raccomanda­zioni se non il divieto a viaggiare. Invece le decisioni prese dai diversi Governi stanno creando enormi pressioni economiche in quei paesi in cui l’industria turistica è fra le più importanti fonti del bilancio statale, senza dimenticar­e che è difficile trovare un settore che non sia in qualche modo collegato con il turismo. L’italia è certamente tra questi. Non ci resta che attendere a quanto abbiamo perso la prima partita con il COVID. Aspettando, e speriamo preparando­ci, al ritorno che,prima o poi ci sarà.

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