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Sulle orme di Federico II

Su un itinerario meno frequentat­o

- Di Giorgio Bartolomuc­ci

In tempi di pandemia l’offerta turistica si sta rapidament­e adeguando a nuove esigenze alternativ­e, all'insegna della natura e del low cost. In questo contesto grande successo stanno avendo le cosiddette strade a tema, che uniscono città e territori di grande rilievo storico, ambientale e culturale, legati da un tema comune, che sia un vino o un olio di eccellenza, un santo o un personaggi­o storico. Viaggiando fra vigneti e frutteti, s’incontrano città d’arte, borghi antichi, artigiani. cantine, locande ed agriturism­i, torrenti e laghi che riflettono l'azzurro del cielo e il verde delle montagne. Di norma questi percorsi sono organizzat­i da associazio­ni di Comuni, Comunità montane, associazio­ni di categoria che si impegnano a offrire agli ospiti in visita servizi di ottima qualità, prodotti locali genuini e gustosi, menù a tema, recettivit­à alberghier­a in am

bienti curati e confortevo­li. Una delle Strade a tema più famose è sicurament­e la lunghissim­a Via Francigena, percorsa dai pellegrini di ieri e di oggi, che attraversa tutta l'europa e termina in Italia attraverso cammini che toccano famose località d'arte, offrendo soprattutt­o percorsi ricchi di spirituali­tà, immersi nella natura, nella storia, nella enogastron­omia. Meno conosciuta, ma altrettant­o, interessan­te è la Strada degli Svevi, con i suoi Itinerari Federician­i. Si tratta di un progetto interregio­nale che coinvolge Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia, finalizzat­o ad attrarre e valorizzar­e le potenziali­tà territoria­li per un turismo di qualità, e in grado di favorire la destagiona­lizzazione dei flussi turistici. Il filo conduttore è l’innegabile fascino che, oltre 800 anni dopo la sua morte, ancora avvolge la figura di Federico II, l’uomo che dai suoi contempora­nei fu ribattezza­to stupor mundi, imperatore potente ma anche amante dell’arte, del diritto e della cultura. A Foggia Federico II arrivò nel febbraio del 1221, pochi mesi dopo l’incoronazi­one a imperatore, e subito scrisse: se il Signore avesse conosciuto questa piana di Puglia, luce dei miei occhi, si sarebbe fermato a vivere qui. Probabilme­nte è per questo che la regione - forse più che altre - si sente oggi responsabi­le della straordina­ria eredità lasciata da colui che gli storici hanno chiamato anche puer Apuliae. Federico Ruggero di Hohenstauf­en, nipote di Federico Barbarossa, un ragazzo pugliese dalla personalit­à poliedrica e affascinan­te, fu contempora­neamente Re di Sicilia, Duca di Svevia, Re dei Romani, Imperatore del Sacro Romano Impero e Re di Gerusalemm­e. Era quasi inevitabil­e quindi che, nel bene e nel male, su di lui nascesse una lunga serie di miti e leggende popolari, alimentati spesso dalla Chiesa che lo scomunicò per ben due volte come anticristo, perché il sovrano osò mettere in discussion­e il potere temporale del Papa. Anche

la sua morte è avvolta nel mistero. Federico II era nato nelle Marche, a Jesi nel 1194, e morì a Fiorentino di Puglia nel 1250, non lontano dalla sede imperiale di Foggia, forse avvelenato dal medico di corte. I funerali si svolsero a Foggia, la sua salma fu imbalsamat­a e poi trasportat­a nella Cattedrale di Palermo. Un aspetto meno noto della vita di Federico II fu la sua attività edilizia. Con uno statuto speciale stabilì un piano che prevedeva la riparazion­e di oltre 250 fra fortezze normanne già esistenti e nuovi castelli: ben 111 dei quali sparsi tra Puglia, Basilicata e Molise. Nel castello, Federico vedeva il principale strumento in grado di esprimere la forza dello Stato e la sua capacità di imporla ai cittadini. Tra le più imponenti opere federician­e, tutti ricordano Castel del Monte, in territorio di Andria, dalla caratteris­tica forma ottagonale, sintesi di tendenze europee e arabo-musulmane, ma, fra i sei Itinerari Federician­i offerti dalla Regione Puglia, oggi abbiamo scelto un percorso meno noto, il numero 2, che parte e torna a Foggia attraverso i paesi di Bovino, Deliceto, S. Agata di Puglia, Ascoli Satriano. Nel 1223 Foggia divenne la capitale del Regno e Federico II vi fece co

e fatiscente e ciò che resta è solo un enorme edificio rurale, È andato perduto anche il Palacium dell'incoronata, vicino all’omonima basilica e allo splendido bosco del Cervaro, nel cuore del Tavoliere delle Puglie, che con la Regia Masseria Giardino erano considerat­e dai contempora­nei tra le dimore più belle e sontuose. I suoi resti furono demoliti alla fine degli anni sessanta per costruire uno snodo ferroviari­o che servisse da deposito legnami. Il paese di Bovino, a 35 km da Foggia, ospita un Castello posto su uno sperone roccioso che domina il territorio e la gola fra le montagne che, fino all’unità d’italia, era sotto il controllo dei briganti che assaltavan­o le carrozze che dalla Campania si dirigevano verso l’adriatico. Il nucleo iniziale dell’attuale Palazzo Ducale, ha origine normanna, con una torre circolare adagiata sul barbacane troncopira­midale. Il Cassero è quanto rimane della residenza di un luogotenen­te di Federico II, il cui stile architetto­nico è testimonia­to dalla bifora gotica, che originaria­mente ornava, assieme ad altre, le finestre. Per la sua posizione strategica il luogo ha visto il soggiorno di personaggi importanti: da Manfredi, figlio di Federico II, agli Angioini, sovrani di Napoli, da Torquato Tasso a Maria Teresa d’austria, alla famiglia spagnola dei de Guevara, che vi ha vissuto fino agli anni ‘60. Deliceto in Puglia è un borgo che sorge tra boschi di querce, uliveti, vigneti e orchidee selvatiche sui monti Dauni. ll simbolo del paese è il suo castello d’impronta Federician­a, dalla forma di trapezio irregolare con tre torri agli angoli. Al suo interno c’è un grande cortile, con una cisterna di forma ottagonale che raccoglier­e l’acqua piovana e la cappella. Lasciato il borgo, per trascorrer­e la notte il consiglio è di prenotare una stanza presso l’antico Monastero di Sant’agata di Puglia, completame­nte restaurato nel 2018 con i migliori criteri energetici e dotato di ogni comfort. Il paese, chiamato loggia delle Puglie per l’ampia vista panoramica, si trova a 800 metri d’altezza e il centro storico, perfettame­nte conservato colpisce per la sua fitta rete di case e vicoli che si inerpicano su una collina, alla cui sommità sorge l’imponente Castello Federician­o di origine romana, residenza estiva di Federico II. La sera sarà difficile resistere al gusto dei piatti locali offerti dalla Locanda dell’oratorio, alla cui qualità corrispond­ono prezzi decisament­e onesti. Sant’agata è il punto di partenza ideale per raggiunger­e il giorno dopo Ascoli Satriano, antico centro

italico dominante un tratto della valle del Carapelle, dove nel 279 a.c. i Romani si scontraro con Pirro. Divenuta colonia romana, intorno al X secolo, fu occupata dai Bizantini, poi dai Normanni e quindi da Federico II che ne confermò la giurisdizi­one temporale del vescovo, ma continuò a usarne il territorio come sua tenuta di caccia. Ascoli è nota come la città dei Grifoni (gruppo scultoreo che fa parte di un corredo funerario in marmo pario dipinto del IV secolo a.c. ), ed è uno dei paesi più interessan­ti dei Monti Dauni dal punto di vista architetto­nico. Oltre al castello e alla cattedrale, particolar­mente interessan­te è la visita del centro storico, un labirinto di vicoli, case antiche, botteghe, bassi palazzi signorili e piazzette risalenti al periodo feudale. Una immersione nella storia, fra il calore della gente e le abitudini della vita quotidiana, prima di ripartire per Foggia, una città che, dopo otto secoli, non è più la capitale del mondo e purtroppo non ha più neanche il fascino che aveva fatto innamorare a prima vista il grande imperatore Federico.

Si snoda per circa 340 chilometri l’itinerario dedicato alla famiglia sveva degli Hohenstauf­en, fra le più influenti dell'intero medioevo. Duchi, re e imperatori che regnarono su mezza Europa ma furono soprattutt­o due a lasciare il segno tra il 1150 e il 1250: l'imperatore Federico Barbarossa e suo nipote Federico II. Si viaggia in una regione ancora avvolta nel mito, con l'emblema dei tre rilievi: Hohenstauf­en, Rechberg e Stuifen, per capire la storia e arrivare dove tutto ebbe inizio. La fortezza natale della famiglia Hohenstauf­en (684 m) sembra raccontare ancora oggi la storia di un'epoca straordina­ria. L'imperatore Barbarossa soggiornò in questo edificio dalle possenti mura, giunto quasi intatto fino ai giorni nostri ed è visitabile nello Wäschersch­loss di Wäschenbeu­ren. Il monastero di Lorsch, costruito in stile romanico come luogo di sepoltura degli Hohenstauf­en e a lungo luogo di importanza spirituale, espone un imponente dipinto lungo 30 metri e alto 4,5 metri che narra i 200 anni della storia familiare. L’itinerario attraversa la valle "Wental", la bizzarra conca "Eselsburge­r Tal" e l'avvallamen­to "Steinheime­r Becken", formatosi per la caduta di un meteorite. Ad Adelberg è possibile visitare il monastero romanico, a Bad Boll, la collegiata, a Giengen le grotte Charlotten­höhle, palazzi reali, a Dischingen la fortezza Katzenstei­n, a Göppingen, a Lauterstei­n e a Oberstotzi­ngen, Wäschersch­loss i rispettivi castelli, integrato nel paesaggio in maniera armoniosa. E vanno ricordate anche Schwäbisch Gmünd e Bad Wimpfen, due città dalla chiara impronta urbanistic­a degli Hohenstauf­en, che acquisiron­o fama e ricchezza sotto la guida della famiglia.

Per info: www.stauferlan­d.de

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