Sulle orme di Federico II
Su un itinerario meno frequentato
In tempi di pandemia l’offerta turistica si sta rapidamente adeguando a nuove esigenze alternative, all'insegna della natura e del low cost. In questo contesto grande successo stanno avendo le cosiddette strade a tema, che uniscono città e territori di grande rilievo storico, ambientale e culturale, legati da un tema comune, che sia un vino o un olio di eccellenza, un santo o un personaggio storico. Viaggiando fra vigneti e frutteti, s’incontrano città d’arte, borghi antichi, artigiani. cantine, locande ed agriturismi, torrenti e laghi che riflettono l'azzurro del cielo e il verde delle montagne. Di norma questi percorsi sono organizzati da associazioni di Comuni, Comunità montane, associazioni di categoria che si impegnano a offrire agli ospiti in visita servizi di ottima qualità, prodotti locali genuini e gustosi, menù a tema, recettività alberghiera in am
bienti curati e confortevoli. Una delle Strade a tema più famose è sicuramente la lunghissima Via Francigena, percorsa dai pellegrini di ieri e di oggi, che attraversa tutta l'europa e termina in Italia attraverso cammini che toccano famose località d'arte, offrendo soprattutto percorsi ricchi di spiritualità, immersi nella natura, nella storia, nella enogastronomia. Meno conosciuta, ma altrettanto, interessante è la Strada degli Svevi, con i suoi Itinerari Federiciani. Si tratta di un progetto interregionale che coinvolge Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia, finalizzato ad attrarre e valorizzare le potenzialità territoriali per un turismo di qualità, e in grado di favorire la destagionalizzazione dei flussi turistici. Il filo conduttore è l’innegabile fascino che, oltre 800 anni dopo la sua morte, ancora avvolge la figura di Federico II, l’uomo che dai suoi contemporanei fu ribattezzato stupor mundi, imperatore potente ma anche amante dell’arte, del diritto e della cultura. A Foggia Federico II arrivò nel febbraio del 1221, pochi mesi dopo l’incoronazione a imperatore, e subito scrisse: se il Signore avesse conosciuto questa piana di Puglia, luce dei miei occhi, si sarebbe fermato a vivere qui. Probabilmente è per questo che la regione - forse più che altre - si sente oggi responsabile della straordinaria eredità lasciata da colui che gli storici hanno chiamato anche puer Apuliae. Federico Ruggero di Hohenstaufen, nipote di Federico Barbarossa, un ragazzo pugliese dalla personalità poliedrica e affascinante, fu contemporaneamente Re di Sicilia, Duca di Svevia, Re dei Romani, Imperatore del Sacro Romano Impero e Re di Gerusalemme. Era quasi inevitabile quindi che, nel bene e nel male, su di lui nascesse una lunga serie di miti e leggende popolari, alimentati spesso dalla Chiesa che lo scomunicò per ben due volte come anticristo, perché il sovrano osò mettere in discussione il potere temporale del Papa. Anche
la sua morte è avvolta nel mistero. Federico II era nato nelle Marche, a Jesi nel 1194, e morì a Fiorentino di Puglia nel 1250, non lontano dalla sede imperiale di Foggia, forse avvelenato dal medico di corte. I funerali si svolsero a Foggia, la sua salma fu imbalsamata e poi trasportata nella Cattedrale di Palermo. Un aspetto meno noto della vita di Federico II fu la sua attività edilizia. Con uno statuto speciale stabilì un piano che prevedeva la riparazione di oltre 250 fra fortezze normanne già esistenti e nuovi castelli: ben 111 dei quali sparsi tra Puglia, Basilicata e Molise. Nel castello, Federico vedeva il principale strumento in grado di esprimere la forza dello Stato e la sua capacità di imporla ai cittadini. Tra le più imponenti opere federiciane, tutti ricordano Castel del Monte, in territorio di Andria, dalla caratteristica forma ottagonale, sintesi di tendenze europee e arabo-musulmane, ma, fra i sei Itinerari Federiciani offerti dalla Regione Puglia, oggi abbiamo scelto un percorso meno noto, il numero 2, che parte e torna a Foggia attraverso i paesi di Bovino, Deliceto, S. Agata di Puglia, Ascoli Satriano. Nel 1223 Foggia divenne la capitale del Regno e Federico II vi fece co
e fatiscente e ciò che resta è solo un enorme edificio rurale, È andato perduto anche il Palacium dell'incoronata, vicino all’omonima basilica e allo splendido bosco del Cervaro, nel cuore del Tavoliere delle Puglie, che con la Regia Masseria Giardino erano considerate dai contemporanei tra le dimore più belle e sontuose. I suoi resti furono demoliti alla fine degli anni sessanta per costruire uno snodo ferroviario che servisse da deposito legnami. Il paese di Bovino, a 35 km da Foggia, ospita un Castello posto su uno sperone roccioso che domina il territorio e la gola fra le montagne che, fino all’unità d’italia, era sotto il controllo dei briganti che assaltavano le carrozze che dalla Campania si dirigevano verso l’adriatico. Il nucleo iniziale dell’attuale Palazzo Ducale, ha origine normanna, con una torre circolare adagiata sul barbacane troncopiramidale. Il Cassero è quanto rimane della residenza di un luogotenente di Federico II, il cui stile architettonico è testimoniato dalla bifora gotica, che originariamente ornava, assieme ad altre, le finestre. Per la sua posizione strategica il luogo ha visto il soggiorno di personaggi importanti: da Manfredi, figlio di Federico II, agli Angioini, sovrani di Napoli, da Torquato Tasso a Maria Teresa d’austria, alla famiglia spagnola dei de Guevara, che vi ha vissuto fino agli anni ‘60. Deliceto in Puglia è un borgo che sorge tra boschi di querce, uliveti, vigneti e orchidee selvatiche sui monti Dauni. ll simbolo del paese è il suo castello d’impronta Federiciana, dalla forma di trapezio irregolare con tre torri agli angoli. Al suo interno c’è un grande cortile, con una cisterna di forma ottagonale che raccogliere l’acqua piovana e la cappella. Lasciato il borgo, per trascorrere la notte il consiglio è di prenotare una stanza presso l’antico Monastero di Sant’agata di Puglia, completamente restaurato nel 2018 con i migliori criteri energetici e dotato di ogni comfort. Il paese, chiamato loggia delle Puglie per l’ampia vista panoramica, si trova a 800 metri d’altezza e il centro storico, perfettamente conservato colpisce per la sua fitta rete di case e vicoli che si inerpicano su una collina, alla cui sommità sorge l’imponente Castello Federiciano di origine romana, residenza estiva di Federico II. La sera sarà difficile resistere al gusto dei piatti locali offerti dalla Locanda dell’oratorio, alla cui qualità corrispondono prezzi decisamente onesti. Sant’agata è il punto di partenza ideale per raggiungere il giorno dopo Ascoli Satriano, antico centro
italico dominante un tratto della valle del Carapelle, dove nel 279 a.c. i Romani si scontraro con Pirro. Divenuta colonia romana, intorno al X secolo, fu occupata dai Bizantini, poi dai Normanni e quindi da Federico II che ne confermò la giurisdizione temporale del vescovo, ma continuò a usarne il territorio come sua tenuta di caccia. Ascoli è nota come la città dei Grifoni (gruppo scultoreo che fa parte di un corredo funerario in marmo pario dipinto del IV secolo a.c. ), ed è uno dei paesi più interessanti dei Monti Dauni dal punto di vista architettonico. Oltre al castello e alla cattedrale, particolarmente interessante è la visita del centro storico, un labirinto di vicoli, case antiche, botteghe, bassi palazzi signorili e piazzette risalenti al periodo feudale. Una immersione nella storia, fra il calore della gente e le abitudini della vita quotidiana, prima di ripartire per Foggia, una città che, dopo otto secoli, non è più la capitale del mondo e purtroppo non ha più neanche il fascino che aveva fatto innamorare a prima vista il grande imperatore Federico.
Si snoda per circa 340 chilometri l’itinerario dedicato alla famiglia sveva degli Hohenstaufen, fra le più influenti dell'intero medioevo. Duchi, re e imperatori che regnarono su mezza Europa ma furono soprattutto due a lasciare il segno tra il 1150 e il 1250: l'imperatore Federico Barbarossa e suo nipote Federico II. Si viaggia in una regione ancora avvolta nel mito, con l'emblema dei tre rilievi: Hohenstaufen, Rechberg e Stuifen, per capire la storia e arrivare dove tutto ebbe inizio. La fortezza natale della famiglia Hohenstaufen (684 m) sembra raccontare ancora oggi la storia di un'epoca straordinaria. L'imperatore Barbarossa soggiornò in questo edificio dalle possenti mura, giunto quasi intatto fino ai giorni nostri ed è visitabile nello Wäscherschloss di Wäschenbeuren. Il monastero di Lorsch, costruito in stile romanico come luogo di sepoltura degli Hohenstaufen e a lungo luogo di importanza spirituale, espone un imponente dipinto lungo 30 metri e alto 4,5 metri che narra i 200 anni della storia familiare. L’itinerario attraversa la valle "Wental", la bizzarra conca "Eselsburger Tal" e l'avvallamento "Steinheimer Becken", formatosi per la caduta di un meteorite. Ad Adelberg è possibile visitare il monastero romanico, a Bad Boll, la collegiata, a Giengen le grotte Charlottenhöhle, palazzi reali, a Dischingen la fortezza Katzenstein, a Göppingen, a Lauterstein e a Oberstotzingen, Wäscherschloss i rispettivi castelli, integrato nel paesaggio in maniera armoniosa. E vanno ricordate anche Schwäbisch Gmünd e Bad Wimpfen, due città dalla chiara impronta urbanistica degli Hohenstaufen, che acquisirono fama e ricchezza sotto la guida della famiglia.
Per info: www.stauferland.de