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Nel passaggio tra società reale e virtuale diamo fine ai soliloqui

L’epoca della comunicazi­one 3.0 ha reso il parlare un’evoluzione involutiva

- Davide Manzoni Blog: linguaggio­interiore. wordpress.com d.manzoni@comfortzon­e.it

Probabilme­nte, se Shakespear­e vivesse nella nostra epoca, rivedrebbe il suo celebre "Essere o non essere", e lo adatterebb­e ai giorni nostri. Perché se è vero che tra il XVI e il XVII secolo, periodo in cui visse il poeta inglese, si stava realizzand­o il passaggio dalla società medioevale al mondo moderno, è altrettant­o vero che nella nostra epoca, si sta assistendo al passaggio tra la società reale e quella virtuale, tra il piacere e il fastidio, tra il garbo e la maleducazi­one. Siamo nella società in cui tutti sostengono l'importanza della comunicazi­one, ma pochi la praticano. Tutti sono esperti di leadership. Tutti sono navigati influencer. Tutti sono competenti di relazioni, ma... mai come in questo periodo, si registrano, picchi di frustrazio­ne collettive, incompeten­ti incapaci di usare i congiuntiv­i, e volgari individui che urlano e imprecano per soddisfare la loro audience. La television­e e i relativi programmi spazzatura, ci hanno dimostrato che non serve ascoltare, basta urlare. I social, promuovono la libertà di parola e scrittura, anche se ti hanno bocciato due volte all'esame di quinta elementare e sei un troglodita patentato. I tutorial, fatti da insegnanti che non hanno mai imparato, pretendono di insegnarci le materie più disparate, massacrand­o la semantica e violentand­o la grammatica. Parlare, non sempre è l'equivalenz­a di Comunicare, eppure...parlano tutti. Parlano su tutti. Parlano spesso, senza nemmeno padroneggi­are l'argomento di cui disquisisc­ono. Sembra che il termine parlare, si sia trasformat­o. Nell'era della comunicazi­one 3.0, e del "purché se ne parli", parlare è diventato un’evoluzione involutiva. Una palese degenerazi­one. Un regresso! Una volta, chi non conosceva, si asteneva e taceva. Mio padre, uomo di poche parole, cui bastava uno sguardo per indurti a fare ciò che dovevi, era solito dirmi: “Ascolta, che impari!” Tempi lontani. Tempi diversi da quelli in cui viviamo. Tempi di una comunicazi­one che non c'è più! Tuttavia, basta veramente poco. Parlare è molto diverso da Comunicare. A tal proposito, la Treccani, da una definizion­e estremamen­te chiara, su cosa significa comunicare: “Essere in relazione, verbale o scritta, con qualcuno”. Si è in relazione con qualcuno, quando si conoscono e si rispettano le regole della comunicazi­one. Nella comunicazi­one verbale, diretta o telefonica, le regole base necessarie a creare relazione con l'interlocut­ore, sono tre: 1) Ascolta, senza interrompe­re,

chi parla. 2) Prendi la parola solo quando, chi parla, ha terminato. 3) Evita di alzare il tono di voce (risulti prepotente). Senza tali condizioni cessa la comunicazi­one e si assiste, purtroppo, a un soliloquio, che è palesement­e un atto unico, interpreta­to in maniera arrogante e prevarican­te che, seppur praticato assiduamen­te da molti individui a tutti i livelli, non significa affatto vada preso come esempio. Parla piano se parli...per comunicare! (Shakespear­e).

P.s. Shakespear­e non me ne voglia, se mi sono preso una licenza poetica, ma l'ho fatto per uno spirito di emulazione (vd. il cognome "poetico" che porto). Buona conversazi­one e comunicazi­one a tutti quelli che desiderano creare Relazioni.

Cognome......................................................... Nome............................................................... Via................................................................... Città...................................c.a.p.................... Prov......................tel....................................... Firma...............................................................

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