Acqua, aria, sole e clima:
La salutare ricetta al Forestis Dolomites
Il genere umano, da sempre, si confronta con microorganismi e batteri. Il Covid rappresenta solo l’ultimo esempio di una sfida che l’uomo e la medicina combattono contro le malattie infettive. Prima o poi, è certo, troveremo il vaccino o almeno la cura e ci lasceremo alle spalle gli incubi e le paure che stanno sconvolgendo il mondo intero. È già successo con la tubercolosi, che i nostri antenati chiamavano la “peste bianca” o anche la “malattia romantica”, per aver trovato nel diciannovesimo secolo un discutibile fascino fra gli artisti e gli scrittori. La scienza e la medicina hanno impiegato anni, ma finalmente sono riusciti a ridurne la diffusione, la pericolosità e la mortalità, pur senza mai estirparla definitivamente. Immaginate, però, che fino alla scoperta degli antibiotici come terapia consigliata c’erano semplicemente l’aria buona e il riposo. Nacquero così le prime cliniche specializzate per la degenza e dalla Germania si diffuse in tutta Europa il fenomeno dei sanatori, costruiti al mare o in alta montagna e la cui ricetta si fondava principalmente su una buona alimentazione, la permanenza all'aria aperta e, molto spesso, abluzioni con acqua fredda. Una cura, di fatto costosa, accessibile solo ai malati più agiati. Gli specialisti consigliavano con decisione l'ampio ricorso alle cure climatiche pur essendo consapevoli che queste, da sole, non riuscivano a curare la malattia. A causa di una crescente disillusione e soprattutto di farmaci realmente efficaci, pian piano, vennero meno le ragioni per i lunghi e costosi soggiorni terapeutici, e si verificano le prime chiusure e poi la crisi del settore. Molte cliniche per il trattamento delle patologie polmonari, dell'asma e delle allergie, furono riadattate o trasformate in alberghi. Un caso emblematico si è verificato a Bressanone, nel cuore delle Alpi altoatesine, dove era stato Otto Wagner, noto architetto e urbanista, a progettare nel 1912 una casa di cura sulla Plose, il gruppo montuoso che garantiva acqua pura di sorgente, aria eccellente, clima mite, atmosfera salina e giornate di sole, in altre parole le condizioni ideali per cu
rarsi e rigenerarsi. Dopo la morte prematura del progettista e i disordini della Prima Guerra Mondiale, si giunse alla costruzione della struttura che fu realizzata parzialmente come una "casa storica di legno" con due ali laterali, e all’inizio venne utilizzata per anni come stazione climatica per i combattenti convalescenti o malati. L’edificio in legno del vecchio sanatorio, è sopravvissuto alla seconda guerra mondiale e al mutare delle mode e del turismo, come ascosto dietro le fronde degli alberi, finché più di novanta anni dopo, non fu notato da Alois Hinteregger, imprenditore turistico della Valle di Luson, che decise di raccogliere il testimone di questa esperienza, rielaborandola in una nuova chiave che unisce alla cura del corpo e dello spirito un’eccellente livello di ospitalità. Alois ci dice che ad attrarlo, inizialmente, fu l’energia di questo luogo speciale, e la decisione di investire nella sua riconversione in albergo fu quasi immediata. L’intervento di recupero e ricostruzione ha impiegato quasi dieci anni, e, una volta terminato il testimone è passato al figlio Stefan e alla nuora Teresa, che hanno elaborato una loro filosofia originale che è stata svelata, subito dopo la rimozione del lockdown, lo scorso luglio quando è stato presentato al pubblico Forestis, un luxury reatreat posto a 1.800 metri di altitudine. La progettazione è avvenuta con la collaborazione di Armin Sader, titolare dello studio di architettura Asaggio, e oggi è iniziato un nuovo capitolo nella storia di questa struttura recettiva che riafferma il suo legame con la natura circostante, attraverso l’avvenuto impiego quasi esclusivo di materiali locali. “In questa situazione che ha colpito indistintamente tutto il comparto ricettivo abbiamo avuto il tempo di sviluppare e rifinire un’idea di ospitalità che valorizzasse il nostro concetto di corpo e mente,” raccontano i due giovani titolari, che negli ultimi anni hanno viaggiato in giro per il mondo per arrivare a costruire una visione e un concept fondati su un servizio attento, alla vecchia maniera, sui legami con il genius loci: la gente, le tradizioni e la natura del posto. “Vogliamo offrire ai nostri ospiti un’esperienza personalizzata, che possa toccarli nel profondo e restare nei loro ricordi una volta tornati a casa.” Sono le stesse suites, nelle loro diverse categorie, a ricordare il profu
mo della natura, del legno dei boschi circostanti, e a permettere di immergersi nella serenità emanata dalle Dolomiti. La stessa coerenza è espressa dalla cucina pensata dallo chef Roland Lamprecht, che trova l’occasione di esprimere il proprio progetto culinario fondato sulla vicinanza e la passione per il bosco: la varietà degli ingredienti, la loro naturalezza e autenticità offrono un risultato che esalta il ristorante, dove ogni tavolo garantisce intimità e vista, calde atmosfere e dettagli non banali. Nel bar, con area lounge e terrazza panoramica, i piccoli caminetti sono un comfort dallo stile tipicamente altoatesino, pensati per accompagnare il pieno sapore di un cocktail. Il concept sviluppato per il wellness trova ispirazione dai Celti, popoli indoeuropei portatori di un’originale e articolata cultura, che hanno sempre individuato nella natura il loro punto di grande forza. Per questo la SPA associa i propri trattamenti al legno di quattro alberi locali, come il pino mugo, l’abete rosso. il larice e il pino cembro. le cui essenze terapeutiche e le quattro frequenze vibratorie, unite a quattro pietre curative, favoriscono un profondo rilassamento e uno stato di benessere. Due le piscine, indoor e outdoor, che accoppiano l’elemento acqua con la pietra dolomia, creando un nuovo legame dalle forme armoniose. Le saune della SPA sono state costruite in legno naturale e pietra, mentre le Silent Rooms sono pensate per offrire agli ospiti la quiete più profonda. Ultima novità la Wyda Room, in legno, vetro, pietra e tessuti, dove si pratica la Wyda, lo yoga dei Celti, una tecnica che calma l'animo, trasmette consapevolezza, stimola l'intuizione e la concentrazione e armonizza il flusso di energia. A guidare la SPA, Sandra Agerer, ma è tutto il programma di attività organizzato dall’albergo a rendere ricche le alternative a disposizione. Come salire a bordo della mongolfiera di Alberto Pasin, godere di un punto di vista unico sulle Dolomiti, oppure provare il volo libero in parapendio, e d’inverno scendere direttamente sulle piste da sci. Il ricordo di quando la struttura era un sanatorio è molto lontano ma, oggi che il Forestis è diventato un albergo cinque stelle, acqua, aria, sole e clima rimangono gli stessi ingredienti fondamentali che la famiglia Hinteregger ha saputo riscoprire per un’ospitalità fuori del comune.
FORESTIS
Palmschoss, 292 39042 Bressanone (BZ) tel. +39 0472 521008 hide@forestis.it www.forestis.it
COME ARRIVARE
Il Forestis si trova a 1.800 metri d’altitudine tra i rami verdi del bosco. La piccola località di Plancios è situata sul pendio meridionale della Plose e dista 18 km dalla città di Bressanone.