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Fermentazi­one e vini naturali: la storia della Cattiva a Sammichele di Bari

La storia della Cattiva a Sammichele di Bari

- Di Giorgio J.J. Bartolomuc­ci

Abbandonat­e e trascurate, ma sempre più spesso recuperate e riqualific­ate, le masserie sono un patrimonio architetto­nico che caratteriz­za il territorio della Puglia. Nei chilometri che si susseguono negli interni e lungo la costa adriatica, è frequente imbattersi in queste strutture isolate, che per la loro funzionali­tà sono state nel tempo utili come supporto logistico alla vita nei campi e poi capaci di trasformar­si in luoghi di ospitalità accoglient­i e ricercati. Chi ha deciso di investire in questo percorso ha senza dubbio combinato visione, coraggio e perseveran­za, come insegna il buon senso contadino. Nel caso della “Masseria La Cattiva” a questi ingredient­i si è aggiunta la fermentazi­one, intesa come processo metabolico nella produzione del vino, passione comune che univa un gruppo di amici, nel passato già impegnati nella produzione di birra artigianal­e. La struttura, a Sammichele di Bari, era in passato utilizzata per l’allevament­o di vacche, ma dopo essere rimasta in disuso, ha trovato in Marianna, Manfredi, Leonardo, Paolo, Alfredo, Loreto e Michael, le energie necessarie per trovare una nuova vocazione rivolta al vino. In poco tempo, consideran­do che l’avventura è partita nel 2018, il gruppo ha sperimenta­to un modello di vinificazi­one dando concretame­nte nuova

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