Il cibo come soft power
Al Festival della Diplomazia a Roma
Nel mondo diplomatico si dice che il potere di una Nazione ha due facce: una hard e una soft. La prima ha a che fare con la sua capacità coercitiva o finanziaria in grado di controllare le politiche e l’economia di un paese più debole al fine di ottenerne vantaggi geopolitici o economici. La seconda riguarda l’abilità di ottenere i risultati prefissati attraverso l’attrattiva piuttosto che la forza, oppure tramite l’influenza che si è in grado di esercitare sull’opinione pubblica degli altri paesi. In particolare è questo l’obiettivo principale di quella che si definisce public diplomacy, ovvero migliorare la percezione che gli altri hanno della propria immagine, creando emozioni positive, incoraggiando il turismo, promuovendo le vendite dei prodotti delle proprie industrie, creando opportunità di investimento e, più in generale, migliorando le relazioni estere amichevo
li. In termini tecnici, queste attività rientrano in tre grandi campi: il nation branding, lo sport diplomacy, la cultural diplomacy. La definizione che più descrive quest’ultima è quella che la raffigura come uno scambio di idee, informazioni, arte e altri elementi culturali fra i paesi e le loro popolazioni, con lo scopo di migliorare la comprensione reciproca. Anche il cibo rientra in questa categoria come mezzo di soft power, e allora diventa food diplomacy. In realtà si tratta di un concetto molto ampio che include sia l’utilizzo del cibo che della cucina quali strumenti per creare delle relazioni intraculturali, con lo scopo di migliorare l’interazione e la cooperazione, e promuovere così i propri prodotti alimentari all’estero. L’associazione delle Nazioni del Sud-est Asiatico (ASEAN) rappresenta il più promettente progetto di integrazione regionale nell’area Asia Pacifico. Nelle attuali dinamiche politiche ed economiche globali, i dieci paesi membri (Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malesia, Myamar, Singapore, Thailandia e Vietnam) contano quasi il 9% della popolazione mondiale con un PIL complessivo di circa 3.000 miliardi di euro, vale a dire complessivamente la quinta economia a livello globale, e assumono una crescente importanza anche per i nostri interessi nazionali. Tant’è che l’italia, attraverso il Ministero degli Esteri, si è candidata e ha recentemente ottenuto il riconoscimento di Partner di Sviluppo dell’organizzazione, in modo da poter meglio favorire le nostre aziende interessate a quei mercati. Nell’epoca del Covid i settori del commercio e del turismo vivono grandi difficoltà e, così, per rilanciarli c’è sicuramente bisogno anche di molta comunicazione e public diplomacy. È con questo spirito che nel corso dell’xi Festival della Diplomazia, tenutosi a Roma dal 19 al 30 ottobre scorso, gli Ambasciatori del gruppo Asean a Roma, si sono prestati a partecipare presentando,
ogni giorno alle 13, il proprio Paese anche attraverso una ricetta preparata in diretta in ambasciata. Hanno iniziato le Filippine che, attraverso l’ambasciatore in Italia, Domingo P. Nolasco, hanno raccontato la ricetta che più rappresenta il loro Paese: il Pansit Bihon Guisado. Il pansit, come ha spiegato l’ambasciatore, è un piatto di spaghetti, in oriente noti come noodles, al quale può essere aggiunta una varietà di ingredienti che differiscono, la maggior parte delle volte, dalla sola collocazione geografica di chi lo cucina; è infatti sufficiente passare da una provincia all’altra o addirittura da un quartiere all’altro di una città per trovare condimenti diversi. Altro appuntamento culinario del Festival è stata la preparazione del Gado Gado Indonesiano. L’ambasciatrice Estì Andayani, dalle sale dell’ambasciata d’indonesia a Roma, ha illustrato questo piatto caratteristico della cucina del suo Paese: una ricca insalata di verdure bollite, con numerosi ingredienti
che riescono a sposarsi gli uni con gli altri restituendo, a chi la consuma, un mix di gusti naturali che, metaforicamente, richiamano la multiculturalità dell’arcipelago indonesiano. La ricetta del Myanmar, come ha ben spiegato l’ambasciatrice in Italia, Hmway Hmway Khyne, vuole ricordare che questa regione dell’asia, per il suo posizionamento geografico, è il punto d’incontro di diverse culture e tradizioni culinarie: Cina, India e Sud-est asiatico. Il piatto proposto si chiama Mont Hin Gar, ed è ricco d’ingredienti diversi (pesce, uova, verdure, spezie) che rimandano a luoghi e tradizioni molto diversi fra loro. L’ambasciatore malese, Dato’ Abdul Malik Melvin Castelino, ha offerto al pubblico italiano la ricetta del Chicken Satay with peanut souce, piatto tipico della sua terra, a base di pollo. Per ammissione del diplomatico, rappresenta la firma della ristorazione malese, tant’è che è stato scelto anche per i voli della compagnia aerea di bandiera, la Malaysian airlines. Dall’ambasciata vietnamita di Roma è arrivato un piatto molto noto, gli Spring Rolls, veramente buoni ma - attenzione - diversi dalla più nota versione cinese. L’ambasciatrice Nguyên Thi Bich Huê ha tenuto a spiegare che la cucina vietnamita oltre che essere gustosa è anche salutare, perché si basa su ingredienti poveri, senza l’utilizzo di eccessive dosi di spezie. L’ultimo contributo al programma “A pranzo con l’ambasciatore” è venuto dal Regno di Thailandia, con l’ambasciatore Chirdchu Raktabutr, che ha chiuso l’appuntamento con la Food Diplomacy presentando il Tom Kha Gai, una zuppa di latte di cocco preparata con pollo e spezie, adatta anche alla stagione estiva. Tutte le ricette sono facilmente realizzabili ma hanno bisogno di un pizzico di curiosità e di interesse a esplorare cucine diverse da quelle abituali delle nostre tavole. È evidente come, per poter replicare queste pietanze, sia necessario reperire gli ingredienti giusti, ma è proprio grazie alla presenza in Italia di molti immigrati e allo scambio culturale e alle ottime relazioni instaturate con questi paesi dall’italia, prima ancora di diventare Partner commerciale, che in tantissime città siano stati aperti molti negozi e market nei quale si possono facilmente reperire cibi e spezie da tutto il mondo. In sintesi, lo scopo del programma inserito