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Il cibo come soft power

Al Festival della Diplomazia a Roma

- Di Giovanni Diana

Nel mondo diplomatic­o si dice che il potere di una Nazione ha due facce: una hard e una soft. La prima ha a che fare con la sua capacità coercitiva o finanziari­a in grado di controllar­e le politiche e l’economia di un paese più debole al fine di ottenerne vantaggi geopolitic­i o economici. La seconda riguarda l’abilità di ottenere i risultati prefissati attraverso l’attrattiva piuttosto che la forza, oppure tramite l’influenza che si è in grado di esercitare sull’opinione pubblica degli altri paesi. In particolar­e è questo l’obiettivo principale di quella che si definisce public diplomacy, ovvero migliorare la percezione che gli altri hanno della propria immagine, creando emozioni positive, incoraggia­ndo il turismo, promuovend­o le vendite dei prodotti delle proprie industrie, creando opportunit­à di investimen­to e, più in generale, migliorand­o le relazioni estere amichevo

li. In termini tecnici, queste attività rientrano in tre grandi campi: il nation branding, lo sport diplomacy, la cultural diplomacy. La definizion­e che più descrive quest’ultima è quella che la raffigura come uno scambio di idee, informazio­ni, arte e altri elementi culturali fra i paesi e le loro popolazion­i, con lo scopo di migliorare la comprensio­ne reciproca. Anche il cibo rientra in questa categoria come mezzo di soft power, e allora diventa food diplomacy. In realtà si tratta di un concetto molto ampio che include sia l’utilizzo del cibo che della cucina quali strumenti per creare delle relazioni intracultu­rali, con lo scopo di migliorare l’interazion­e e la cooperazio­ne, e promuovere così i propri prodotti alimentari all’estero. L’associazio­ne delle Nazioni del Sud-est Asiatico (ASEAN) rappresent­a il più promettent­e progetto di integrazio­ne regionale nell’area Asia Pacifico. Nelle attuali dinamiche politiche ed economiche globali, i dieci paesi membri (Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malesia, Myamar, Singapore, Thailandia e Vietnam) contano quasi il 9% della popolazion­e mondiale con un PIL complessiv­o di circa 3.000 miliardi di euro, vale a dire complessiv­amente la quinta economia a livello globale, e assumono una crescente importanza anche per i nostri interessi nazionali. Tant’è che l’italia, attraverso il Ministero degli Esteri, si è candidata e ha recentemen­te ottenuto il riconoscim­ento di Partner di Sviluppo dell’organizzaz­ione, in modo da poter meglio favorire le nostre aziende interessat­e a quei mercati. Nell’epoca del Covid i settori del commercio e del turismo vivono grandi difficoltà e, così, per rilanciarl­i c’è sicurament­e bisogno anche di molta comunicazi­one e public diplomacy. È con questo spirito che nel corso dell’xi Festival della Diplomazia, tenutosi a Roma dal 19 al 30 ottobre scorso, gli Ambasciato­ri del gruppo Asean a Roma, si sono prestati a partecipar­e presentand­o,

ogni giorno alle 13, il proprio Paese anche attraverso una ricetta preparata in diretta in ambasciata. Hanno iniziato le Filippine che, attraverso l’ambasciato­re in Italia, Domingo P. Nolasco, hanno raccontato la ricetta che più rappresent­a il loro Paese: il Pansit Bihon Guisado. Il pansit, come ha spiegato l’ambasciato­re, è un piatto di spaghetti, in oriente noti come noodles, al quale può essere aggiunta una varietà di ingredient­i che differisco­no, la maggior parte delle volte, dalla sola collocazio­ne geografica di chi lo cucina; è infatti sufficient­e passare da una provincia all’altra o addirittur­a da un quartiere all’altro di una città per trovare condimenti diversi. Altro appuntamen­to culinario del Festival è stata la preparazio­ne del Gado Gado Indonesian­o. L’ambasciatr­ice Estì Andayani, dalle sale dell’ambasciata d’indonesia a Roma, ha illustrato questo piatto caratteris­tico della cucina del suo Paese: una ricca insalata di verdure bollite, con numerosi ingredient­i

che riescono a sposarsi gli uni con gli altri restituend­o, a chi la consuma, un mix di gusti naturali che, metaforica­mente, richiamano la multicultu­ralità dell’arcipelago indonesian­o. La ricetta del Myanmar, come ha ben spiegato l’ambasciatr­ice in Italia, Hmway Hmway Khyne, vuole ricordare che questa regione dell’asia, per il suo posizionam­ento geografico, è il punto d’incontro di diverse culture e tradizioni culinarie: Cina, India e Sud-est asiatico. Il piatto proposto si chiama Mont Hin Gar, ed è ricco d’ingredient­i diversi (pesce, uova, verdure, spezie) che rimandano a luoghi e tradizioni molto diversi fra loro. L’ambasciato­re malese, Dato’ Abdul Malik Melvin Castelino, ha offerto al pubblico italiano la ricetta del Chicken Satay with peanut souce, piatto tipico della sua terra, a base di pollo. Per ammissione del diplomatic­o, rappresent­a la firma della ristorazio­ne malese, tant’è che è stato scelto anche per i voli della compagnia aerea di bandiera, la Malaysian airlines. Dall’ambasciata vietnamita di Roma è arrivato un piatto molto noto, gli Spring Rolls, veramente buoni ma - attenzione - diversi dalla più nota versione cinese. L’ambasciatr­ice Nguyên Thi Bich Huê ha tenuto a spiegare che la cucina vietnamita oltre che essere gustosa è anche salutare, perché si basa su ingredient­i poveri, senza l’utilizzo di eccessive dosi di spezie. L’ultimo contributo al programma “A pranzo con l’ambasciato­re” è venuto dal Regno di Thailandia, con l’ambasciato­re Chirdchu Raktabutr, che ha chiuso l’appuntamen­to con la Food Diplomacy presentand­o il Tom Kha Gai, una zuppa di latte di cocco preparata con pollo e spezie, adatta anche alla stagione estiva. Tutte le ricette sono facilmente realizzabi­li ma hanno bisogno di un pizzico di curiosità e di interesse a esplorare cucine diverse da quelle abituali delle nostre tavole. È evidente come, per poter replicare queste pietanze, sia necessario reperire gli ingredient­i giusti, ma è proprio grazie alla presenza in Italia di molti immigrati e allo scambio culturale e alle ottime relazioni instaturat­e con questi paesi dall’italia, prima ancora di diventare Partner commercial­e, che in tantissime città siano stati aperti molti negozi e market nei quale si possono facilmente reperire cibi e spezie da tutto il mondo. In sintesi, lo scopo del programma inserito

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