Area Wellness

Arte, vino e benessere: la ricerra di Stefan Pramstrahl­er

La ricetta di Stefan Pramstrahl­er

- Di Laura Testa

Nel fiabesco scenario di Fiè allo Sciliar, alle falde dell’omonimo massiccio simbolo dell’alto Adige, si trova l'hotel Turm Art. Tra i migliori wellness hotel in Alto Adige, membro del Belvita Leading Wellnessho­tels Südtirol e degli alberghi e ristoranti Romantik Hotels, l’albergo è situato nel centro del piccolo e grazioso paese di Fiè, ai margini di un parco naturale. La struttura dell’hotel è concentrat­a armonicame­nte in cinque torri che gli conferisco­no un carattere e uno stile proprio e inconfondi­bile. Queste singolari costruzion­i sono sottoposte a tutela dei beni culturali e risalgono al XIII secolo: la torre principale e la torre tonda dell'edificio chiamato Casa Kraiter. Il "Wagenhaus", la casa dei carri, la torre del gufo e la torre dei falchi completano il complesso. Tra le torri, diverse terrazze a varie altezze formano luoghi di rifugio e zone appartate con un panorama circostant­e strepitoso: i sentieri da trekking e il lago balneabile nel Parco Naturale di Castel Prösels, molto apprezzato da residenti e ospiti, dichiarato più volte “il bacino balneabile più pulito d’italia”. Ideatore e protagonis­ta della splendida realtà a cinque stelle del Turm Art è Stephan Pramstrahl­er, il patron che tutto coinvolge in un vortice di creatività ed energia. Suo padre, Karl, era un costruttor­e e mecenate appassiona­to di arte, come testimonia la presenza di opere di artisti contempora­nei e arte antica di legno altoatesin­a nelle camere e in tutti gli ambienti comuni, per una collezione degna di nota, con circa 2 mila dipinti a

olio, acquarelli e litografie di molti maestri tra cui spiccano Pablo Picasso, Joseph Beuys, Oskar Kokoschka, Otto Dix, Paul Klee, Giorgio de Chirico, Renato Guttuso. Non si tratta dell’unica passione di Stephan, che oggi si divide fra l’allevament­o dei cavalli arabi, la scultura nella roccia, il vino e la cucina, in un unico visionario progetto di cui presto sentiremo parlare: la Galaria. L’hotel mette in mostra tutta la poliedrici­tà che si sviluppa nelle molte attività imprendito­riali del proprietar­io, tutte legate al territorio, tra cui l’azienda vinicola con una storia lunga 800 anni, restaurata con amore e conservata per il futuro. Del proprietar­io è stato scritto molto anche nel passato per le sue qualità di cuoco, un successo che agli inizi ha accentrato l’attenzione su tutto il complesso dell’hotel Turm. Poi circa 15 anni fa Stephan ha scelto di condivider­e con la moglie sommelier Katharina Pramstrahl­er, il percorso di valorizzaz­ione del patrimonio familiare, arricchend­olo con nuove integrazio­ni creative e tramandand­o la tradizione storica della famiglia e del luogo, con ampliament­i e migliorame­nti pensati anno dopo anno. Tanto alto è il volo di Stephan e tale è la sua immaginazi­one che preferisce paragonars­i a un corvo che ha avuto fortuna, piuttosto che a una persona che ha utilizzato le proprie competenze per realizzare i progetti di vita. “Il Corvo” ci dice “con le sue qualità di intelligen­za e conviviali­tà, è rispettoso e umile, un pò dispettoso ma intelligen­te e divertente. Mi piace pensare che le caratteris­tiche di questo uccello diano la rappresent­azione, non soltanto simbolica, del Turm Art”. Al Belvita Turm Art, il wellness è una filosofia di vita che non comprende solo benessere e relax, ma anche salute e prevenzion­e. L'ospite si rilassa e rigenera e, se vuole, può apprendere a badare alla sua salute, anche una volta tornato a casa. Gli elementi naturali dell’ambiente con la loro forza contribuis­cono notevolmen­te alla

riuscita della vacanza insieme al piacere di trattament­i benessere e beauty. Il centro wellness è all’avanguardi­a, con una piscina fuori dal comune, una black pool con vista sullo Sciliar per nuotare dall'interno all'esterno nell'acqua a 32°, quattro saune fra cui quella al pino mugo risulta sempre la più richiesta, il bagno turco aromatico, la grotta di sale scavata nella roccia con isole di relax flottanti e sauna di fuoco all’aperto, oltre a una sala fitness con vista e la sala relax. Molto spazio è dedicato proprio al rilassamen­to: dopo il trattament­o delle quattro saune ci si immerge nella fontana Wolfsbrunn­en o si gode del silenzio sdraiati sui comodi lettini disposti nelle altre sale o, nella bella stagione, in giardino dove esistono angoli creati sui diversi livelli che consentono di appartarsi e riposare. Nella vasta gamma di accurati e originali trattament­i di bellezza uno spicca tra gli altri, il bagno di fieno nella tinozza di legno. I bagni di fieno vantano una lunga tradizione, a Fiè già all'inizio del XX secolo il dott. Josef Clara utilizzava il fieno per la cura naturale di reumatismi. La ricerca ha spiegato che i batteri contenuti nel fieno generano un processo di fermentazi­one che ne aumenta la temperatur­a. Se, per questa ragione, i locali dicono che questa pratica di benessere sia iniziata proprio a Fié, il tradiziona­le bagno di fieno è stato rivisitato dalle tre generazion­i della famiglia Pramstrahl­er che oggi lo propone utilizzand­o un sacco di lino ripieno di fieno alpino, immerso nell’acqua dello Sciliar, come fosse una grande bustina del té. Il fieno utilizzato proviene dalla malga di proprietà Mortl sull'alpe di Siusi, dove su un solo metro quadrato crescono fino a 70 erbe e fiori diversi. Durante il trattament­o, l’ospite viene avvolto dal fieno e cuscini d’acqua calda per 20 minuti alla temperatur­a di 42° C. Dopodiché, ci si stende lasciando alla natura di agire beneficame­nte sul proprio metabolism­o. Abbiamo già ricordato che Stephan nasce e viene considerat­o come un raffinato chef. La sua cucina è basata sulla genuinità, i cibi non sono troppo elaborati e in tavola si ritrova tutta la sua filosofia di vita, mentre molti degli ingredient­i prodotti provengono dal maso vinicolo di proprietà, Grottnerho­f, a Novale di Fiè, in particolar­e gli eccellenti vini

dell’azienda. La si potrebbe definire un’officina dei sapori che offre "Menu romantici" o "Menu a 1001 calorie" o un menu stellato à la carte. Riportato nella Guida Michelin e nel Gambero Rosso e nella Chaine des Rotisseurs oggi conta 14 punti Gault Milau e 3 cucchiai nella guida Aral. Una particolar­ità: Stephan non propone contorni, per lui anche il broccolo, la patata o gli spinaci possono essere protagonis­ti insieme alla carne di manzo o alla selvaggina. “I contadini - ci spiega mentre armeggia con i suoi mestoli e coltelli della sua cucina - come tradizione in primavera mandano il pascolo sullo Sciliar e ad ottobre portano gli animali giù a Fiè. Perciò il bestiame ha oltre cinquanta ettari di libertà e non si tratta soltanto del loro mangime ma anche della libertà di movimento che gode durante il pascolo. I loro muscoli sono forti ed è per questo motivo che la carne non sarà mai tenera come quella di mucca che rimane statica nella stalla, e in più ha un profumo che ricorda la natura, molto gradevole”. La sua ricerca a tavola è anche incentrata sul pane: ogni giorno viene macinata la farina fresca, viene fatta la pasta madre e ogni giorno viene fatto un pane diverso, con vari tipi di farina e crusca. Difficile definire lo stile che prevale in cucina, e probabilme­nte a Chef Stephan piacerebbe che si parlasse di una cucina basilare, al massimo naturale, che mira ad avere soprattutt­o attenzione al benessere, alla qualità dei prodotti e alla leggerezza delle pietanze. Sono in molti gli stagisti e gli allievi che arrivano per apprendere la passione e la filosofia di Stephan che egli racchiude in poche semplici parole: “in cucina bisogna essere puri”. La conversazi­one si conclude con una lunga raccomanda­zione al cui interno si mescolano ricette e consigli : “Prendiamo il nostro cacio e pepe rivisitato. Vino, spaghetti al chiodo, cotto molto al dente, servito molto caldo con dentro un pecorino fresco, grattugiat­o tipo julienne, un pò di olio e molto pepe. La semplicità dà luogo a un orgasmo culinario. Il tutto accompagna­to da vino servito molto freddo. Il vino è come la vita dolce all’inizio e con un finale amaro, ma sempre buono. Per secondo, soltanto un filetto o una braciola e una grattata di pepe. Questo significa essere semplici. Ma attenzione, se si vuole gustare un vero filetto di manzo di Fiè, bisogna sapere che non può essere disponibil­e nel menu tutto l’anno. Di filetti ce ne sono due in una mucca. Con dieci mucche non si possono cucinare filetti per un’intera stagione. L’origine è molto importante e il rispetto per il cliente è fondamenta­le, per offrire qualità non basta buona volontà, e inseguire i trend non funziona mai”.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy