LE SOLUZIONI
Divieti o una nuova selezione?
Il problema è serio, come abbiamo capito grazie alla dottoressa Perego: migliaia di cani e gatti si trovano in condizioni di salute precaria, hanno una bassa qualità della vita e spesso muoiono presto. Certo, non mancano esempi di longevità notevole neppure tra i brachicefali, per fortuna, ma non è una buona ragione per condannarne altri a una fine prematura tra tante sofferenze. Le strade disponibili per affrontare la cosa sono due: o vietare di allevare queste razze e altre analoghe che dovessero essere selezionate un domani, oppure adottare criteri di selezione diversi che riducano al massimo l’entità dei problemi di salute elencati. E qui la scelta è complessa, perché da un lato l’etica porta verso la prima soluzione, ma dall’altro lato va tenuto in conto che, secondo alcuni, questi cani e gatti rappresentano “un patrimonio della cinofilia e della gattofilia” di cui non sarebbe giusto privarsi. Si può essere d’accordo, ma allora che cambino drasticamente le scelte di selezione, mirando al benessere e non alla caricaturizzazione delle razze di cani e di gatti per venire incontro a un pubblico superficiale e ignorante.
Nei Paesi Bassi e in Norvegia la questione è stata affrontata di petto, arrivando a vietare l’allevamento e l’importazione di alcune o di tutte le razze brachicefale, mentre in Gran Bretagna è in atto dal 2018 la campagna BreedToBreathe (traducibile come “allevare per respirare”), promossa dall’associazione nazionale dei veterinari BVA, ma con scarso successo, evidentemente, considerato che nel 2022 il Bouledogue, una della razze più colpite da questi problemi, ha fatto registrare Oltremanica la bellezza di 42mila cuccioli, quasi quanto il Labrador, da sempre al vertice della cinofilia inglese. In Italia una proposta di legge sull'argomento giace dimenticata in Parlamento dal 2020 e la questione non sembra all’ordine del giorno. Questo nonostante le campagne di sensibilizzazione, la più recente quella promossa dall’organizzazione animalista Save the dogs and other animals, siano frequenti anche nel nostro Paese.
Una proposta di legge sulla questione giace ignorata in Parlamento ormai dal 2020...
Un aspetto non sempre considerato quando si parla delle razze canine brachicefale è quello legato ai momenti attivi della loro vita: quindi gioco, percorsi educativi e, perché no, eventuali attività sportive. «Anche i brachicefali sono cani», spiega l’educatore cinofilo Andrea Comini, «quindi animali sociali, intelligenti, collaborativi e spesso sorprendenti. Naturalmente, bisogna tenere conto delle caratteristiche di selezione e di quelle individuali, e del livello di maturità. In genere, rispetto ad altre tipologie molti brachicefali hanno tempi di concentrazione più brevi ed è fondamentale rispettarli, interrompendo l’insegnamento non appena mostrano segnali di stanchezza mentale, e lasciarli riposare o svagare, per riprendere successivamente. In caso contrario, si rischia la “chiusura mentale”. Non bisogna avere fretta, i tempi si allungheranno lavorando. Molto importante anche rispettare le esigenze fisiologiche: il caldo è il nemico mortale di questi cani, per le note ragioni, quindi nei mesi caldi massima cautela, nessuna attività dinamica e accessori refrigeranti e piscinette sempre a portata di zampa!». E le attività più adatte quali sono? «Rally Obedience, Obedience e lavoro olfattivo sono tutte perfette per i nostri amici dal muso corto, anche se ricordo con immutato stupore un Bulldog Inglese che anni or sono faceva sfracelli in Agility... ma personalmente non correrei il rischio». ➥
Non bisogna stressarli inutilmente con lunghe sessioni di lavoro e quando fa caldo, massima cautela!