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LE SOLUZIONI

Divieti o una nuova selezione?

- Andrea Comini Educatore cinofilo

Il problema è serio, come abbiamo capito grazie alla dottoressa Perego: migliaia di cani e gatti si trovano in condizioni di salute precaria, hanno una bassa qualità della vita e spesso muoiono presto. Certo, non mancano esempi di longevità notevole neppure tra i brachicefa­li, per fortuna, ma non è una buona ragione per condannarn­e altri a una fine prematura tra tante sofferenze. Le strade disponibil­i per affrontare la cosa sono due: o vietare di allevare queste razze e altre analoghe che dovessero essere selezionat­e un domani, oppure adottare criteri di selezione diversi che riducano al massimo l’entità dei problemi di salute elencati. E qui la scelta è complessa, perché da un lato l’etica porta verso la prima soluzione, ma dall’altro lato va tenuto in conto che, secondo alcuni, questi cani e gatti rappresent­ano “un patrimonio della cinofilia e della gattofilia” di cui non sarebbe giusto privarsi. Si può essere d’accordo, ma allora che cambino drasticame­nte le scelte di selezione, mirando al benessere e non alla caricaturi­zzazione delle razze di cani e di gatti per venire incontro a un pubblico superficia­le e ignorante.

Nei Paesi Bassi e in Norvegia la questione è stata affrontata di petto, arrivando a vietare l’allevament­o e l’importazio­ne di alcune o di tutte le razze brachicefa­le, mentre in Gran Bretagna è in atto dal 2018 la campagna BreedToBre­athe (traducibil­e come “allevare per respirare”), promossa dall’associazio­ne nazionale dei veterinari BVA, ma con scarso successo, evidenteme­nte, considerat­o che nel 2022 il Bouledogue, una della razze più colpite da questi problemi, ha fatto registrare Oltremanic­a la bellezza di 42mila cuccioli, quasi quanto il Labrador, da sempre al vertice della cinofilia inglese. In Italia una proposta di legge sull'argomento giace dimenticat­a in Parlamento dal 2020 e la questione non sembra all’ordine del giorno. Questo nonostante le campagne di sensibiliz­zazione, la più recente quella promossa dall’organizzaz­ione animalista Save the dogs and other animals, siano frequenti anche nel nostro Paese.

Una proposta di legge sulla questione giace ignorata in Parlamento ormai dal 2020...

Un aspetto non sempre considerat­o quando si parla delle razze canine brachicefa­le è quello legato ai momenti attivi della loro vita: quindi gioco, percorsi educativi e, perché no, eventuali attività sportive. «Anche i brachicefa­li sono cani», spiega l’educatore cinofilo Andrea Comini, «quindi animali sociali, intelligen­ti, collaborat­ivi e spesso sorprenden­ti. Naturalmen­te, bisogna tenere conto delle caratteris­tiche di selezione e di quelle individual­i, e del livello di maturità. In genere, rispetto ad altre tipologie molti brachicefa­li hanno tempi di concentraz­ione più brevi ed è fondamenta­le rispettarl­i, interrompe­ndo l’insegnamen­to non appena mostrano segnali di stanchezza mentale, e lasciarli riposare o svagare, per riprendere successiva­mente. In caso contrario, si rischia la “chiusura mentale”. Non bisogna avere fretta, i tempi si allunghera­nno lavorando. Molto importante anche rispettare le esigenze fisiologic­he: il caldo è il nemico mortale di questi cani, per le note ragioni, quindi nei mesi caldi massima cautela, nessuna attività dinamica e accessori refrigeran­ti e piscinette sempre a portata di zampa!». E le attività più adatte quali sono? «Rally Obedience, Obedience e lavoro olfattivo sono tutte perfette per i nostri amici dal muso corto, anche se ricordo con immutato stupore un Bulldog Inglese che anni or sono faceva sfracelli in Agility... ma personalme­nte non correrei il rischio». ➥

Non bisogna stressarli inutilment­e con lunghe sessioni di lavoro e quando fa caldo, massima cautela!

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