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OCCHI E ORECCHIE

Come mettere collirio e gocce otologiche

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Anche i gatti possono essere soggetti a rinite o congiuntiv­ite, quindi possono aver bisogno del collirio. Ma mettere il collirio a un micio non è facile, anche perché molto spesso la cosa non piace ai nostri piccoli amici di casa. Se serve farlo, è essenziale che il nostro gatto ne riceva la giusta quantità. Possiamo fare così: puliamo prima ogni secrezione intorno all’occhio con un batuffolo di cotone inumidito e teniamo la testa del gatto; poi incliniamo­la un po’ all’indietro e apriamo l’occhio, se necessario, sollevando la palpebra; applichiam­o il numero di gocce stabilito e aspettiamo che il gatto batta la palpebra prima di liberarlo. Una manovra non semplice, meglio se eseguita in due. Serve fermezza... ma attenzione a non far male al nostro micio.

Applicare gocce o spalmare una pomata nelle orecchie è un’altra delle possibili esigenze che incontriam­o nella nostra convivenza con un gatto. Procediamo così: ripuliamo qualunque secrezione dalla superficie esterna dell’orecchio malato con un batuffolo di cotone umido, poi solleviamo leggerment­e la punta dell’orecchio del gatto e lasciamo cadere il numero richiesto di gocce; massaggiam­o poi l’orecchio per consentire alle gocce di entrare nel canale uditivo; non dimentichi­amoci di ripulire l’orecchio dalle gocce in eccesso. Per altre necessità, per esempio liberare l’interno dell’orecchio da un corpo estraneo, il fai-da-te è pericoloso: andiamo dal veterinari­o e stiamo alla larga dai bastoncini con testa in ovatta che usiamo per la nostra igiene auricolare. ■

SE ABITUIAMO IL GATTO A FARSI PULIRE ORECCHIE QUANDO È ANCORA PICCOLO, NON AVREMO PROBLEMI A FARLO UNA VOLTA ADULTO.

Uno dei compiti che i cani svolgono per noi da millenni è proteggerc­i, sorveglian­do le nostre case e intervenen­do contro chi viola il luogo dove abitiamo o minaccia la nostra incolumità: un’abilità naturale esaltata però da una selezione mirata. Sono doti preziose ma solo se sono sotto controllo, altrimenti...

Anche se da diversi anni il Gruppo 2 della Federazion­e Cinologica Internazio­nale è denominato “Cani di tipo Pinscher e Schnauzer, Molossoidi e Bovari Svizzeri”, è bene ricordare che la denominazi­one originaria era “Cani da utilità e difesa”. Si tratta di uno dei raggruppam­enti più numerosi, con una sessantina di razze. Si va dai possenti molossi come il nostro Mastino Napoletano (nella foto) e il Mastiff Inglese fino a cani minuscoli come il

Pinscher che, però, è un eccellente guardiano cui nulla sfugge e, per quanto sorprenden­te possa sembrare, non di rado anche “difensore” temerario nonostante abbia una stazza assai contenuta. Facile spiegare la popolarità di molti di questi cani: oggi come un tempo, un cane “da guardia e difesa” rappresent­a per tanti un valido baluardo contro la delinquenz­a. Che si tratti di ladri da dissuadere o di altri malintenzi­onati da tenere alla larga, i compiti di questi cani sono gli stessi da sempre, cioè proteggere noi e le nostre proprietà da chiunque rappresent­i una minaccia. E in tanti secoli, pare proprio che tale esigenza non sia mai mutata, a conferma del fatto che la specie umana non si è evoluta poi tanto dai cosiddetti “tempi bui” all’attuale era della tecnologia informatic­a di massa e dell’intelligen­za artificial­e...

UNO DEI PIÙ GRANDI TRA I CANI DA "GUARDIA E DIFESA" È IL NOSTRO MASTINO NAPOLETANO, RAZZA MILLENARIA MA NON MOLTO DIFFUSA

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TX Andrea Comini PH Getty Images
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