Lo sviluppo della 1911 Government, il fascino dell’acciaio
Nonostante la diffusione e il successo delle striker polimeriche, c’è chi ancora subisce il fascino delle pistole tutte in acciaio e, tra queste, la parte del leone è sicuramente svolta dalle varie “System Colt”, ossia dalle 1911 e derivate
ll progetto della Government 1911, come noto e come dice la stessa sigla, risale a oltre cento anni fa, centodieci per la precisione, ed è rimasto praticamente immutato per decenni mantenendosi sempre sulla cresta dell’onda. Solo a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso sono apparse piccole modifiche che lo hanno reso più efficiente ed ergonomico, come mire più fruibili, finestre di espulsione maggiorate, slitte picatinny, sicure dorsali a coda di castoro e così via: in definitiva tra una 1911A1 militare e una moderna “System Colt” ci sono notevoli differenze, anche se il progetto di base rimane lo stesso. Ancora oggi, nonostante la massiccia diffusione dei modelli “modernizzati”, sono disponibili pistole simili alle originali che ripropongono la configurazione della 1911A1 militare e delle similari versioni destinate al mercato civile, per anni prodotte solo dalla Colt. Oggi le armi su meccanica 1911 sono realizzate sotto decine di marchi e in tutte le parti del mondo e in questo vasto mercato di “clonatori” è possibile trovare modelli base, spesso solo versioni molto economiche e prive di quel “fascino” che solo le cose autentiche possiedono.
Per fortuna, però, la Colt stessa ha a listino ancora oggi modelli identici o simili a quelli commercializzati negli
anni Settanta, identificati semplicemente come “Government”, modelli che possono interessare chi desideri rivivere il fascino di queste pistole, vecchie ma mai passate di moda.
La storia
Ripercorriamo brevemente le tappe che hanno segnato lo sviluppo della 1911 Government e della sua cartuccia .45 Acp. Tutto ha origine nel 1899 nelle Filippine, quando le truppe americane si trovano a dover affrontare i “Moros Juramentados”, guerrieri suicidi di religione islamica che si gettavano contro i bianchi, considerati invasori, carichi di droghe eccitanti e protetti solo da strette fasciature che potevano rallentare la perdita di sangue derivante da ferite anche gravi quel tanto che bastava per arrivare ad affettare il malcapitato. A corta distanza, contro questi guerriglieri, i soldati americani potevano utilizzare gli allora nuovissimi revolver a doppia azione camerati per il .38 Long, l’antenato del .38 Special e di questo molto meno performante: anche colpiti da tutti i proiettili, i Juramentados avevano tutto il tempo di finire il proprio lavoro. Da qui l’esigenza di progettare armi e munizioni adeguate, mentre nel frattempo venivano rispolverati i vecchi Single Action in .45 “long” Colt ancora presenti negli arsenali. Gli studi portarono alla messa a punto della cartuccia .45 Acp e all’adozione della pistola semiautomatica progettata da John M. Browning: la Colt 1911, così denominata dall’anno di adozione, che si dimostrò affidabile e potente e fu l’arma principale degli americani durante la Prima guerra mondiale, affiancata dai revolver Mod. 1917 di Colt e Smith & Wesson, camerati per la stessa .45 Acp. Pur essendo un validissimo progetto, la pistola presentava alcuni problemi ergonomici come il grilletto non facilmente raggiungibile da chi aveva mani piccole e la cresta del cane che superava la
parte superiore della sicura dorsale e poteva pizzicare la mano del tiratore: nel 1924 questi “difetti” vennero superati, dando vita alla nuova ordinanza 1911A1 che rimase immutata fino alla sua sostituzione con la Beretta M9 nel 1985.
Sulla A1 venne accorciato il grilletto che ora era più facilmente raggiungibile anche grazie a sgusci laterali, venne accorciata la cresta del cane, allungata la sicura dorsale e il mainspring housing divenne curvo, in modo da meglio riempire la mano ed evitare che la pistola tendesse a puntare in basso. Le prestazioni del binomio 1911A1 - .45 Acp divennero leggendarie e permisero un buon successo anche sul mercato civile, dove la Colt proponeva la stessa pistola sotto il nome di “Government”. Per decenni la Colt è stata l’unica produttrice della 1911A1 per il mercato civile, mentre per i militari è noto che altre aziende vennero incaricate della sua costruzione (Remington Rand, Ithaca, “Swisswale”, Singer): nonostante tutta la fama di affidabilità e potenza, però, dopo la guerra la diffusione tra forze di polizia e civili non era molto elevata sia per la predilezione nazionale per il revolver sia per il pregiudizio che tutte le pistole semiauto mostrassero una certa propensione agli inceppamenti. Poi, grazie alle idee del colonnello Jeff Cooper, arrivò il “tiro dinamico”, disciplina che sembrava pensata proprio per la 1911: non solo la richiesta di armi crebbe notevolmente, ma addirittura altre aziende si misero a produrre “cloni” della pistola di Colt, alcuni veramente “miserevoli”, altri, invece, superiori agli originali sotto vari aspetti. Tra l’altro, la stessa Colt aveva messo mano al vecchio progetto e aveva apportato modifiche tese a incrementare la precisione della pistola: i nuovi allestimenti erano denominati Mark IV Series 70 e vedevano migliorate le mire e ridotte le tolleranze,
ma il principale “gadget” era il bushing anteriore elastico, in modo da trattenere la canna senza giochi e permettere il suo esatto riposizionamento a ogni ciclo.
Allo scopo il bushing non aveva un corpo semplicemente cilindrico ma presentava quattro rebbi elastici che stringevano senza alcun gioco la canna. Dato che il sistema Browning prevede che la canna si debba abbassare, i rebbi dovevano appunto essere elastici, il che mal si conciliava con la robustezza richiesta: in pratica si ebbero ben presto rotture dei rebbi stessi che finivano all’interno dell’arma provocando danni e inceppamenti, per cui pian piano si tornò al vecchio bushing intero, stavolta però, realizzato con tolleranze ridotte in modo da preservare la precisione. Negli anni ’80, la Colt decise di implementare un sistema di sicurezza automatica al percussore, caratteristica che ormai era diventata un must per le pistole moderne ed era addirittura obbligatoria in alcuni Stati: nonostante avesse in precedenza realizzato armi con la sicura Swartz, quella attivata dalla leva dorsale e ripresa in seguito da Kimber, Colt decise di utilizzare un leveraggio di sicura mosso dal grilletto, aprendo la strada a critiche per il presunto aumento del peso di scatto. La nuova famiglia di 1911 venne denominata Mk IV Series 80, ma molti appassionati rimpiangevano la serie precedente, motivo per il quale la Colt decise di proporre anche armi prive della sicura automatica ma che mantenevano le altre novità della serie 80, come la nuova struttura del cane e della monta di sicurezza: tutte queste pistole vennero commercializzate sotto la sigla Series 70; anche se a ben vedere non lo erano a tutti gli effetti, presentando vari aspetti delle “80”. Negli anni, poi, la Colt che ormai era stata di messa in ombra dalla concorrenza, decise di adeguarsi alle richieste del mercato e comparvero varie modifiche, come finestra di espulsione allargata e svasata, mire tattiche, cane a cresta tonda tipo commander e sicura dorsale maggiorata, ma le tolleranze,
leggasi i giochi tra castello e carrello, rimanevano sempre superiori non solo rispetto alle armi “custom” ma anche a quelle di serie di produttori come Kimber, Sti eccetera. Come noto, Colt ha attraversato vari periodi problematici fino alla recente acquisizione da parte di Cz, ma ha sempre potuto giocare la carta del “prodotto originale”: “se non è una Colt, è una copia”, diceva uno degli slogan della ditta di Hartford e accanto ai modelli “modernizzati” ha sempre proposto la versione base, priva di fronzoli e molto simile, per non dire identica, alle armi civili degli anni Sessanta-settanta.
Questi modelli base, definiti “Government Model”, sono ancora oggi presenti nei listini più recenti e in quello attuale, ma qui dobbiamo aprire una parentesi. Avrete notato che anche nel campo delle armi sta succedendo qualcosa simile a quello che avviene nel campo dell’elettronica e di tanti altri settori: ogni pochi mesi compaiono nuovi allestimenti mentre i precedenti vengono abbandonati. Proprio Colt ci pare sia in prima fila in questa “attività”, almeno a vedere la pletora di modelli presentati negli ultimi anni: anche il settore delle “Government” ha visto diversi allestimenti, differenti magari solo per il dorsalino piatto anziché curvo, il tipo di scritte sul carrello o, addirittura, per la struttura del numero di matricola.
In armeria
Passiamo allora a esaminare una recente offerta di Colt incontrata in armeria, ricordando però che al momento sul sito della Casa compare solo un modello similare nella linea “Traditional” caratterizzato dalle scritte “d’epoca”, mentre l’arma che esaminiamo è una Government Serie 70, commercializzata un paio di anni orsono ma, come accennato sopra, sembra che i listini della Colt siano molto “fluidi” e cambino con elevata frequenza. Le differenze esteriori con una Government civile commercializzata negli anni ’70 sono solo nelle mire, ora più rilevate e visibili nonché in finiture più accurate, mentre relativamente alle vecchie armi militari 1911A1 troviamo guancette più sfiziose in legno anziché in materiale sintetico, per di più con le tradizionali “losanghe” intorno alle viti, losanghe che ricordano quelle che erano presenti sulle originali 1911 (senza A1): le Serie 70 di oggi sono decisamente migliori di quelle degli anni ’70, soprattutto
relativamente alle finiture e alle tolleranze e si possono confrontare a testa alta con vari modelli di fascia alta degli altri produttori. La nostra O1970A1CS monta una canna brunita nella zona cilindrica, mentre risulta lucidata in bianco la parte posteriore. E qui c’è una “novità”. Dalla finestra di espulsione si vede la scritta, incisa sulla canna stessa, che riporta il calibro della pistola: niente di nuovo, ovviamente, se non fosse per la dicitura “- COLT 45 AUTO EURO -”, scritta che ha suscitato anche la curiosità di vari forumisti di Oltreoceano che hanno proposto spiegazioni di fantasia, ed errate (vedi riquadro relativo). Altra caratteristica “vintage” dell’arma in esame è la finestra di espulsione dalle dimensioni originali, ossia non allargata né “svasata” posteriormente: nonostante la mancanza di queste caratteristiche abbiamo potuto verificare che la pistola non segna in alcun modo i bossoli, che vengono espulsi con regolarità senza sbattere contro il carrello. Altra caratteristica visibile dall’esterno è che l’imbocco del caricatore è privo di svasatura e il caricatore stesso è quello tipico da sette colpi che si inserisce a filo del castello e riporta su fondello la scritta “Colt 45 Auto” e tanto di cavallino, mentre all’interno troviamo la guida sinistra ininterrotta, come appunto sulle armi originali. Anche la leva della sicura manuale è quella della 1911A1, sicuramente meno comoda di quelle maggiorate oggi molto diffuse e pure il grilletto è pieno e corto, privo dei fori di alleggerimento e del grano di regolazione del retroscatto, così come era sulle armi militari. Il mainspring housing, vale a dire il dorsalino che ospita la molla del cane, è quello arcuato della 1911A1, realizzato in solido acciaio e non in polimero come visto su molte System Colt, e presenta rigature verticali.
La prova
Dei due esemplari presenti in armeria uno è stato subito acquistato e così abbiamo avuto la possibilità di vederlo all’opera e di provarlo. Lo scatto è risultato duro ma non eccessivamente, la precisione si è dimostrata notevole e le mire fruibili e ben regolate: dell’espulsione costante e senza intoppi abbiamo già detto. Unico problema è che, data la forma del cane e della sicura dorsale, l’arma può “mordere”: nonostante le modifiche del 1924, a seconda di come si impugna e della configurazione della mano la pelle può ancora finire tra cane e sperone della sicura. A noi non è successo ma a ben tre tiratori che hanno provato la nuova Government il cane ha dato dei bei “morsi”.