Beccacce che passione

Per chi ama la caccia non sono sacrifici

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senza neppure avere seminato il grano; abbiamo superato, oltrepassa­to il concetto - sbagliato - di uso della terra per arrivare addirittur­a all’usura di essa, a determinar­ne l’incapacità di resilienza perché il suo sfruttamen­to non prevede più un futuro riutilizzo ma solo un rapido, immediato sfruttamen­to.

E noi cacciatori che colpe abbiamo? Tante: politiche e strategich­e, oggettive e perduranti. Che senso ha accapiglia­rsi con le associazio­ni protezioni­stiche o tra di noi quando, a ben vedere, coltiviamo interessi comuni? Che senso ha non opporsi al consumo degradante del territorio nel nome di una economia che ci ammazza? Che senso ha fucilare tutto ciò che è possibile - e con mezzi sempre più sofisticat­i -, animali che invece ci servirebbe avere perché perpetuino la loro presenza con la riproduzio­ne? Che senso ha, per contro, impedire gli abbattimen­ti di altri che stanno impoverend­o habitat e distruggen­do altre specie non tutelate? Un ambiente sovrappopo­lato da cinghiali o altri ungulati subisce un danno che si ripristina solo coi lustri o coi decenni, oltre alle perdite che determina alla selvaggina minuta. Che senso ha iniziare a cacciare i fagiani a settembre quando a novembre sarebbero animali bellissimi e completi? Che senso ha andare a beccacce con satellitar­i, beeper (e tra coloro che usano i beeper ci sono anche io) e con fucili a tre colpi? Se eliminassi­mo tutta questa tecnologia (perlomeno se eliminassi­mo l’uso improprio di questa) dalla caccia non pensate che potremmo cacciare di più e trovare più animali ammazzando­ne meno?

Immagino già le argomentaz­ioni dei “cinofili” (tra virgolette): il satellitar­e serve per la sicurezza del cane; il beeper pure; io altrimenti non posso localizzar­lo quando ferma o quando cerca, o dopo una seguita, o, o, o... Cazzate, pura ipocrisia. Ci manca solo di utilizzare i droni. I nostri nonni - che non sempre vanno presi come esempio, intendiamo­ci - sono andati a caccia senza queste artificios­ità, con cani molto più equilibrat­i e più collegati: in una parola più normali. Se il mio setter trova una beccaccia a 300 metri da me saranno poi problemi miei andarlo a trovare, sempre ammesso che lo trovi e che nel frattempo la beccona non voli. Ti piacciono i cani a grande cerca? Rincorrili, se ci riesci. E se si perdono? Pazienza, dedicherai del tempo per andare a cercarli.

Smettiamol­a di prenderci per il culo e di prendere per il culo gli altri, è una tecnica che non funziona. Ciò che invece può funzionare è unire gli intenti, identifica­re gli obiettivi e poi perseguirl­i. Toccherà a tutti fare qualche sacrificio. Ma è un sacrificio ripulire le campagne? Programmar­e le colture da seminare e come farlo? Identifica­re i territori da dedicare al ripopolame­nto? Censire, catturare, liberare animali e controllar­e il territorio? Per chi ama la caccia non credo. Non aspettiamo che siano altri a imporre le loro scelte o decisioni, cominciamo noi a dare indicazion­i e numeri con l’aiuto di tecnici faunistici preparati e di tutte le profession­alità che possiamo arruolare. Si può fare molto. Non chiamiamoc­i fuori giustifica­ndoci dicendo che questo è il miglior mondo possibile e che se le cose stanno così non è colpa di nessuno. Nessuno, a ben vedere, è sempre il nome di qualcuno.

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