Una discesa costante
La beccaccia è un migratore elusivo, quindi difficile da osservare. La specie non danneggia in alcun modo l’ambiente in cui compie il suo ciclo vitale e tantomeno danneggia le coltivazioni. Parlando chiaro: non dà fastidio a nessuno. Cacciarla con il proprio cane è dunque esclusivamente un piacevole e appassionante svago. A fronte di questa constatazione, in quanto cacciatori responsabili dovremmo prelevare un numero di beccacce tale da poter assicurare alla specie un minimo di stabilità. Non più di questo. In caso contrario saremmo degli irresponsabili e soprattutto saremmo indifendibili; e così facendo, la caccia alla beccaccia verrebbe messa seriamente in pericolo. E se non vogliamo questo, dobbiamo cambiare rotta e in fretta!
Oggi la beccaccia eurasiatica ( Scolopax rusticola) è l’ultimo uccello selvatico cacciabile con effettivi significativi. L’ultimo baluardo della caccia con il cane. In Francia, nonostante le licenze di caccia siano in diminuzione costante da circa quarant’anni, tutto indica che nello stesso arco temporale la pressione venatoria su questa specie è perlomeno rimasta stabile (sempre più cacciatori si dedicano alla caccia a questo scolopacide per le motivazioni poco sopra esposte). E a fronte di questa constatazione anche i prelievi sarebbero dovuti restare stabili. Ma così non è.
Come si può rilevare osservando il grafico pubblicato in queste pagine, i prelievi mostrano una tendenza alla diminuzione di circa 1,2% l’anno da una quarantina d’anni (in totale 50% circa di prelievi in meno dal 1983 a oggi). E considerando che la pressione di caccia sulla specie è rimasta pressoché uguale, il calo dei prelievi conferma il declino del capitale beccaccia e indica che preleviamo sempre troppo in rapporto alla potenzialità riproduttiva della specie. È una constatazione inquietante. Anche in America è stato individuato lo stesso trend. Secondo Ewmrc (Eastern Woodcock Migration Research Cooperative) “la beccaccia americana ( Scolopax minor) è in declino in media di circa 1% l’anno da una cinquantina d’anni”.
Questa tendenza alla diminuzione è preoccupante. Tutte le specie migratrici (allodola, quaglia, alcuni turdidi, tortora) i cui prelievi, in questi ultimi anni, risultano fortemente abbassati, sono in una situazione allarmante. Non c’è quindi alcuna ragione oggettiva per ritenere che la beccaccia non sia già, o non lo sarà a breve termine, nella stessa situazione. Tanto più osservando che, considerando il medesimo arco temporale e le stesse metodologie di stima, i prelievi di colombaccio al contrario restano stabili, come pure le sue popolazioni (con tendenza all’aumento). Costretti a spiegarsi, gli specialisti coinvolti non hanno avuto altro argomento per giustificare il trend in calo della beccaccia se non quello di invocare alcune differenze circa le metodologie utilizzate per le loro ricerche. Chi può crederci? Eppure sarebbe possibile ottenere dati più precisi per mettere meglio a fuoco la situazione. In Francia, infatti, dal 2011 una disposizione ministeriale impone a tutti i cacciatori che praticano la caccia alla beccaccia un apposito tesserino ove segnare i prelievi staccando e applicando un contrassegno su ogni beccaccia presa nel corso della stagione venatoria, con l’obiettivo di conoscere con ragionevole certezza il numero delle beccacce prelevate. A fine stagione, questo carnet deve essere compilato e rinviato (anche in assenza di prelievi) dal cacciatore alla propria federazione dipartimentale. I dati, raccolti ed elaborati dalle stesse federazioni, dovrebbero quindi servire per conoscere l’entità dei prelievi, la loro cronologia e la loro distribuzione. Sempre secondo quanto stabilito dalla disposizione ministeriale, il cacciatore che non rinvia il suo carnet non potrà ottenerlo per la stagione successiva.
Se fosse stata rispettata dalle federazioni di cacciatori, questa prassi avrebbe potuto mettere tutti d’accordo. Invece in dieci anni è stato fatto ben poco. Ecco qualche dato. Al termine della stagione di caccia 2018-2019 è stato restituito solo il 48% dei tesserini e nonostante ciò la maggioranza delle federazioni li ha nuovamente distribuiti per la stagione successiva anche a quei cacciatori che non avevano provveduto alla riconsegna, ma che comunque ne avevano fatto domanda. Detto questo, chi mai ha sentito le associazioni specializzate reclamare semplicemente l’applicazione della legge nell’interesse della beccaccia e del futuro della sua caccia? In diversi casi si è preferito rifugiarsi dietro i valori di indicatori secondari (Ica - indice cinegetico di abbondanza, Ian - indice d’abbondanza notturna, age-ratio, massa ponderale, studio sulle gonadi), sovente ottenuti con protocolli discutibili, non considerando minimamente il trend del numero degli abbattimenti.
Apro una piccola parentesi. Lo studio francese sulle gonadi di beccaccia