L’importanza delle Zac
Se la gestione di istituti faunistici come le Zrv o le Zrc è importante ai fini pratici della caccia, lo è altrettanto ridare dignità e funzionalità ai terreni che ricadono dentro una zona addestramento cani. In questi spazi, infatti, si svilupperanno le attività di addestramento e di allenamento dei nostri ausiliari, fondamentali perché questi possano poi rendere al meglio nel corso della stagione di caccia
Ogni anno, quando volge al termine la stagione di caccia, tutti i cacciatori cinofili iniziano a interrogarsi su dove potranno continuare ad allenare e rifinire quel cucciolone che tanto li ha emozionati nel corso della stagione appena conclusa o dove potranno avviare, con l’arrivo della primavera, quei cuccioli di cinque o sei mesi, futuri compagni di scorribande nel bosco. Chi può non esiterà a portare i propri ausiliari all’estero, allenandoli così su terreni e selvatici veri che non potranno che aumentare l’esperienza delle giovani promesse o mantenere allenato il fisico e il naso dei cani più esperti. Per tutti gli altri cacciatori che per un motivo o per l’altro sono impossibilitati a trasferte di questo genere, impegnative sotto l’aspetto del tempo, delle distanze e talvolta anche dei costi, in primavera comincerà la spasmodica ricerca di zone addestramento cani (Zac) facilmente raggiungibili, dove poter sciogliere e allenare i propri compagni di caccia senza incappare in sanzioni pecuniarie e con la speranza di imbattersi in qualche selvatico che possa mettere in risalto pregi e difetti dei cani su cui si punta per le cacciate future.
Norme nebulose
Confesso che l’idea di scrivere sulle Zac e su quali siano gli aspetti che non possono essere trascurati per farle funzionare al meglio mi si è palesata qualche mese fa quando, tramite alcuni compagni di caccia, ho avuto modo di conoscere e di vedere con quanto impegno e quanta passione un piccolo gruppo di amici cinofili laziali portano avanti la gestione della Zac Monna Pica, situata in un luogo mozzafiato intorno ai mille metri di altitudine, a pochissimi chilometri dal centro di Fiuggi, storico borgo del Frusinate. La legge 157/92 prevede che il piano faunistico-venatorio regionale includa
“le zone e i periodi per l’addestramento, l’allenamento e le gare di cani anche su fauna selvatica naturale o con l’abbattimento di fauna di allevamento appartenente a specie cacciabili, la cui gestione può essere affidata ad associazioni venatorie e cinofile ovvero ad imprenditori agricoli singoli o associati”. La norma, come spesso capita nella giurisprudenza italiana, risulta vaga, lasciando molta discrezionalità alle Regioni su come impostare e istituire questi terreni che, ai fini della pratica venatoria e del benessere dei nostri ausiliari, risultano essere
estremamente importanti, al pari delle zone di rispetto venatorio (Zrv) e delle zone di ripopolamento e cattura (Zrc). Con l’intento di approfondire questi temi sono andato a spulciare le normative che regolano l’istituzione e il funzionamento di queste aree cinofile nelle regioni che frequento durante la stagione di caccia, ossia Lazio e Marche, e ho potuto constatare come ci siano sostanziali differenze, sia nella classificazione delle suddette aree, sia nei processi di istituzione e programmazione che le caratterizzano.
Aree cinofile di qualità
Ma quali sono gli aspetti che rendono una Zac valida e funzionale? Ci sono delle buone pratiche che possono essere d’aiuto per mantenere alta la qualità dei terreni utilizzati ai fini dell’allenamento e addestramento dei cani da caccia?
Condizione necessaria, anche se da sola non sufficiente, per avere delle aree cinofile di qualità è quella che vengano istituite in terreni idonei a ospitare in primis i nostri ausiliari. Troppo spesso mi è capitato di vedere Zac istituite su lande abbandonate all’incuria dei gestori, dove i forasacchi e i fiori della bardana maggiore, le lappole per intenderci, rendono troppo rischiosa qualunque pratica cinofila. In seconda battuta, ma non in ordine d’importanza, è decisamente auspicabile che i terreni abbiano una buona vocazione faunistica. A causa della scarsa presenza di piccola selvaggina stanziale sui terreni della nostra penisola, spesso queste aree necessitano dell’immissione di grandi quantità di selvaggina d’allevamento. Ma se l’uso della selvaggina pronta-caccia è altamente avvilente ai fini della caccia programmata praticata negli Atc, diverso potrebbe essere il discorso nell’ottica delle aree di addestramento e allenamento dei cani. Personalmente, con le dovute accortezze, non reputo insensato l’utilizzo (e perché no, anche la gestione) di questi animali su questa tipologia di terreni, a patto che si tratti di zone di addestramento che non prevedano lo sparo che vanificherebbe in linea generale le accortezze e gli sforzi pratici ed economici volti ad aumentare le presenze della nobile stanziale sui terreni in questione. Sostanzialmente il problema principale di queste zone, che in alcuni casi ricadono sui terreni di aziende faunistiche o agrituristiche venatorie, è mantenere al loro interno un buona presenza di selvaggina che chiaramente tenderà ad allontanarsi dall’area per via del costante disturbo arrecato dai cani e dai loro padroni. Quali strategie, allora, è possibile attuare affinché la selvaggina presente nell’area, o immessa, continui a frequentare i terreni di una Zac?
Senza addentrarci nelle dinamiche gestionali che prevederebbero il controllo di specie opportuniste, le voliere di pre-ambientamento e filari di colture a perdere sui terreni di una Zac, vi sono piccole accortezze che possono fare la differenza ma, naturalmente, la sola loro presenza non può sopperire al disturbo continuo cui sono soggetti questi animali. Proprio in funzione di questo sarebbe auspicabile che i gestori delle Zac limitassero le presenze giornaliere sia in termini numerici, per quanto riguarda il numero di cani utilizzabili da ogni singolo cacciatore, sia in termini di tempo, con riferimento alla durata di ogni turno di addestramento concesso. Ovviamente lasciare dei giorni di riposo a questi terreni è certamente la strategia migliore per non disperdere in maniera eccessiva gli animali presenti nell’area.
Avere a disposizione terreni idonei dove poterci divertire allenando e addestrando i nostri ausiliari durante i mesi di riposo dalla pratica venatoria è fondamentale per poter godere appieno delle loro azioni durante i mesi di caccia. In quest’ottica anche la gestione di una semplice Zac può risultare fondamentale per valorizzare territori che altrimenti verrebbero inghiottiti dalla sempre più desolante situazione che avvolge la campagna italiana in buona parte delle regioni.