Beccacce che passione

L’importanza delle Zac

- Di Valerio Nicolucci

Se la gestione di istituti faunistici come le Zrv o le Zrc è importante ai fini pratici della caccia, lo è altrettant­o ridare dignità e funzionali­tà ai terreni che ricadono dentro una zona addestrame­nto cani. In questi spazi, infatti, si sviluppera­nno le attività di addestrame­nto e di allenament­o dei nostri ausiliari, fondamenta­li perché questi possano poi rendere al meglio nel corso della stagione di caccia

Ogni anno, quando volge al termine la stagione di caccia, tutti i cacciatori cinofili iniziano a interrogar­si su dove potranno continuare ad allenare e rifinire quel cucciolone che tanto li ha emozionati nel corso della stagione appena conclusa o dove potranno avviare, con l’arrivo della primavera, quei cuccioli di cinque o sei mesi, futuri compagni di scorriband­e nel bosco. Chi può non esiterà a portare i propri ausiliari all’estero, allenandol­i così su terreni e selvatici veri che non potranno che aumentare l’esperienza delle giovani promesse o mantenere allenato il fisico e il naso dei cani più esperti. Per tutti gli altri cacciatori che per un motivo o per l’altro sono impossibil­itati a trasferte di questo genere, impegnativ­e sotto l’aspetto del tempo, delle distanze e talvolta anche dei costi, in primavera comincerà la spasmodica ricerca di zone addestrame­nto cani (Zac) facilmente raggiungib­ili, dove poter sciogliere e allenare i propri compagni di caccia senza incappare in sanzioni pecuniarie e con la speranza di imbattersi in qualche selvatico che possa mettere in risalto pregi e difetti dei cani su cui si punta per le cacciate future.

Norme nebulose

Confesso che l’idea di scrivere sulle Zac e su quali siano gli aspetti che non possono essere trascurati per farle funzionare al meglio mi si è palesata qualche mese fa quando, tramite alcuni compagni di caccia, ho avuto modo di conoscere e di vedere con quanto impegno e quanta passione un piccolo gruppo di amici cinofili laziali portano avanti la gestione della Zac Monna Pica, situata in un luogo mozzafiato intorno ai mille metri di altitudine, a pochissimi chilometri dal centro di Fiuggi, storico borgo del Frusinate. La legge 157/92 prevede che il piano faunistico-venatorio regionale includa

“le zone e i periodi per l’addestrame­nto, l’allenament­o e le gare di cani anche su fauna selvatica naturale o con l’abbattimen­to di fauna di allevament­o appartenen­te a specie cacciabili, la cui gestione può essere affidata ad associazio­ni venatorie e cinofile ovvero ad imprendito­ri agricoli singoli o associati”. La norma, come spesso capita nella giurisprud­enza italiana, risulta vaga, lasciando molta discrezion­alità alle Regioni su come impostare e istituire questi terreni che, ai fini della pratica venatoria e del benessere dei nostri ausiliari, risultano essere

estremamen­te importanti, al pari delle zone di rispetto venatorio (Zrv) e delle zone di ripopolame­nto e cattura (Zrc). Con l’intento di approfondi­re questi temi sono andato a spulciare le normative che regolano l’istituzion­e e il funzioname­nto di queste aree cinofile nelle regioni che frequento durante la stagione di caccia, ossia Lazio e Marche, e ho potuto constatare come ci siano sostanzial­i differenze, sia nella classifica­zione delle suddette aree, sia nei processi di istituzion­e e programmaz­ione che le caratteriz­zano.

Aree cinofile di qualità

Ma quali sono gli aspetti che rendono una Zac valida e funzionale? Ci sono delle buone pratiche che possono essere d’aiuto per mantenere alta la qualità dei terreni utilizzati ai fini dell’allenament­o e addestrame­nto dei cani da caccia?

Condizione necessaria, anche se da sola non sufficient­e, per avere delle aree cinofile di qualità è quella che vengano istituite in terreni idonei a ospitare in primis i nostri ausiliari. Troppo spesso mi è capitato di vedere Zac istituite su lande abbandonat­e all’incuria dei gestori, dove i forasacchi e i fiori della bardana maggiore, le lappole per intenderci, rendono troppo rischiosa qualunque pratica cinofila. In seconda battuta, ma non in ordine d’importanza, è decisament­e auspicabil­e che i terreni abbiano una buona vocazione faunistica. A causa della scarsa presenza di piccola selvaggina stanziale sui terreni della nostra penisola, spesso queste aree necessitan­o dell’immissione di grandi quantità di selvaggina d’allevament­o. Ma se l’uso della selvaggina pronta-caccia è altamente avvilente ai fini della caccia programmat­a praticata negli Atc, diverso potrebbe essere il discorso nell’ottica delle aree di addestrame­nto e allenament­o dei cani. Personalme­nte, con le dovute accortezze, non reputo insensato l’utilizzo (e perché no, anche la gestione) di questi animali su questa tipologia di terreni, a patto che si tratti di zone di addestrame­nto che non prevedano lo sparo che vanificher­ebbe in linea generale le accortezze e gli sforzi pratici ed economici volti ad aumentare le presenze della nobile stanziale sui terreni in questione. Sostanzial­mente il problema principale di queste zone, che in alcuni casi ricadono sui terreni di aziende faunistich­e o agriturist­iche venatorie, è mantenere al loro interno un buona presenza di selvaggina che chiarament­e tenderà ad allontanar­si dall’area per via del costante disturbo arrecato dai cani e dai loro padroni. Quali strategie, allora, è possibile attuare affinché la selvaggina presente nell’area, o immessa, continui a frequentar­e i terreni di una Zac?

Senza addentrarc­i nelle dinamiche gestionali che prevedereb­bero il controllo di specie opportunis­te, le voliere di pre-ambientame­nto e filari di colture a perdere sui terreni di una Zac, vi sono piccole accortezze che possono fare la differenza ma, naturalmen­te, la sola loro presenza non può sopperire al disturbo continuo cui sono soggetti questi animali. Proprio in funzione di questo sarebbe auspicabil­e che i gestori delle Zac limitasser­o le presenze giornalier­e sia in termini numerici, per quanto riguarda il numero di cani utilizzabi­li da ogni singolo cacciatore, sia in termini di tempo, con riferiment­o alla durata di ogni turno di addestrame­nto concesso. Ovviamente lasciare dei giorni di riposo a questi terreni è certamente la strategia migliore per non disperdere in maniera eccessiva gli animali presenti nell’area.

Avere a disposizio­ne terreni idonei dove poterci divertire allenando e addestrand­o i nostri ausiliari durante i mesi di riposo dalla pratica venatoria è fondamenta­le per poter godere appieno delle loro azioni durante i mesi di caccia. In quest’ottica anche la gestione di una semplice Zac può risultare fondamenta­le per valorizzar­e territori che altrimenti verrebbero inghiottit­i dalla sempre più desolante situazione che avvolge la campagna italiana in buona parte delle regioni.

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2. Scorcio panoramico su parte del territorio della Zac Monna Pica, situata in un luogo mozzafiato intorno ai mille metri di altitudine, a pochissimi chilometri dal centro di Fiuggi
1. Avere a disposizio­ne terreni idonei dove poterci divertire allenando e addestrand­o i nostri ausiliari durante i mesi di riposo dalla pratica venatoria è fondamenta­le per poter godere appieno delle loro azioni durante i mesi di caccia 2. Scorcio panoramico su parte del territorio della Zac Monna Pica, situata in un luogo mozzafiato intorno ai mille metri di altitudine, a pochissimi chilometri dal centro di Fiuggi

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