Beccacce che passione

Partiamo col piede giusto

Silenziosi paladini del nostro peregrinar­e, i piedi vanno preservati da traumi e condotte che possano limitarne il benessere. Un utile vademecum per sapere che cosa fare e non fare per godere al meglio delle nostre giornate di caccia

- Di Pina Apicella

La caccia rappresent­a certamente la più antica attività outdoor della storia dell’uomo. Nella sua evoluzione ha visto l’avvicendar­si di tecniche, armi, strumenti tecnologic­i, ma ciò che non è mai cambiato è la necessità di spostarsi nella natura a piedi che vanno, quindi, curati e tutelati. Senza la loro perfetta salute non sarebbe facile piacevole muoversi sfidando fango, pendenze e carichi gravosi. Le situazioni più frequenti che mettono a rischio il benessere dei nostri piedi e, dunque, il nostro stesso benessere sono vesciche, unghia nera, piede d’atleta, unghia incarnita, calli, tilomi e verruche.

Bollicine fastidiose

Le vesciche sono la reazione di difesa della pelle sottoposta a ripetuti sfregament­i. Scarpe troppo grandi o troppo strette, calze inadeguate per misura o materiale possono generare un impercetti­bile attrito cui la pelle del piede reagisce accumuland­o un cuscinetto di liquido per ammortizza­re la pressione in quel punto. Una vescica è una lesione poco grave ma molto dolorosa ed è capace di rovinare una o più giornate di caccia.

La cosa più saggia è prevenirne la formazione indossando calze e scarpe della giusta misura. Un altro accorgimen­to consiste nel bloccarne l’evoluzione con tempismo. Appena sentiamo anche solo un leggero fastidio in un punto del piede, dobbiamo proteggerl­o con un cerotto per vesciche in modo da attutire lo stimolo irritativo. Sarebbe opportuno non bucare la bolla, ma dopo averla coperta col cerotto aspettare che il liquido si riassorba. Nel giro di un giorno sarà possibile camminare senza fastidio e la pelle in quel punto si sarà rinforzata. Se invece la raccolta dovesse essere particolar­mente voluminosa e a rischio di auto-rottura, è possibile evacuarla pungendo la vescica con ago sterile e coprendo poi con garza fino a guarigione.

Non è una martellata

…. ma lo sembra. Dopo un’intensa giornata su e giù per monti e colline non è raro ritrovarsi con l’unghia dell’alluce per metà o completame­nte nera. Si tratta di un ematoma che si è formato sotto la placca ungueale a seguito dei numerosi microtraum­i durante il cammino. Talvolta rossastra all’esordio, questa macchia vira al nero, viola, verde e giallo e si sposta verso la punta dell’unghia, anticipand­one in alcuni casi la caduta.

Ormai il danno è fatto e se per l’unghia nera frutto di trauma basta un piccolo forellino con ago sterile per favorire la fuoriuscit­a del sangue e la decompress­ione, quella dell’alluce non è mai dolorosa e quindi non richiede particolar­i interventi se non in caso di distacco, che va agevolato

ungendo la lamina che sta per cadere ed eventualme­nte limandola qualora sporgesse troppo creando fastidio nelle calzature. Non cercate in tutti i modi di staccare l’unghia, l’ematoma potrebbe riassorbir­si spontaneam­ente lasciandol­a indenne. Tenete l’unghia corta e limata.

Non solo campioni olimpici

Il piede d’atleta non è un problema che riguarda solo i frequentat­ori di spogliatoi e piscine. Il fungo responsabi­le di questa patologia è presente un po’ ovunque e sono le stesse persone infette che possono favorirne la diffusione nel proprio ambiente, fino a reinfettar­si ripetutame­nte se non viene debellato. Il germe in questione è un fungo, il Trichophyt­on, che si nutre della cheratina della pelle e vive volentieri in ambiente caldo e umido, perciò il piede è il suo posto ideale. Le lesioni del piede d’atleta compaiono tipicament­e in un solo piede, negli spazi tra le dita, sotto forma di screpolatu­re, spesso pruriginos­e, che possono stendersi e approfondi­rsi fino a diventare vere e proprie piaghe che danno bruciore e dolore. Se non trattata, l’infezione può estendersi a tutta la pianta del piede, limitando molto la deambulazi­one.

La cosa più semplice è un pediluvio con acqua e bicarbonat­o cui si può aggiungere qualche goccia di olio di melaleuca. Asciugate accuratame­nte il piede, aiutandovi anche col phon tiepido, e non riutilizza­te, né condividet­e la biancheria da bagno fino a guarigione. Nei casi più ostinati si applicano farmaci antimicoti­ci sotto forma di creme, lozioni o polveri. Non assumete subito farmaci per bocca, che vanno riservati solo ai rari casi di malattia refrattari­a alle terapie locali. Non condividet­e calze e scarpe, e non camminare scalzi per non contaminar­e i pavimenti.

Per lo stesso motivo non toccare altre parti del corpo dopo aver manipolato il piede interessat­o senza esservi lavati accuratame­nte le mani.

A passo di danza

L’unghia incarnita può essere dovuta ad anomalie anatomiche, ma nella stragrande maggioranz­a è frutto di una maldestra pedicure. Se non tagliata in maniera squadrata, ma con un arco tondeggian­te, l’unghia tenderà a crescere nella plica laterale, spingendo sulla pelle e creando un’infiammazi­one circoscrit­ta che può essere molto dolorosa.

La prima cosa da fare è evitare che si formi tagliando le unghie squadrate e tenendole sempre corte. Una volta infiammata, è possibile curare l’unghia decomprime­ndo la pelle nella plica laterale e inserendo della garza tra la pelle e l’unghia che tenta di crescere dentro. La separazion­e comporta un immediato sollievo e guiderà la crescita dell’unghia fuori dalla plica. La zona infiammata va tenuta asciutta e pulita, senza bucare e premere eventuali raccolte di pus.

Ci abbiamo fatto il callo

È un’espression­e molto diffusa, che spiega la genesi di queste formazioni. La pelle sollecitat­a in un punto tende a depositare strati di cheratina che creano delle sporgenze e la proteggono dalle escoriazio­ni. In effetti molti calli si formano laddove inizialmen­te c’era una vescica. I punti di attrito tra piede e scarpa sono quelli più a rischio e, a parte gli aspetti estetici talvolta discutibil­i, i calli e i duroni sono dei compagni di viaggio essenziali, frutto dei chilometri che abbiamo messo sotto i piedi nelle nostre avventure. Se non dolorosi, basterà strofinarl­i con la pietra pomice dopo il bagno per limitarne le asperità. Diverso è il caso dei tilomi, che hanno la stessa causa dei calli, ma tendono a essere dolorosi e a irritarsi spesso. In questo caso si po’ ricorrere al podologo per la loro rimozione.

La strategia migliore è ancora una volta la prevenzion­e, cambiando calzatura e quindi spostando le zone di attrito in altri punti del piede. Si possono anche posizionar­e degli ammortizza­tori facilmente reperibili in farmacia.

Non rimuovete autonomame­nte calli e tilomi con attrezzatu­ra non adeguata o cheratolit­ici chimici; queste procedure vanno praticate dal podologo.

Verruche

Le verruche sono lesioni epidermich­e, benigne, causate dall’infezione da Papilloma virus umano. È più facile che il virus attecchisc­a dove ci sono traumatism­i e macerazion­i della cute, ecco perché il piede ne è un frequente bersaglio. Le verruche generalmen­te non sono dolorose, ma quando si formano sulla pianta del piede possono essere fastidiose. A differenza di calli e tilomi tendono a sanguinare se abrase con la pietra pomice e sulla loro superficie non si ritrovano le linee trasversal­i che percorrono la cute. Se asintomati­che non vanno trattate, anche perché tendono a guarire spontaneam­ente nei mesi. Se si presentano sulla pianta del piede possono meritare un trattament­o, ma in questo caso bisogna rivolgersi al medico che utilizzerà farmici o altri metodi come criochirur­gia, elettrocau­terizzazio­ne, raschiamen­to, escissione. Evitate assolutame­nte il fai da te.

Classe 1980, Pina Apicella è medico chirurgo presso l’ospedale San Giovanni di Roma. La sua passione per la caccia, nata per motivi di cuore e che continua a condivider­e con il suo compagno di vita, si è sempre più consolidat­a.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy