Partiamo col piede giusto
Silenziosi paladini del nostro peregrinare, i piedi vanno preservati da traumi e condotte che possano limitarne il benessere. Un utile vademecum per sapere che cosa fare e non fare per godere al meglio delle nostre giornate di caccia
La caccia rappresenta certamente la più antica attività outdoor della storia dell’uomo. Nella sua evoluzione ha visto l’avvicendarsi di tecniche, armi, strumenti tecnologici, ma ciò che non è mai cambiato è la necessità di spostarsi nella natura a piedi che vanno, quindi, curati e tutelati. Senza la loro perfetta salute non sarebbe facile piacevole muoversi sfidando fango, pendenze e carichi gravosi. Le situazioni più frequenti che mettono a rischio il benessere dei nostri piedi e, dunque, il nostro stesso benessere sono vesciche, unghia nera, piede d’atleta, unghia incarnita, calli, tilomi e verruche.
Bollicine fastidiose
Le vesciche sono la reazione di difesa della pelle sottoposta a ripetuti sfregamenti. Scarpe troppo grandi o troppo strette, calze inadeguate per misura o materiale possono generare un impercettibile attrito cui la pelle del piede reagisce accumulando un cuscinetto di liquido per ammortizzare la pressione in quel punto. Una vescica è una lesione poco grave ma molto dolorosa ed è capace di rovinare una o più giornate di caccia.
La cosa più saggia è prevenirne la formazione indossando calze e scarpe della giusta misura. Un altro accorgimento consiste nel bloccarne l’evoluzione con tempismo. Appena sentiamo anche solo un leggero fastidio in un punto del piede, dobbiamo proteggerlo con un cerotto per vesciche in modo da attutire lo stimolo irritativo. Sarebbe opportuno non bucare la bolla, ma dopo averla coperta col cerotto aspettare che il liquido si riassorba. Nel giro di un giorno sarà possibile camminare senza fastidio e la pelle in quel punto si sarà rinforzata. Se invece la raccolta dovesse essere particolarmente voluminosa e a rischio di auto-rottura, è possibile evacuarla pungendo la vescica con ago sterile e coprendo poi con garza fino a guarigione.
Non è una martellata
…. ma lo sembra. Dopo un’intensa giornata su e giù per monti e colline non è raro ritrovarsi con l’unghia dell’alluce per metà o completamente nera. Si tratta di un ematoma che si è formato sotto la placca ungueale a seguito dei numerosi microtraumi durante il cammino. Talvolta rossastra all’esordio, questa macchia vira al nero, viola, verde e giallo e si sposta verso la punta dell’unghia, anticipandone in alcuni casi la caduta.
Ormai il danno è fatto e se per l’unghia nera frutto di trauma basta un piccolo forellino con ago sterile per favorire la fuoriuscita del sangue e la decompressione, quella dell’alluce non è mai dolorosa e quindi non richiede particolari interventi se non in caso di distacco, che va agevolato
ungendo la lamina che sta per cadere ed eventualmente limandola qualora sporgesse troppo creando fastidio nelle calzature. Non cercate in tutti i modi di staccare l’unghia, l’ematoma potrebbe riassorbirsi spontaneamente lasciandola indenne. Tenete l’unghia corta e limata.
Non solo campioni olimpici
Il piede d’atleta non è un problema che riguarda solo i frequentatori di spogliatoi e piscine. Il fungo responsabile di questa patologia è presente un po’ ovunque e sono le stesse persone infette che possono favorirne la diffusione nel proprio ambiente, fino a reinfettarsi ripetutamente se non viene debellato. Il germe in questione è un fungo, il Trichophyton, che si nutre della cheratina della pelle e vive volentieri in ambiente caldo e umido, perciò il piede è il suo posto ideale. Le lesioni del piede d’atleta compaiono tipicamente in un solo piede, negli spazi tra le dita, sotto forma di screpolature, spesso pruriginose, che possono stendersi e approfondirsi fino a diventare vere e proprie piaghe che danno bruciore e dolore. Se non trattata, l’infezione può estendersi a tutta la pianta del piede, limitando molto la deambulazione.
La cosa più semplice è un pediluvio con acqua e bicarbonato cui si può aggiungere qualche goccia di olio di melaleuca. Asciugate accuratamente il piede, aiutandovi anche col phon tiepido, e non riutilizzate, né condividete la biancheria da bagno fino a guarigione. Nei casi più ostinati si applicano farmaci antimicotici sotto forma di creme, lozioni o polveri. Non assumete subito farmaci per bocca, che vanno riservati solo ai rari casi di malattia refrattaria alle terapie locali. Non condividete calze e scarpe, e non camminare scalzi per non contaminare i pavimenti.
Per lo stesso motivo non toccare altre parti del corpo dopo aver manipolato il piede interessato senza esservi lavati accuratamente le mani.
A passo di danza
L’unghia incarnita può essere dovuta ad anomalie anatomiche, ma nella stragrande maggioranza è frutto di una maldestra pedicure. Se non tagliata in maniera squadrata, ma con un arco tondeggiante, l’unghia tenderà a crescere nella plica laterale, spingendo sulla pelle e creando un’infiammazione circoscritta che può essere molto dolorosa.
La prima cosa da fare è evitare che si formi tagliando le unghie squadrate e tenendole sempre corte. Una volta infiammata, è possibile curare l’unghia decomprimendo la pelle nella plica laterale e inserendo della garza tra la pelle e l’unghia che tenta di crescere dentro. La separazione comporta un immediato sollievo e guiderà la crescita dell’unghia fuori dalla plica. La zona infiammata va tenuta asciutta e pulita, senza bucare e premere eventuali raccolte di pus.
Ci abbiamo fatto il callo
È un’espressione molto diffusa, che spiega la genesi di queste formazioni. La pelle sollecitata in un punto tende a depositare strati di cheratina che creano delle sporgenze e la proteggono dalle escoriazioni. In effetti molti calli si formano laddove inizialmente c’era una vescica. I punti di attrito tra piede e scarpa sono quelli più a rischio e, a parte gli aspetti estetici talvolta discutibili, i calli e i duroni sono dei compagni di viaggio essenziali, frutto dei chilometri che abbiamo messo sotto i piedi nelle nostre avventure. Se non dolorosi, basterà strofinarli con la pietra pomice dopo il bagno per limitarne le asperità. Diverso è il caso dei tilomi, che hanno la stessa causa dei calli, ma tendono a essere dolorosi e a irritarsi spesso. In questo caso si po’ ricorrere al podologo per la loro rimozione.
La strategia migliore è ancora una volta la prevenzione, cambiando calzatura e quindi spostando le zone di attrito in altri punti del piede. Si possono anche posizionare degli ammortizzatori facilmente reperibili in farmacia.
Non rimuovete autonomamente calli e tilomi con attrezzatura non adeguata o cheratolitici chimici; queste procedure vanno praticate dal podologo.
Verruche
Le verruche sono lesioni epidermiche, benigne, causate dall’infezione da Papilloma virus umano. È più facile che il virus attecchisca dove ci sono traumatismi e macerazioni della cute, ecco perché il piede ne è un frequente bersaglio. Le verruche generalmente non sono dolorose, ma quando si formano sulla pianta del piede possono essere fastidiose. A differenza di calli e tilomi tendono a sanguinare se abrase con la pietra pomice e sulla loro superficie non si ritrovano le linee trasversali che percorrono la cute. Se asintomatiche non vanno trattate, anche perché tendono a guarire spontaneamente nei mesi. Se si presentano sulla pianta del piede possono meritare un trattamento, ma in questo caso bisogna rivolgersi al medico che utilizzerà farmici o altri metodi come criochirurgia, elettrocauterizzazione, raschiamento, escissione. Evitate assolutamente il fai da te.
Classe 1980, Pina Apicella è medico chirurgo presso l’ospedale San Giovanni di Roma. La sua passione per la caccia, nata per motivi di cuore e che continua a condividere con il suo compagno di vita, si è sempre più consolidata.