BECCACCIAI, CACCIATE CON RISPETTO
Condivido pienamente quanto ha scritto su queste pagine Francesco Barchiesi: “stiamo rovinando tutto per ingordigia e stupidità” (Beccacce che Passione n° 2 2021, rubrica Chiacchierando - La posta dei lettori, pagina
16). Sono contrario alla caccia all’estero e all’utilizzo smodato della tecnologia. E il vero cacciatore di beccacce, a mio avviso, dovrebbe cacciare solo.
Nel corso della mia vita venatoria (50 licenze dedicate alla regina) ho sempre cacciato mettendo al collo del cane il campano, anche se ultimamente ho dovuto cedere al beeper per via della mia sordità; tengo però il volume basso, così da sentirlo al massimo da 20, 25 metri di distanza. Oramai ho 73 anni e ne ho dedicati 50 a cacciare la regina con etica e rispetto, sempre con due colpi dal primo giorno in cui ho avuto la licenza in tasca e, salvo rarissime eccezioni, ho sempre cacciato da solo.
Siamo a ridosso dell’apertura della nuova stagione e voglio augurare in bocca al lupo a tutti i giovani cacciatori di beccacce: cacciate con rispetto e non guardate soltanto al carniere. E in particolare ai giovani, che sono il futuro di questa nostra immensa passione, dedico questa breve poesia che ho scritto con la caccia nel cuore.
Vado nel bosco di primo mattino, / il mio cane mi resta vicino. / Pian piano si allontana / per cercare la fata arcana. / Corre nel fosso: il campano tace, / la becca vola nel bosco. / La regina del bosco / svolazza lungo il rio. Il cane la ferma / aspettando che arrivi io.
Due botte al volo / ma la becca continua il suo volo. / Impreco, mi arrabbio, / il cane mi guarda / e mi dice: coraggio!
Torno sui miei passi cercando ancora, / ma il cuore mi dice: meglio che viva! Torno sui miei passi e vado in fretta, / salutando la regina / e guardando il cane che aspetta.