CACCIA, TECNOLOGIA E SELEZIONE CINOFILA
Gentile dottorezza Bertocchi, ho letto con interesse l’editoriale intitolato “I nuovi eroi” pubblicato sul numero 4 di Beccacce che Passione, scritto con la solita competenza e fruibilità, ma mi trovo a condividerlo solamente in parte. La tecnologia a mio parere, se usata da cacciatori accaniti, può essere davvero dannosa per la conservazione delle specie cacciabili con il cane da ferma; d’altra parte la produzione e il commercio di satellitari e beeper danno lavoro a molte famiglie e non è cosa di poco conto. Resta il fatto, però, che con questo aiuto il cacciatore “di professione” può prelevare anche l’80% delle beccacce trovate. Lo stesso signor Lugaresi, autorevole firma di un editoriale pubblicato su Beccacce che Passione qualche anno, fa scrive testualmente: “senza l’aiuto del satellitare sarei riuscito a malapena a catturare il 25% delle beccacce trovate!”
Ora, è mai possibile che il cacciatore degli anni Duemila, invece di vivere la caccia come una sorta di avventura da condividere con il proprio ausiliare, debba andare a caccia solo per il gusto di mostrare al bar i pingui carnieri? Ahimè sì, non possiamo nasconderci di fronte a questa triste realtà. Esistono molti cacciatori praticanti la caccia alla nostra beniamina che, privi come sono della passione
cinofila, usano il cane solo come strumento per ammazzare e farsi belli con gli amici, e i satellitari permettono loro di ammazzare sempre di più. Queste cose le sappiamo tutti. Le sa bene anche l’amico professor Spanò che ha speso una vita dedicandosi allo studio della specie beccaccia. Concludo dicendo che, oltretutto, l’uso del satellitare (un po’ meno quello del beeper) è deleterio per la selezione del cane da ferma. Difatti buona parte dei cani che portano il satellitare vanno come treni a distanze siderali e permettono al cacciatore di servirli solo grazie all’uso del palmare. Questi ausiliari producono a loro volta un sostanzioso numero di cuccioli che da adulti avranno lo stesso identico comportamento dei genitori e che non potranno essere utilizzati se non con l’ausilio della “tecnologia”.
Non ho la presunzione di avere la verità assoluta e so che quanto ho affermato non sarà condiviso da tutti, ma questo è il mio pensiero e ci tenevo a renderlo pubblico.
Gentilissimo dottor Bighetti, la ringrazio per la sua attenzione e per le sue note che mi permettono di spiegare meglio quello che volevo esprimere, che è in linea con il suo pensiero. Come ho scritto infatti, per il cane (ovviamente mi riferisco a un onesto cane da ferma) non cambia nulla a caccia, indipendentemente da che cosa porti al collo, per noi invece sì, proprio nel senso da lei sottolineato. Per questo il non approfittare in maniera scellerata delle facilitazioni che la tecnologia indubbiamente ci offre penso sia oggi un atto di eroismo. Sappiamo tutti (anche se sovente si tace, come ho sottolineato nell’editoriale) che alcune attrezzature consentono un maggior numero di incontri aumentando notevolmente la possibilità di abbattimento, ma sta a noi essere corretti secondo la legge e secondo quelle regole non scritte che la caccia giusta impone, prendendo soltanto il buono (che non manca!) che queste ci offrono.
In merito, poi, al fatto che la tecnologia renda utili al fucile ausiliari che diversamente non sarebbero tali,
rafforza ulteriormente il concetto che la tecnologia vada usata cum grano salis. Un cane che senza un satellitare al collo non sarebbe di alcun aiuto al cacciatore non dovrebbe essere ritenuto un buon cane da caccia, né essere considerato un buon riproduttore. E anche in questo caso la nostra capacità di valutazione del lavoro del cane e il nostro comportamento responsabile, insieme al fatto di non considerare il carniere l’obiettivo principale delle nostre uscite, mettendo, invece, al primo posto la bellezza e la qualità dell’azione cinegetica, risultano decisivi per una corretta selezione del cane da ferma. Il lavoro che i nostri cani sono chiamati a fare è ben diverso dal correre all’impazzata in lungo e in largo ribaltando un bosco; così facendo prima o poi sicuramente si imbatteranno in una beccaccia, ma si tratterebbe di uno scontro e non di un incontro!
Queste considerazioni mi portano a un’ulteriore riflessione. La bellezza della caccia con il cane sta proprio in questo: mette alla prova le nostre qualità di uomini prima ancora del nostro valore come cacciatori, ci eleva, ci stimola, ci insegna, ci tempra. È in grado di renderci uomini e cacciatori migliori.