POLIZZE ASSICURATIVE PER LA RICARICA CASALINGA
Gentile redazione, vorrei sapere se esistono polizze assicurative che coprono i danni legati all’uso di proiettili ricaricati. Ringrazio per l’attenzione.
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Egregio lettore, l’attività di ricarica casalinga delle munizioni è attività lecita per espressa previsione di una circolare ministeriale, pur non essendo riscontrabile una normativa in merito. Le polizze che riguardano la copertura per danni da responsabilità civile, derivati dalla detenzione e dall’utilizzo delle armi, dovrebbero in teoria coprire ogni aspetto dell’utilizzo, non essendo escluso l’impiego di munizioni auto prodotte. Siccome la ricarica andrebbe sempre fatta per l’utilizzo personale (mai di terzi), si ipotizza che un difetto di ricarica abbia causato danni ad altri tiratori vicini o a terze persone oppure a cose. Eventualità possibile se scoppia un’arma con proiezione di schegge, che potrebbero recare danno grave ed essere fonte di responsabilità civile. In tal caso, il danneggiato dovrebbe dimostrare che la munizione non fosse commerciale (cosa non sempre facile), l’errore di ricarica (idem), il nesso
di causalità fra questo e il danno subito, il suo ammontare; mentre il danneggiante chiederà la manleva dell’istituto assicuratore, citandolo in garanzia. Quest’ultimo non potrebbe, a mio avviso, invocare l’esclusione della garanzia (stante la liceità della ricarica), ma potrebbe invocare altre clausole per cercare di non pagare l’indennizzo risarcitorio. È un giochetto che le assicurazioni
fanno spesso e non sempre riesce, dipende anche dall’abilità dei giudici e dei difensori delle parti. In questi casi un margine di rischio c’è, perché provare la bontà di una produzione non standard e non certificata, fatta pezzo per pezzo, è una probatio diabolica. Su cento colpi ricaricati, uno potrebbe davvero essere fallato e provocare un disastro. Per questo diventa indispensabile usare la massima cautela. Nonostante questo un incidente può sempre accadere: se del caso, contattate immediatamente il migliore avvocato che conoscete (che non sia anche l’avvocato dell’assicurazione). Cordiali saluti.
Avvocato Fabio Ferrari
SUL TRASPORTO E SULLA CUSTODIA DELLE ARMI NEL TRAGITTO IN AUTO
Gentile redazione, vi vorrei sottoporre un quesito sul trasporto e la custodia delle armi nel tragitto.
Tutti sappiamo che le armi non possono essere lasciate incustodite e per questo siamo autorizzati a portarle appresso anche in un ristorante, purché non in evidenza e in totale sicurezza, oppure in un bar. Tutto questo però rimane difficile da fare soprattutto se si trasporta un’arma lunga (quindi ben visibile) in ristoranti o bar non abituati alla presenza di cacciatori o tiratori. Vorrei capire se sia obbligatorio uscire sempre con un amico dotato di porto d’armi che può restare in auto mentre l’altro - a turno - compra un panino e un caffè. Inoltre, in caso di necessità fisiologica posso chiudere l’arma non in vista in auto e fare una sosta al bagno, perdendo così di vista sia l’arma, sia l’auto per un po’ di tempo? L’auto
è vista come la proprietà della persona e quindi assimilabile alla propria abitazione? Qualora ci fosse un malaugurato furto, che cosa rischierei? Se mi accompagna mio figlio minorenne o un maggiorenne ma senza porto d’armi, questi possono essere lasciati come custodi in auto oppure, a un controllo delle Forze dell’ordine, peggiorerei la situazione con abbandono di arma e in presenza di minore o persona non abilitata? Grazie per l’attenzione e cordiali saluti.
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Egregio lettore, la sua domanda è molto articolata e interessante. Rispondo in modo sintetico altrimenti dovremmo addentrarci in decine di situazioni e analisi specifiche non riassumibili in poche righe. L’ultima situazione da lei prospettata è assolutamente da evitare: rappresenta un buon modo per rovinarsi la vita in tribunali e avvocati. Attenzione anche ad abbandonare l’auto per pochi minuti per bisogni fisiologici; io l’ho fatto e ho subìto un tentativo di rapina. Un’esperienza tutto sommato spiacevole, ma senza conseguenze (poteva finire male). Le altre situazioni che elenca sono più normali e, a mio parere, offrono poco spazio a contestazioni. Può accedere (ed è già successo) che qualcuno contrario alle armi chiami i carabinieri, perché è nello stesso ristorante e vi vede entrare con l’arma nella custodia. Una volta chiarita la situazione, denunciate lui per procurato allarme! Mille volte meglio correre un rischio, invero minimo, di urtare la suscettibilità di qualche anima pavida alla vista delle armi in custodia, che tentare di spiegare al giudice il furto di un’arma lasciata incustodita sull’auto. Direi che il fattore rischio è di uno a dieci: lei che cosa sceglierebbe? Cordiali saluti.
Avvocato Fabio Ferrari
LUCIO, IL PROFESSORE DELLA BECCACCIA
Sono passati circa 15 anni da quando mi fu concesso l’onore di conoscerti: il professore della beccaccia. Da allora la mia seconda casa è diventata la Lucania. Può sembrare strano. La gente normale sogna di venire a Ischia in vacanza d’estate, io invece aspettavo l’autunno per lasciare l’isola e correre in Basilicata da te.
Lucio Andrea Summa, aviglianese fiero, già presidente dell’atc Potenza 1, riconosciuto da chiunque l’abbia incontrato come una persona vera. Professore di
scuola media amato e rispettato dai suoi alunni per la capacità di insegnare e infondere caparbietà e sicurezza anche nei più deboli. Amante della caccia, dei cani e del sigaro, Un po’ burbero e un po’ anarchico quanto basta da ascoltare De Andrè in silenzio durante i tragitti in auto da una montagna all’altra. Poche idee, ma in compenso fisse.
Mi ricordavi spesso che un filosofo greco scrisse che gli dei restituiscono ai mortali ogni giorno dedicato alla caccia aggiungendolo alla vita terrena, allungandola. Ho vissuto lo splendore dei tuoi 70 anni inseguendo insieme le beccacce dei nostri cani. Come dimenticare Balì e il grande Orion, che potevano farti raccogliere dozzine di beccacce. Ma tu non superavi mai le tre consentite dai regolamenti e dalla tua etica.
Da qualche anno gli acciacchi non ti permettevano quella quotidianità venatoria che spetterebbe ai seguaci di Diana e spesso, troppo spesso, non ti alzavi per tempo per la battuta di caccia. In tarda mattinata, puntuale, arrivava la tua telefonata per poi vederti giungere con la Panda bianca per quel posticino da fare insieme, respirando l’aria buona dei boschi, lasciando Nemo, Erico e Orion al loro squisito lavoro. Poi scappavi a casa dalla tua Margherita, cuoca e moglie che tutti i cacciatori vorrebbero al loro fianco, intenta a preparare per la cena di sabato sera, condita da racconti, aneddoti e dal miglior Aglianico al mondo. Ricordo i tuoi occhi che luccicavano languendo la tua ultima beccaccia catturata sulla ferma del mio amato e compianto Nemo nella tua “riservetta”. «Vittorio» mi dicesti «non ne vedrò tante altre ancora» accarezzandola con la malinconia che solo un cacciatore di beccacce al tramonto sa provare. Quella malinconia che mi porterà nello stesso angolo di bosco, occhi chiusi, a respirare l’aria buona ma orfana dell’odore del tuo sigaro. Ho avuto l’onore di essere al tuo fianco nei più bei giorni della mia vita di cacciatore e questo resterà per sempre. Ora mi restano i boschi e le beccacce che faranno dei nostri ricordi il contorno delle giornate autunnali un tempo nostre e dei nostri cani.