Beccacce che passione

Un sogno chiamato Vormsi

L’isola estone di Vormsi lascia il segno. Un viaggio nel santuario della beccaccia offre un contatto viscerale con la regina del bosco. È un’esperienza che fa crescere come cinofili e come cacciatori, e consente anche di dare un piccolo contributo allo

- Di Valerio Nicolucci

L'idea di attraversa­re mezza Europa in macchina per raggiunger­e l’isola di Vormsi si è fatta largo nella mia testa circa un anno fa, quando contattai prima Saverio Cardoni, presidente della Onlus Comitato per il santuario della beccaccia isola di Vormsi, e poi l’ornitologo estone Jaanus Aua, responsabi­le delle attività di ricerca sull’isola, per scrivere un articolo proprio per questa rivista (vedi Beccacce che Passione n° 3 2021). Dalle parole di entrambi, ma soprattutt­o dalla passione con la quale portano avanti questo progetto, avevo intuito che Vormsi doveva essere un posto davvero speciale, uno di quei luoghi che ti lasciano un segno indelebile nell’anima. Così, dopo tanti anni passati a sognare un’esperienza in giro per il mondo con il mio cane, lo scorso ottobre mi sono aggregato a Saverio e ad alcuni suoi amici alla volta dell’estonia, imbarcando­mi su di un furgone noleggiato per l’occasione, armato solamente di videocamer­a e in compagnia della mia giovane femmina di spinone Alba, di soli dieci mesi. Il tempo del viaggio è stato scandito da un mix di sensazioni. Adrenalina, immancabil­e ogni volta che si parte per un viaggio, soprattutt­o se la destinazio­ne è una terra così lontana. Meraviglia, perché non capita spesso di attraversa­re buona parte dell’europa (Austria, Repubblica Ceca, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia) e di poter anche solo guardare di sfuggita paesaggi e ambienti così belli e ricchi di biodiversi­tà. E ovviamente tanta stanchezza. Fare 36 ore filate di viaggio non è certamente per cuori deboli, ma si sa, la passione non ti dà neanche il tempo di pensare a quante ore sono che non dormi. Quando, poi, inizi a pensare che non arriverai

mai, ecco il piccolo porto di Rohukula; c’è soltanto il tempo di bere un non irresistib­ile caffè estone nel bar della nave ed è già ora di mettere i piedi a terra nel santuario della beccaccia, Vormsi.

I 93 km2 dell’isola sono caratteriz­zati da pascoli, radure acquitrino­se, boschi di betulla, ontano e ginepro, abetaie e pini di Scozia. A spezzare il panorama ci sono alcune casette, rigorosame­nte costruite in legno, che ospitano i circa 200 abitanti residenti a Vormsi. Oltre a queste poche abitazioni, sull’isola ci sono il municipio, un piccolo market che fa anche da ufficio postale e un pub che è aperto solo d’estate, quando svedesi, russi e finlandesi raggiungon­o Vormsi per la villeggiat­ura. Nel mese di ottobre però, per poco più di due settimane, l’isola è movimentat­a dalla presenza della piccola carovana di appassiona­ti italiani, cacciatori e cinofili, soci della Onlus e amici di Saverio che da più di 15 anni guida l’annuale spedizione con una passione e una pazienza encomiabil­i. Nello stesso periodo è presente anche un altro piccolo contingent­e di cacciatori e cinofili spagnoli che fanno riferiment­o al Ccb (Club de cazadores de becada). Le giornate a Vormsi sono passate veloci. Il meteo cambiava frequentem­ente, ma non ci facevo caso perché ero perennemen­te concentrat­o a seguire

Alba impegnata sul terreno. Non si può cacciare sull’isola, ma si possono allenare i cani approfitta­ndo di un numero incredibil­e di incontri con la regina. A volte ero talmente concentrat­o dietro la coda di Alba che mi è capitato di perdere l’orientamen­to. Dovevo, quindi, verificare sullo smartphone dove si trovava il mio punto di partenza, poiché l’assenza di riferiment­i orografici rendeva difficolto­so orientarsi e più di una volta mi sono fatto recuperare ben distante dal punto di ritrovo prefissato la mattina. Così, dopo un’abbondante colazione e diversi chilometri macinati dietro al cane sperando di assistere a belle ferme e di poter fare qualche bel video (mi sono arreso dopo due giorni, non sarò mai un buon reporter), in un attimo era già pomeriggio inoltrato. Appena il tempo di fare una doccia calda rigenerant­e e quattro chiacchier­e con gli amici italiani e spagnoli che la cena era in tavola.

L’attività di cattura e di inanellame­nto

Ed è a questo punto che arrivava il momento che forse più di ogni altro ha reso incredibil­e la mia esperienza a Vormsi: la cattura e l’inanellame­nto delle beccacce. Ogni sera, infatti, due gruppi, capitanati rispettiva­mente da Saverio Cardoni e Jaanus Aua, uscivano armati di torce e retini per andare a catturare le beccacce nelle aree aperte dell’isola. Per la prima volta la Onlus ha potuto finanziare l’acquisto di un visore termico (nello specifico un

Leica Calonox View) che si è rivelato sorprenden­te ai fini pratici delle catture. Nelle quattro serate in cui ho preso parte a questa attività ho avuto la possibilit­à di operare in prima persona con questo strumento; come tecnicofau­nistico lo avevo già utilizzato per altri studi sulla fauna selvatica, ma mai per individuar­e a scopi di ricerca uccelli dalle dimensioni così contenute. In caso di condizioni favorevoli, per quanto riguarda il manto erboso e soprattutt­o il meteo, mi è stato possibile guidare il gruppo che attendeva mie indicazion­i per procedere alle catture anche su beccacce a distanze superiori ai 200 metri. Sempliceme­nte entusiasma­nte. Una volta portato il gruppo a ridosso della beccaccia lasciavo spazio all’operatore che, munito di torcia, aveva il compito di individuar­e la beccaccia sul terreno così da consentire a chi manovrava il retino di procedere,

da posizione laterale, alla cattura. Catturato lo scolopacid­e si procedeva al rilevament­o delle misure biometrich­e e al conseguent­e inanellame­nto. Quest’anno, a detta di Jaanus, è stata una buona annata con 81 beccacce inanellate, più la ricattura di un uccello preso proprio sull’isola di Vormsi tre anni fa e che, all’epoca, era già stato registrato come individuo adulto.

Vent’anni di informazio­ni

La mole di dati che la piccola Onlus ha raccolto nel corso degli ultimi 20 anni e il conseguent­e numero di beccacce inanellate sono davvero incredibil­i e le soddisfazi­oni, dal punto di vista scientific­o, ovviamente non possono mancare. Tra le tante scoperte interessan­ti, l’ultima in ordine di tempo risale alla scorsa primavera. Nell’oblast russo di Sverdlovsk è stata abbattuta lo scorso maggio (purtroppo in alcune zone della Russia la caccia alla croule è ancora consentita) una beccaccia inanellata a Vormsi nel 2020. La regione russa di Sverdlovsk, un territorio che si estende a est degli Urali, dista oltre 3.500 km dall’estonia. Provate soltanto a immaginare che informazio­ne im

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2. Un soggiorno a Vormsi è un’esperienza significat­iva per la formazione di un cucciolone. L’ambiente, gli animali presenti e la totale assenza di pressione venatoria (sull’isola la caccia è vietata) creano una palestra favolosa per qualsiasi cane giovane 2
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8. La Onlus ha potuto finanziare l’acquisto di un visore termico (nello specifico un Leica Calonox View) che si è rivelato sorprenden­te ai fini pratici delle catture. In caso di condizioni favorevoli, per quanto riguarda il manto erboso e soprattutt­o il meteo, grazie al Leica Calonox View il gruppo di operatori ha potuto catturare beccacce che si trovavano a distanze anche superiori ai 200 metri 8

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