Dieci anni di osservazioni
Attraverso l’analisi dei dati sulla specie Scolopax rusticola raccolti in dieci anni di osservazioni (2010-2019), il recente studio scientifico firmato da Marco Tuti, Paolo Pennacchini, Noemi Giannini e Clara Sargentini ha messo a fuoco
la struttura demografica della beccaccia in Italia
Il contributo di cacciatori formati che praticano la caccia alla beccaccia con il cane da ferma si è rilevato davvero importante per la stesura dello studio La struttura demografica della beccaccia (Scolopax rusticola) in Italia, Un decennio di osservazioni 2010-2019 (M. Tuti et al. - Atti della Società toscana di Scienze naturali, Memorie, Serie B, 128, anno 2021). I dati raccolti dai beccacciai, infatti, sono stati fondamentali per approfondire le conoscenze sulla struttura demografica dello scolopacide, che nel nostro Paese risultavano piuttosto scarse e circoscritte ad alcune aree ben delimitate. Dalla stagione 2009-2010 alla stagione 2018-2019, nell’ambito del progetto Ali d’italia, i cacciatori hanno consegnato ai lettori ufficiali di ali italiani ben 33.355 ali di beccaccia (l’ala destra essiccata di ogni beccaccia prelevata), contenute in buste apposite sulle quali dovevano essere riportati le indicazioni della data e del luogo di prelievo. Altre informazioni acquisite sono state il peso (rilevato tramite bilancia digitale con approssimazione al grammo) e il sesso delle beccacce (non essendoci dimorfismo sessuale, il sesso viene valutato per laparoscopia della beccaccia abbattuta). Le ali sono state a poi nalizzate dai lettori ufficiali per stabilire l’età delle beccacce prelevate, considerando l’usura di tutte le categorie delle piume delle ali e la sospensione della muta, con il metodo Boidot. Dei 33.355 campioni 16.029 (48,1%) provenivano dal nord Italia (Piemonte, Liguria, Lombardia, provincia di Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, EmiliaRomagna), 11.043 (33,1%) dal centro (Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Lazio, Sardegna) e 6.283 (18,8%) dal sud (Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia).
Una fotografia delle nostre beccacce
La complessa analisi di tutta la grande mole di dati raccolti in dieci anni e l’incrocio degli stessi hanno così permesso di fotografare la struttura
demografica della Scolopax rusticola in Italia. E tra le tante informazioni evidenziate nello studio ve ne sono alcune su cui è interessante soffermarsi. Per quanto riguarda i prelievi per decade (per la distribuzione dei campioni non è stato considerato il mese di gennaio a causa delle diverse date di chiusura della caccia tra le varie regioni, con consequenziale perdita di dati) il massimo degli abbattimenti (4.262) si osserva nella seconda decade di novembre. La distribuzione del numero di campioni per decade è indice dell’andamento stagionale dell’abbondanza legato al flusso migratorio postnuziale, in forte crescita per tutto il mese di ottobre e le prime due decadi di novembre, indicando il continuo afflusso di nuovi contingenti nel nostro Paese; gli spostamenti verso l’italia si arrestano e la fase di migrazione postnuziale può considerarsi conclusa nel momento in cui gli abbattimenti raggiungono il massimo (seconda decade di novembre appunto) per poi diminuire. Passando al calcolo della sex ratio, delle 33.355 beccacce prelevate nei dieci anni di raccolta ne sono state sessate 13.478
(il 40,41%). Il dato emerso è che, nei dieci anni di campionamento, la percentuale media nei carnieri di femmine risulta pari al 51,4%, quella dei maschi è pari al 48,6%. Il rapporto tra i sessi (M/F) oscilla tra 0,9 al nord e al centro e 1,1 al sud. Si osserva anche che la sex ratio M/F ha assunto il valore massimo di
1,2 nella stagione venatoria 2011- 2012, quello minimo di 0,9 nel 2015-2016 e nel 2016-2017 e che il rapporto tra i sessi si è mantenuto praticamente stabile in tutto il decennio. Si evince, inoltre, che l’incidenza del prelievo venatorio non differisce da un sesso all’altro ed è verosimile che i risultati mostrino la reale struttura della popolazione presente nel Paese. Di tutte le 33.355 beccacce è invece stata valutata l’età (metodo Boidot) e la popolazione presente in Italia nel periodo postriproduttivo risulta costituita per il 72,4% da giovani e per il 27,6% da adulti. Circa l’age ratio lo studio evidenzia alcune interessanti informazioni. La percentuale di giovani subisce nei dieci anni considerati oscillazioni importanti variando da un minimo del 55% nella stagione 2017-2018 a un massimo dell’82% nella stagione 2012-2013, con uno scarto quadratico medio (σ) pari al 7,18%. Ciò non consente di attribuire la distribuzione calcolata alla reale struttura della popolazione presente in Italia nei dieci anni di studio. La causa di queste fluttuazioni non è nota e non sembra essere direttamente riconducibile al successo riproduttivo della specie nelle aree di nidificazione. Più verosimile sembra invece l’ipotesi di una diversa distribuzione tra i vari Paesi (o aree di questi) degli adulti rispetto ai giovani, in relazione alle diverse condizioni climatiche e meteorologiche stagionali. Gli adulti, infatti, sembrano avere strategie migratorie diverse (migrazione a rigetto) e, durante il periodo di svernamento, prediligono restare in fasce latitudinali continentali (oltralpe), raggiungendo il bacino del Mediterraneo più tardivamente e solo se costretti dall’imperversare di forti ondate di gelo. Uno studio condotto in Francia, inoltre, porta sul piatto della bilancia un ulteriore elemento e ipotizza che il rapporto tra giovani e adulti sia condizionato dal fatto che gli individui giovani risultino più facilmente prelevabili durante l’attività di caccia e che vi sia una maggiore concentrazione di adulti nelle aree a divieto di caccia.
I risultati raccolti in aree protette italiane con altri metodi di cattura (uso del faro e del retino telescopico durante le fasi notturne di inanellamento) non sup
portano però quanto sostenuto dai francesi con una risposta univoca: nella Tenuta di Castelporziano (Roma) infatti, le quasi mille beccacce catturate dal 1993 al 2004 sono risultate per il 72% giovani, mentre nelle due sessioni di inanellamento effettuate nella Tenuta di San Rossore Rossore (Pisa) nel 2011-2012 e nel 20142015 di 37 beccacce solo il 54% sono risultate giovani. Il valore annuale dell’age ratio, inoltre, non rimane costante e subisce in entrambi gli studi forti fluttuazioni. La variabilità della percentuale dei giovani è confermata dall’analisi di varie serie storiche riguardanti i carnieri di beccacce di diversi Paesi europei, che differiscono molto l’uno dall’altro, andando da un minimo del 29,3 % del Galles a un massimo (similare al nostro) del 72,1 % della Svizzera. Tuttavia, visto il valore di R2 della linea di tendenza (R2 = 0,0765), il dottor Marco Tuti ( et al.) osserva che il valore medio del rapporto giovani/ adulti si è mantenuto sostanzialmente costante nei dieci anni, ipotizzando comunque una certa stabilità del successo riproduttivo. L’ulteriore suddivisione dei campioni tra classi di età mostra come, tra gli adulti, la maggioranza (14,8%) sia relativa a quelli a muta terminata (Ac0); non potendo, però, distinguerli tra individui di un anno o di più di un anno, non possiamo conoscerne la totale (e quindi reale) ripartizione. È interessante, invece, la struttura delle classi giovanili, che mostra una maggioranza di campioni relativa a individui a muta terminata o quasi terminata ( Jc0 e Jc1), considerati nati normalmente in aprile-maggio, un decremento delle classi Jc2 e Jc3 e una nuova crescita della classe Jc4, conside
rata relativa ai giovani tardivi, ovvero quelli nati in luglio-agosto. Questa classe, vista l’importante percentuale rispetto a quelle intermedie ( Jc2 e Jc3), si ipotizza possa riguardare giovani nati a seguito di seconde deposizioni di recupero.
Il peso medio nazionale del decennio, ultimo parametro considerato, è di 310,2 grammi. Alcune differenze di valore sono state riscontate tra le diverse classi di sesso ed età. Nello specifico, il peso medio degli adulti (313,4 grammi) è maggiore di quello dei giovani (308,3 grammi), così come la media peso delle femmine (314,8 grammi) è significativamente maggiore di quella dei maschi (307,5 grammi). Per ciò che concerne il trend dell’andamento del peso per decade lo studio evidenzia un graduale ma costante incremento (R2 = 0,64). Ciò sembra confermare il normale trend di questo parametro che nella beccaccia, così come nella maggior parte degli uccelli migratori, subisce un deciso decremento iniziale dovuto al consumo delle riserve di grasso e muscolo nella fase migratoria (postnuziale), per poi crescere nel momento in cui i contingenti iniziano la fase di svernamento.
Alcune piccole oscillazioni sono possibili anche in seguito, in risposta a eventi di gelo intenso, ma in linea generale il peso medio degli individui continua a salire fino a raggiungere un massimo che precede la fase di migrazione prenuziale. Un’analisi più dettagliata di questo parametro mette in luce come sia il mese di ottobre quello interessato dal maggiore campo di variazione del peso. Questo mese, infatti, è quello caratterizzato dai primi arrivi di beccacce in migrazione postnuziale, che compiono voli di lungo raggio, e di conseguenza si alternano beccacce molto leggere (appena arrivate) ad altre con peso oltre la media, relativo a individui già sul territorio da diversi giorni o, addirittura, riprodottisi in loco. Non sono ormai più rari, d’altronde, casi di ritrovamenti di nidi di beccacce nel nostro Paese, specie sulle Alpi.
Tante conferme
In conclusione, quanto emerge dallo studio circa la distribuzione degli abbattimenti per decade, che mostra un picco nel mese di novembre, associabile alla migrazione post-nuziale, e una maggiore stabilità nel mese di dicembre, conferma quanto evidenziato sinora in letteratura, così come lo confermano i dati rilevati sul peso. La sex ratio è rimasta costante per tutti i dieci anni al 50%, mentre la percentuale di giovani ha subito variazioni stagionali con uno scarto quadratico medio di 7,18 punti, mantenendo tuttavia una media stabile (R2=0,0765) e pari al 72,4%. Si osserva che l’andamento annuale di sex ratio e age ratio è sostanzialmente in linea con quello registrato negli altri Paesi europei aderenti alla Fanbpo.
Quello che preme infine sottolineare è quanto il progetto Ali d’italia ha permesso di evidenziare a monte, e cioè che la voglia e l’impegno di cacciatori specialisti formati sono fondamentali per la ricerca scientifica in ambito faunistico. E proprio grazie alle centinaia di collaboratori-cacciatori che hanno partecipato alla raccolta dati in tutto il territorio nazionale, Ali d’italia si è classificato come il campionamento numericamente più importante svolto nel nostro Paese sulla beccaccia.