Per il loro benessere
Grazie alla collaborazione della dottoressa Federica Pesce, rispondiamo in queste pagine ai vostri dubbi e alle vostre richieste di chiarimento circa la salute e la cura dei vostri cani
Caccia e ipercheratosi
Purtroppo il mio cane ha manifestato una severa ipercheratosi che ha attaccato naso e polpastrelli. Mi è stata consigliata una cura con una crema contenente acido salicilico. La malattia è gestibile in un cane da caccia? Ci sono altre terapie con cui è possibile intervenire?
Carlo Balzello
Gentilissimo Carlo, per ipercheratosi si intende l’aumento dello spessore del tessuto cheratinizzato a livello nasale, dei cuscinetti plantari o entrambi. La proliferazione anormale delle cellule dell’epidermide, e quindi l’accumulo di cheratina, causa ispessimento, indurimento e secchezza della zona interessata cui segue dolore e disagio. Le cause di ipercheratosi naso-digitale sono diverse. Può essere di origine genetica e quindi ereditaria, e comparire nei primi mesi di vita fino a un anno di età.
Questo disturbo può anche essere secondario ad alcune patologie infettive o malattie infiammatorie immunomediate quali cimurro, leishmaniosi, pemfigo, lupus eritematoso, ittiosi, malattie metaboliche (ipotiroidismo o sindrome di Cushing), dermatosi zinco responsiva. È necessario, ovviamente, escludere con test ed esami appropriati la presenza di patologie che possano causare un deposito di cheratina in eccesso perché, se è di tipo secondario, è opportuno e doveroso trattare la patologia causante e contemporaneamente trattare l’ipercheratosi. Il trattamento consiste nell’applicazione di agenti idratanti e di sostanze cheratinolitiche, cioè sostanze che aiutano a eliminare la cheratina in eccesso e ad ammorbidire le zone interessate dal processo. Sicuramente è una patologia fastidiosa la cui terapia è lunga, soprattutto in un cane da lavoro, dato che in presenza di cuscinetti plantari ispessiti e induriti si possono creare lesioni cui seguono concomitanti infezioni. Il mio consiglio, dunque, è quello di indagare sulla causa ed eventualmente chiedere il consulto di un collega specializzato in dermatologia.
Prevenire il rachitismo
Gentile dottoressa, che cosa si deve fare per prevenire il rachitismo in un cucciolo in fase di crescita?
Luca B.
Gentilissimo Luca, la nutrizione svolge un ruolo fondamentale nella crescita e nello sviluppo scheletrico del cucciolo. Un’alimentazione errata sia in eccessi sia in carenze può anche essere causa dell’insorgenza di patologie osteoarticolari.
Il rachitismo è una malattia tipica dei cuccioli dovuta a carenza di vitamina D, caratterizzata da gravi disturbi dell’ossificazione con deformazioni ossee
conseguenti. Per fortuna, a oggi, è una patologia molto rara grazie anche all’esistenza in commercio di alimenti la cui formulazione soddisfa i fabbisogni tipici di ogni periodo dell’accrescimento. Il mio consiglio è quello di farsi aiutare da un collega nella scelta dell’alimento corretto per ogni fase dell’accrescimento.
Sterilizzazione: il momento migliore per procedere
Qual è il momento migliore per sterilizzare chirurgicamente una cagna? Ho sentito dire che ultimamente sta dilagando la moda della sterilizzazione precocissima, prima del primo calore o addirittura attorno alle otto, dieci settimane. Ma un intervento così precoce non provoca l’arresto della crescita? Che cosa ne pensa dell’uso di ormoni per evitare i calori e quindi gravidanze indesiderate? Ritiene sia una valida alternativa alla sterilizzazione chirurgica o è da sconsigliare? In quest’ultimo caso, perché?
Giovanni Z.
Gentile Giovanni, in linea generale oggi è sconsigliato effettuare l’intervento di sterilizzazione prima del primo calore a meno che non ci siano particolari condizioni o problematiche che richiedano la necessità di effettuare una chirurgia precocemente (come per esempio convivenza con un maschio e l’impossibilità di dividere i due soggetti). Sterilizzare troppo precocemente è fortemente sconsigliato perché porta a soggetti immaturi non solo dal punto di vista fisico ma anche psichico e comportamentale (soggetti fobici, timorosi, ansiosi). Sconsiglio fortemente anche l’utilizzo di farmaci a base di ormoni perché a lungo termine possono predisporre ad altro tipo di patologie anche abbastanza gravi come neoplasie, infezioni uterine e altre patologie uterine.
Vomito salvavita
So che a volte far vomitare il cane può salvargli la vita. In quali casi il proprietario deve provocare il vomito ed entro quanto tempo? Dal punto di vista pratico, per farlo vomitare immediatamente va bene fargli ingerire acqua salata? E quali sono i rapporti corretti tra quantità di acqua e di sale? L’acqua è meglio che sia tiepida? Esistono altre soluzioni o liquidi, presenti in casa e che possiamo portare con noi in un flacone quando andiamo a caccia o a fare una passeggiata, utili allo scopo, ad esempio se vediamo il cane mangiare un’esca avvelenata? In quali casi, invece, non si deve indurre il vomito?
Ober
Gentilissimo Ober, è vero, indurre l’emesi in un cane talvolta può salvargli la vita! Per esempio nel caso in cui ha ingerito accidentalmente sostanze tossiche, piante tossiche o alimenti destinati al consumo umano che possono, però, essere tossici per gli animali. Ovviamente questa pratica ha senso se effettuata a stretto giro dall’ingestione della sostanza, dato che lo scopo è quello di evitare che venga assorbita e che quindi possa dare i suoi effetti negativi sul cane. Sconsiglio di effettuare questa pratica a casa e soprattutto con del sale, ma invito a rivolgersi immediatamente al proprio veterinario o a una clinica veterinaria dotata di pronto soccorso aperto h 24, dove i colleghi somministreranno un apposito farmaco, effettueranno fluido terapia per evitare che il cane si disidrati e, infine, somministreranno un antiemetico per evitare che il cane possa continuare a vomitare, situazione che poi può condurre ad altre problematiche come gastrite e disappetenza. Inoltre i colleghi potranno effettuare esami ematobiochimici o altre indagini che consentiranno di accertarsi che la sostanza non sia stata assorbita.
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