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La vigna Di leonardo

- DI CARLO CROCICCHIA

Siamo in corso Magenta 65, dove più di cinquecent­o anni fa Ludovico Il Moro regalò a Leonardo un vigneto di circa 8.000 metri quadrati. Per rendere l’idea, si estendeva da qui a Porta Romana. Fu un gesto di riconoscen­za per “le svariate e mirabili opere da lui eseguite per il duca” e la scelta di questo dono non fu casuale in quanto Leonardo proveniva da una famiglia di vignaioli e il vino rientrava fra i suoi molteplici interessi, come dimostrano svariati documenti rinvenuti, quali appunti o liste della spesa. Ciò avvenne proprio nel periodo in cui Leonardo risiedeva a Milano ed era impegnato a dipingere L’ultima Cena nel cenacolo di Santa Maria delle Grazie.

Leonardo era molto legato a questo possedimen­to, un vincolo alla città di Milano, tant’è che non mancò di chiedere fermamente la sua restituzio­ne quando gli venne espropriat­o dai francesi durante l’invasione della città e di destinarlo come ultimo lascito diviso in due parti eguali: l’una al suo fedele servitore Giovanbatt­ista Villani, l’altra al suo allievo Gian Giacomo Caprotti, anche detto “il Salai”.

Nei secoli che vennero, nonostante le trasformaz­ioni urbanistic­he, la vigna rimase miracolosa­mente intatta.

Il vitigno è stato identifica­to, si tratta di Malvasia di Candia Aromatica, uno dei più antichi, di origine greca, molto utilizzato nel Cinquecent­o.

Sui terreni della vigna grande di San Vittore, il duca di Milano Ludovico il Moro sognava di costruire un nuovo quartiere residenzia­le, dove alloggiare i suoi uomini più fedeli. Sulla mappa della città, di quel sogno restano oggi i tracciati di via San Vittore e di via Zenale; oltre alla Basilica di Santa Maria delle Grazie e al Cenacolo di Leonardo. Di quel sogno, più di cinque secoli dopo, resta in piedi soltanto la Casa degli Atellani.

La vigna di Leonardo da Vinci rinasce con Expo 2015, per volontà della Fondazione Portaluppi e degli attuali proprietar­i di casa degli Atellani, grazie agli studi dell’enologo Luca Maroni e al contributo decisivo dell’università degli Studi di Milano nelle persone della genetista Serena Imazio e del professor Attilio Scienza, massimo esperto del DNA della vite.

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