Antonio Del Donno.
Intervista ad Alberto Molinari curatore dell’Archivio
curatore dell’Archivio
Intervista ad Alberto Molinari
Abbiamo incontrato Alberto Molinari, critico d’arte e curatore scientifico dell’archivio Antonio Del Donno.
Presidente del Museo MACA di Anagni da oltre vent’anni, cura ogni aspetto delle attività connesse al Maestro di Benevento con professionalità, promuovendo la conoscenza e la diffusione delle sue opere in Italia e all’estero. Sempre pronto a rispondere alle rinnovate esigenze dell’arte contemporanea, Alberto ci racconta la sua storia e le attività dirette dall’Archivio.
Vincenzo Chetta: Buongiorno Alberto e grazie mille per aver accettato la nostra intervista. Quando hai conosciuto il Maestro e come è cominciata la tua attività di curatore dell’Archivio?
Alberto Molinari: Sia la mia conoscenza del Maestro Del Donno sia la mia attività, nascono in modo spontaneo durante la mia giovinezza. Studiare arte e confrontarmi direttamente con gli artisti che scoprivo era parte del mio programma. Nel caso di Del Donno significò anche arrivare al punto di assisterlo nel lavoro, di capire il suo operare nella confidenza quotidiana con lui, che dava conferma alla mia ammirazione. V.C.: Raccontaci come è organizzata l’attività di valorizzazione e di promozione delle opere di Del Donno.
A.M.: Curare un Archivio non è solo custodire e difendere l’integrità di un operato, ma anche monitorare la ricezione di un artista, accompagnare e spiegare il suo lavoro didatticamente, in modo che venga capito e condiviso. Pertanto oltre alle mostre, ai contatti con i musei e le istituzioni, si aggiungono pubblicazioni, relazione con il mondo critico, dibattiti, confronti.
V.C.: Il mercato dell’arte è “particolare”, come va nello specifico quello legato alle opere del maestro?
A.M.: Il mercato è divenuto sempre più complesso. L’accesso di tutti alla rete in verità può accrescere il disorientamento, mancando un centro e divenendo ogni luogo di contatto un centro, anche la determinazione di un valore è soggetto a troppi arbitri. Scopo principale della promozione di un artista è prima di tutto, credo, fare in modo che la sua poetica e il suo stile divengano emblematici. La possibilità di riconoscere a colpo d’occhio la cifra stilistica di un artista con il tempo ne determinerà anche la cifra economica. Pertanto gran parte del lavoro che svolgo mira a questo, sapendo che in modo organico ne consegue sempre più una determinazione anche di valore di mercato.
V.C.: Quante sono e dove sono le opere presenti in collezioni pubbliche e private? A.M.: Sono davvero molte, dai Musei Vaticani ai più significativi musei del territorio, a quelli internazionali (con esposizioni da Bruxelles al MOMA di New York). Proprio questa presenza di opere in istituzioni pubbliche e collezioni di prestigio serve a far comprendere la politica dell’Archivio, che ha sempre prediletto il relazionarsi con i luoghi deputati all’arte anziché al mercato dell’arte. Questa è una distinzione necessaria affinché non si identifichi la stima di un artista esclusivamente sulle base delle stime di mercato. Stime che hanno la loro importanza ma anche la loro fluttuabilità. Io credo che l’opera inserita in una collezione pubblica assuma l’aspetto di monumento. Le sculture di Del Donno rispettano l’assunto di essere monumenti, e di ambire, in questo senso, all’eternità di un monumento.
V.C.: Quali sono le difficoltà che incontri nello svolgere l’attività di promozione e divulgazione dell’archivio?
A.M.: Le difficoltà maggiori derivano, come dicevo prima, dallo svilimento delle autorevolezze del mercato. Il mercato globale, l’iniziativa propria a tutto campo, fanno sì che la galleria abbia perso autorità, ma anche il critico, il Museo per certi versi. Fondamentalmente si vive in una condizione permanente di pubblicità ingannevole e arbitraria. Per il collezionista è difficile avere punti fermi, ogni decisione può essere contraddetta.
V.C.: Hai in programma degli eventi? Quali sono e dove si svolgeranno?
A.M.: Dopo questo lungo periodo di grave difficoltà per tutto il mondo, riprenderò presumibilmente da dove avevo lasciato: prima di tutto una mostra ad Anagni, al museo che dirigo, e poi una serie di iniziative all’estero fino agli Emirati Arabi.
V.C.: Infine, ti chiedo di condividere con i nostri lettori un ricordo del Maestro, sono sicuro che in 30 anni avrai passato momenti indimenticabili con lui... A.M.: Un appuntamento che ogni volta era un incanto, era la richiesta di tele per il prossimo ciclo di lavori, mi indicava anche qualità e misure. Mi sentivo privilegiato in questo servizio. Mi piaceva entrare nel suo studio e vedere che tutto era pronto per ospitare le tele e che l’opera iniziava già da questo. Io gli sistemavo le tele vergini, e questo era già parte del suo lavoro.
V.C.: Ti ringrazio per la disponibilità e per aver condiviso con noi la tua esperienza con la grande arte di Antonio Del Donno, un autore che merita di essere conosciuto nella sua interezza, dal primo figurativo all’informale.