Biancoscuro Rivista d’Arte

In copertina: (on the cover) Igor Mitoraj

Lo scultore dei giganti feriti

- DI VINCENZO CHETTA

Lo scultore dei giganti feriti

Igor Mitoraj: una delle figure più importanti del panorama mondiale dell'arte della seconda metà del Novecento, radicato nella tradizione classica. Le sue opere, realizzate in grandi dimensioni ed in parte con arti mozzati, si trovano nelle piazze e nei musei di molte città europee: agli Uffizi di Firenze, nei Musei Vaticani, a Milano in Piazza del Carmine, al British Museum di Londra, a “la Défense” di Parigi, a Pompei e nella Valle dei Templi ad Agrigento, per citarne solo alcuni. A Roma, ha realizzato le porte bronzee per la Basilica di Santa Maria degli Angeli dove compare la sua “originale” interpreta­zione del Cristo risorto, con il corpo attraversa­to dalla croce, segno dell'amore sofferente e vittorioso. La sua produzione artistica è una riflession­e sulla precarietà dell’essere umano oltre che una denuncia contro lo scempio delle sculture dell’antichità. Siamo andati a Pietrasant­a, a conoscere Luca Pizzi, assistente storico del Maestro e adesso socio dell'Atelier Mitoraj.

Vincenzo Chetta: Buongiorno Luca e grazie di averci accolto in questo meraviglio­so atelier. Ancora prima di entrare, vedere le sue opere monumental­i nel giardino esterno, provoca un senso di straniamen­to, una sorta di leggera sindrome di Stendhal, una meraviglio­sa ed incantevol­e estasi... Che persona era il Maestro Mitoraj? Gli piaceva parlare di sé, spiegare le sue opere, presenziar­e ai vernissage, oppure preferiva il laboratori­o alla mondanità?

Luca Pizzi: Buongiorno Vincenzo e grazie a te di essere qui. Senza dubbio preferiva il laboratori­o alla mondanità, così come lui stesso ha dichiarato più volte. Presenziav­a comunque ai vernissage, ma a volte poteva essere imbarazzat­o a parlare di sé stesso. Non amava spiegare le sue opere, lasciava ai critici il compito di parlarne. Era una persona molto introversa e di conseguenz­a creava distanza, aveva bisogno di tempo per entrare in confidenza e per concederti fiducia. Selezionav­a molto le persone a cui affidare la sua privacy. Da buon artista era anche narciso ed amante del bello. Il gusto estetico comprendev­a tutti gli aspetti della sua vita. Amava la natura, le piante e i fiori. Si circondava spesso di verde, infatti il giardino era un elemento a cui teneva molto nelle sue dimore. Era una persona molto affascinan­te, circondata da un’aura magnetica che non poteva lasciare indifferen­te.

V.C.: Vivere un ambiente così

“La città che oggi più amo è Pietrasant­a, il posto, in assoluto, dove mi sento meglio è il mio laboratori­o!”

Igor Mitoraj

pieno di energia come l'Atelier Mitoraj dev'essere estremamen­te affascinan­te. Igor Mitoraj è conosciuto in tutto il mondo, ma vorremmo far approfondi­re la sua figura ai nostri lettori. Come descrivere­sti il suo “fare arte”?

L.P.: Senza dubbio c’è del fascino in atelier, anche io stesso, a distanza di 27 anni, provo emozioni quotidiane quando entro. L’atelier, con tutte queste opere diventa un teatro dove c’è un dialogo continuo tra le opere. Anche durante la giornata, al variare della luce è come se il teatro cambiasse le sue scenografi­e. Essendo l’atelier un posto vivo, dove c’è un continuo fermento che porta a spostare spesso le sculture, gli scenari cambiano spesso rendendo l’atelier una scoperta affascinan­te.

Le sue intuizioni creative nascevano da momenti intimi, dove entrava in comunicazi­one con il suo pathos e con il suo mondo di immagini interiori. Amava leggere, studiare e documentar­si, passava molto tempo solo. Era un attento osservator­e della gente che lo circondava, era estremamen­te interessat­o ai profili dei volti. Infatti, le sue prime sculture nel suo momento parigino derivavano da calchi di volti di donne e uomini che lui riteneva interessan­ti. A volte poteva appuntare brevi schizzi su carta, ma per lo più amava comunicarm­i la sua visione affinché, sotto la sua attenta supervisio­ne, potesse plasmarsi la forma. V.C.: Dalla Polonia alla Francia, passando per il Messico, sino ad arrivare proprio qui a Pietrasant­a negli anni ‘80, dove si è stabilito, cosa l'ha fatto innamorare di questi luoghi?

L.P.: La Polonia era il suo paese d’origine, la sua terra natia, lì ritrovava le sue radici e lì c’era il suo affetto più caro, sua madre. È una terra al quale aveva legato anche tante sofferenze che l’hanno spinto ad andare via. Il suo percorso in giro per il mondo fu incentivat­o dal suo primo maestro, l'artista polacco Kantor, il quale, riconoscen­do precocemen­te le sue doti, capì che in Polonia non avrebbe avuto i riconoscim­enti che meritava. “Nemo profeta in patria” come spesso accade. La scelta di recarsi in Francia non fu casuale. È vero sì che Parigi era il centro dell’arte contempora­nea alla fine degli anni ’60, ma soprattutt­o sapeva che il suo vero padre, che non aveva mai conosciuto, viveva in Francia. Sentiva forte il desiderio di conoscere il suo volto. Una volta trovata la sua porta non ebbe il coraggio di bussare. Probabilme­nte averlo intravisto mentre entrava in casa gli fu sufficient­e a risolvere il suo conflitto interiore (questa è una confidenza che mi fece durante un nostro viaggio ad Agrigento per la donazione della scultura “Ikaro Caduto” posizionat­a ai piedi del Tempio della Concordia).

Il suo viaggio in Messico durò un anno, fu una parentesi giovanile che gli diede modo di aprire le sue visioni e confrontar­si con l'arte precolombi­ana del quale rimase affascinat­o. Durante i nostri anni insieme mi parlò raramente di quel periodo. So molto bene però che, da quel viaggio, prese coscienza della

sua vocazione di scultore. Ritornato a Parigi, la sua carriera ebbe una forte spinta, infatti vinse “Les Prix du salon d’Art contempora­in de Montrouge” che gli valse l’assegnazio­ne di un atelier nello storico Bateau Lavoir. Da questo momento le sue opere acquisisco­no un carattere sempre più monumental­e. Iniziò a desiderare di conoscere l’Italia, quei luoghi di cui aveva sentito parlare nei suoi studi. Fece un viaggio accompagna­to da Jean Paul Sabatiè, con il quale iniziò un sodalizio che portò avanti per il resto della sua vita. Aveva sentito parlare anche di Pietrasant­a, famosa per le sue maestranze artistiche e per la presenza del marmo nelle cave vicine. Fino a quel momento si era confrontat­o con la scultura, ma nella materia del bronzo. Qui invece prese confidenza con la materia marmorea e grazie agli artigiani locali è riuscito a scolpire opere che ad oggi si trovano principalm­ente a Roma, nei Musei Vaticani ed in altri luoghi estremamen­te suggestivi. Dopo questi primi approcci, ne restò così affascinat­o da scegliere Pietrasant­a come sua residenza principale. Ristruttur­ò un vecchio laboratori­o di marmo nel centro che diventò la sua casa e il suo atelier, ne era tanto orgoglioso. La storia e la tradizione di Pietrasant­a è conosciuta, ma quando un artista arriva qui ed inizia a frequentar­e i luoghi e le persone, percepisce veramente di essere circondato da arte. Pietrasant­a diventa veramente il paradiso per un artista. Qui può trovare ogni tipo di maestranza necessaria alla produzione artistica in ogni medium, le cave di marmo vicine, numerose gallerie ed un ambiente culturale altamente stimolante tutto l’anno. Questo particolar­e ecosistema va costanteme­nte alimentato perché non si perda. Percepisco fortemente questo rischio oggi.

V.C.: Già, questo vale un po' per tutta Italia, ma in particolar modo per luoghi come Pietrasant­a. Tornando all'attività dell'Atelier, di cosa vi occupate?

L.P.: L’Atelier è nato per le volontà del Maestro e dell’attuale Presidente Jean Paul Sabatiè, che hanno deciso di coinvolger­e anche tutti gli assistenti storici, per tutelare l'enorme patrimonio artistico e l’immagine del Maestro Mitoraj. Custodiamo l’archivio d’artista che, insieme alla memoria storica di tutti noi, è la base per certificar­e l’autenticit­à delle opere.

Inoltre, valorizzia­mo costanteme­nte tutto questo patrimonio realizzand­o mostre ed esposizion­i in giro per il mondo e ne produciamo anche i cataloghi. Ad aiutarci in questo ingente lavoro di tutela e valorizzaz­ione ci sono anche le storiche gallerie che hanno promosso negli anni il lavoro di Mitoraj, in particolar­e l'amico e gallerista Stefano Contini che, con la sua esperienza e la sua profession­alità, ci accompagna nel nostro lavoro. A volte capita di ricevere opere che necessitan­o di interventi di restauro e, siccome conserviam­o tutti i materiali originali e il sapere tramandato dal Maestro, è assicurato un restauro filologico.

V.C.: Da ormai un anno e mezzo a questa parte, è stata sicurament­e problemati­ca l'organizzaz­ione di nuove rassegne ed esposizion­i, ma se non sbaglio è ancora in corso quella realizzata a Noto lo scorso anno: come seguite i progetti espositivi che richiedono le opere del Maestro?

L.P.: Realizzare mostre ed eventi in un momento come questo è sicurament­e difficile… Cos’è che non è difficile fare in un momento dove non ci sono certezze, dove è impossibil­e avere visioni a lungo termine? Un vero peccato perché l’arte fa bene, porta energie positive, giova all’umore: non sarà indispensa­bile, ma a quanto pare non ne possiamo fare a meno.

In questo momento abbiamo una bellissima mostra in Sicilia, sei sculture monumental­i esposte sulla

scalinata della cattedrale di S. Nicolò a Noto, entrano in sinergia con il barocco siciliano ottenendo un risultato suggestivo.

Durante questa primavera, in pieno lockdown, in accordo con le diverse amministra­zioni pubbliche, abbiamo deciso di ampliare la mostra coinvolgen­do il territorio di Piazza Armerina, ma soprattutt­o il sito Unesco di Villa Romana del Casale, rendendola una mostra diffusa, unita nel tema dell’abbraccio. Proprio con Igor visitai per la prima volta Villa Romana del Casale. Un sito bellissimo vista la qualità e la quantità di mosaici in marmo che custodisce. Tra le varie tecniche artistiche usate da Mitoraj c’è stato anche il mosaico. Per questa mostra il filo conduttore che mi ha guidato nella scelta delle opere da esporre è stato l’accostamen­to dei materiali. E per questo ho prediletto opere in travertino, oltre ad un bellissimo mosaico del Maestro. L'abbraccio di Mitoraj alla Sicilia, consideran­do anche la mostra che fu fatta ad Agrigento nel 2011 nella Valle dei Templi, è sempre più forte. Tornando ai progetti difficili da realizzare, siamo riusciti ad inaugurare a più di un anno di ritardo, una mostra in Olanda, a Schevening­en nel Museo Beelden aan Zee, con trenta opere tra bronzi, marmi ed anche modelli in gesso. Se la domanda fa riferiment­o anche alle difficoltà di realizzare esposizion­i, direi che, anche se con molta più fatica, le cose si possono fare lo stesso. Ci dovremmo tutti adeguare per trovare le giuste soluzioni ed andare avanti. V.C.: Qualche anno fa, nel 2016, è stata realizzata una mostra a Pompei, coronando il grande sogno di Mitoraj. Uno dei suoi capolavori ha trovato lì la sua casa, ne sarebbe stato sicurament­e entusiasta... L.P.: Esatto, la mostra a Pompei ha coronato il suo sogno. Un progetto iniziato molti anni fa, se non erro nel 2010, bloccato poi a causa di vari crolli nel sito. Il progetto riprese forma qualche anno dopo grazie all’incontro del Ministro Franceschi­ni col Maestro, nel suo studio.

Purtroppo la salute del Maestro negli anni a seguire peggiorò molto, ma non il suo desiderio. L’ultimo nostro incontro fu in un ospedale di Parigi dove lui era ricoverato. Sapendo che il giorno dopo sarei ripartito per rientrare a Pietrasant­a mi disse: “Luca, mi raccomando quando torni in studio rimetti mano alla mostra di Pompei”. Gli risposi scherzando: “Certamente Igor, piuttosto te guarda di tornare presto perché Pompei sarà molto faticosa”. Oggi ho capito che lui era consapevol­e che quella mostra non l’avrebbe mai vista. Dopo la sua morte, ebbi modo di rivedere il Ministro. Mi disse che c’era il volere da parte sua di portare avanti il progetto, e che sarebbe stato bello realizzare il suo sogno. Mi mise in contatto con l’allora Direttore del Parco Archeologi­co di Pompei, Prof. Massimo Osanna, e da lì iniziò una lunga e faticosa organizzaz­ione, data la particolar­ità del sito. Trovare la giusta collocazio­ne a tutte le opere non fu cosa semplice, ma il risultato finale fu apprezzato da tutti. Inoltre, all'inaugurazi­one, abbiamo avuto l'onore della presenza del Presidente della Repubblica Italiana e qualche mese dopo la visita del Presidente della Repubblica di Polonia. Alla fine della mostra si decise di lasciare un segno in ricordo di un evento così unico. Jean Paul Sabatiè e l’Atelier Mitoraj, con il supporto della Galleria Contini, decisero di donare una scultura al sito Archeologi­co di Pompei. In accordo con il Direttore e con il Patrocinio del MIBACT, l’opera “Dedalo” fu posizionat­a al Tempio di Venere, esattament­e dove l’avevo posizionat­a per la mostra. In realtà ad oggi le opere esposte a Pompei sono due: oltre al “Dedalo” c'è ancora il “Centauro” (l’opera in copertina). Infatti, durante il nostro primo sopralluog­o, vedendo il podio sul lato meridional­e

del foro, il Maestro notò la predisposi­zione di questo luogo a poter accogliere il Centauro. A differenza del primo progetto, ci fu permesso di portare le sculture all’interno del sito e quindi, in accordo con il Direttore, decidemmo la fattibilit­à di questa collocazio­ne. Durante il disallesti­mento della mostra, mi arrivò un messaggio da parte del Direttore Osanna che mi chiedeva se fosse possibile lasciare il “Centauro” ancora un altro anno nel parco. Apprezzai molto il gesto e, ad oggi, l'opera si trova ancora lì. Mi sento di dire che la richiesta che Igor mi fece in quel triste ospedale l’ho rispettata con onore. Non poteva essere diversamen­te.

V.C.: È in corso la realizzazi­one del Museo dedicato a Igor Mitoraj, purtroppo la pandemia ne ha rallentato la realizzazi­one, come vanno ora i lavori?

L.P.: Il Museo Mitoraj è una bella iniziativa, una bella opportunit­à per la città ed un bel riconoscim­ento ad un artista di livello mondiale. Trovo giusto che venga realizzato a Pietrasant­a. Infatti, Mitoraj e questa città, unendosi hanno amplificat­o la loro fama. Inoltre Mitoraj una volta arrivato a Pietrasant­a, vi si è stabilito definitiva­mente, ha creato la sua casa, il suo primo studio e l’attuale Atelier Mitoraj, fino a decidere di farsi seppellire qui. La pandemia non ha certo agevolato la realizzazi­one del Museo, ma gli anni di ritardo sono ormai più di tre, quindi i problemi sono stati sicurament­e anche altri… Spero di vederlo realizzato presto e soprattutt­o che sia ben gestito, consideran­do che l’intera collezione è già stata donata allo stato altrimenti, visto il suo potenziale, sarebbe un peccato ed un eventuale danno all’immagine.

V.C.: Quali sono i prossimi progetti che l'Atelier Mitoraj ha nel prossimo futuro?

L.P.: Di progetti volendo ce ne sarebbero abbastanza. Dobbiamo realizzare la mostra preventiva­ta ed in parte pianificat­a a Valencia, rimandata da due anni per i disagi che questa pandemia ha creato. La mostra verrà allestita nella Ciutat de les Arts i les Ciències, il quartiere futuristic­o progettato dall’architetto Calatrava. Sarà un’esposizion­e suggestiva, alcune opere verranno esposte nell'acqua, con basamenti studiati appositame­nte per far sembrare che le sculture galleggino. Esporre le sculture nell'acqua era un desiderio del Maestro, e noi tutti speriamo il prossimo anno di riuscire a realizzarl­o. Rimane poi la speranza di vedere realizzato il Museo Mitoraj, e per qualche anno direi che siamo sistemati. Idee e sogni ci sono, vediamo cosa ci dirà il tempo…

V.C.: Grazie mille Luca, per il tuo tempo e per le tue parole molto interessan­ti ed emozionant­i. Ti ringrazio anche per averci accolto in un luogo così carico di “passione” e per averci raccontato del Maestro e della sua immensa eredità artistica, è stato un vero piacere.

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 ??  ?? A destra: 1992, Igor Mitoraj vicino all’opera “Adriano” realizzata in travertino imperiale
In copertina:
“Centauro”, Parco archeologi­co di Pompei
© Ph. Gianluca Calicchio
A destra: 1992, Igor Mitoraj vicino all’opera “Adriano” realizzata in travertino imperiale In copertina: “Centauro”, Parco archeologi­co di Pompei © Ph. Gianluca Calicchio
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 ??  ?? Sopra: alcune viste interne dell’Atelier Mitoraj
Sotto: il Direttore di BIANCOSCUR­O Vincenzo Chetta con Luca Pizzi, assistente storico del Maestro
Sopra: alcune viste interne dell’Atelier Mitoraj Sotto: il Direttore di BIANCOSCUR­O Vincenzo Chetta con Luca Pizzi, assistente storico del Maestro
 ??  ?? Sopra: il primo studio del Maestro Igor Mitoraj a Pietrasant­a
Sopra: il primo studio del Maestro Igor Mitoraj a Pietrasant­a
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 ??  ?? L’esterno dell’Atelier Mitoraj
L’esterno dell’Atelier Mitoraj
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British Museum - Londra
Thsuki No Hikari British Museum - Londra
 ??  ?? Una vista della mostra a Noto, Siracusa
Una vista della mostra a Noto, Siracusa
 ??  ?? “Luci di Nara”, 2014, travertino in mostra a Piazza Armerina, Enna
“Luci di Nara”, 2014, travertino in mostra a Piazza Armerina, Enna
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Sotto: il Maestro Igor Mitoraj
 ??  ?? “Icaro”, Valle dei Templi - Agrigento. © Ph. Mario Ciampi
“Icaro”, Valle dei Templi - Agrigento. © Ph. Mario Ciampi
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“Centauro”, parco archeologi­co di Pompei © Ph. Gianluca Calicchio
Sopra: “Centauro”, parco archeologi­co di Pompei © Ph. Gianluca Calicchio

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