PISTAAA!!!
Il 2024 sarà, per noi di Biciclette d'Epoca, l'anno della pista. Non c'è una ragione particolare, un anniversario da ricordare. È stata più un'esigenza che è emersa così, lentamente ma con forza, negli ultimi mesi, facendo montare un desiderio di saperne di più e di raccontare di più. Si parte con il più grande di tutti, Antonio Maspes, che avevamo già intercettato sull'ormai lontano BE33 quando avevamo messo in copertina una sua bicicletta ritrovata, ovviamente creata dal talento infinito di Faliero Masi.
Un numero che avevamo regalato a tutti i partecipanti all'Eroica di Gaiole in Chianti di quell'anno, e forse non è un caso che proprio l'Eroica - che sa essere la casa di tutti - ci abbia coinvolti in una bellissima giornata al velodromo Maspes-Vigorelli, in cui abbiamo avuto la possibilità di pedalare sugli storici legni della pista milanese che oggi sta tornando a vivere grazie a un liquido energetico di grande, grandissima passione. Maspes - dicevamo - ve lo racconta Marco Pasquini, e davvero non è stato facile riassumere le imprese di questo campione infinito nelle pur corposissime dieci pagine che gli abbiamo dedicato. Parliamo di protagonista assoluto della sua epoca, dentro e fuori dalla pista, che nell'immaginario collettivo di chi quegli anni li ha vissuti ha lasciato un'impronta inferiore forse solo a quella di Coppi, Bartali e pochi altri. Se oggi tutti sappiamo cosa sia un surplace, lo dobbiamo a lui.
Ma la pista non è stata solo Antonio Maspes. Né prima né dopo, e nel nostro piano editoriale di questo 2024 abbiamo pensato di offrire in ogni numero uno spunto, che sia una storia, una bicicletta, un piccolo o grande protagonista da raccontare. È un mondo. Di più, è un universo. E come tale va esplorato, andando oltre i confini del ricordo, facendo emergere dalle nebbie del tempo quelle tracce indelebili che sono rimaste lì, come segni dei tubolari sul parquet.
Sarà sicuramente un viaggio lungo e - ci auguriamo! - bellissimo, ispirato anche da quello che oggi è nei fatti il più grande corridore italiano, ovvero Pippo Ganna, che nell'ottobre del '22 ha demolito il Record dell'Ora ponendo fine, dopo quarant'anni, alla distinzione tra record vero e proprio e migliore prestazione umana sull'ora, dopo che la UCI ha separato queste due classifiche indovinate dopo cosa? Esatto, dopo il record di Francesco Moser a Città del Messico il 23 gennaio 1984, il cui quarantennale abbiamo celebrato in questo numero con un “Alfabeto Record dell'Ora” nato dall'infinito scibile sportivo di Gino Cervi.
Lo Sceriffo ha aperto un'epoca, Top Ganna l'ha chiusa. Capite perché ci è venuta tanta voglia di raccontare la pista?