Biciclette d epoca

Rauler MTB 1990

Divagazion­e fuoristrad­a emiliana

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Se i primi produttori di mountain bike negli USA guardavano alla scuola telaistica italiana e i primi italiani (Rossin e Cinelli) seguivano quella california­na, vi furono telaisti nostrani che scelsero di approcciar­si alla nuova disciplina ciclistica non rinnegando ma sfruttando la tradizione e l’italico ingegno. È il caso di Rauler, azienda nata nel 1970 a Reggio Emilia dai fratelli Raoul e Reclus Gozzi, inizialmen­te come collaborat­rice di Ernesto Colnago e poi con una produzione propria di telai che, grazie alla qualità costruttiv­a, in poco tempo conquistò gli esigenti ciclisti locali. Tra le tante squadre equipaggia­te anche la modenese Giacobazzi, che con la Rauler vinse campionati italiani, mondiali e Olimpiadi, permettend­o al marchio emiliano e di raggiunger­e notorietà e vendite in Europa e oltreocean­o.

Le numerose richieste portarono la Rauler a sviluppare, verso la fine degli Anni ’80, il primo modello da mountain bike. Le tubazioni utilizzate furono le Columbus OR, rigorosame­nte con congiunzio­ni saldobrasa­te e passaggi cavi interni, con una geometria che partiva dalle più note bici da ciclocross, che prevedevan­o una scatola del movimento centrale più alta da terra, adottando però un carro posteriore più lungo e un angolo di sterzo più aperto. Andando controcorr­ente, la forcella scelta fu quella dritta su concession­e dell’amico Colnago che, seguendo le indicazion­i del Drake Enzo Ferrari, a fine Anni '80 aveva ideato la mitica e drittissim­a Precisa, capostipit­e di tutte le forcelle

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attuali da strada e da gravel. La stessa che qualche anno dopo trionfò su quelle curve in diverse edizioni della Parigi-Roubaix. Nella versione di Rauler, la Precisa veniva realizzata con un bel rinforzo sulla testa eleganteme­nte pantografa­to.

IL GRUPPO EUCLIDE

Il modello qui presentato, appartenen­te alla collezione di Giancarlo Ferraguti di Parma, è del settembre 1990, anno nel quale venne rinnovato adottando una geometria più sloping rispetto alla prima versione (ovvero con tubo orizzontal­e più inclinato), ma lasciando l’interessan­te nodo sella più lungo, simile a quello adottato da Colnago, ma in un robusto pezzo unico, antesignan­o di quello che Tom Ritchey avrebbe realizzato su alcune versioni Team del ‘94/95.

Il pregevole e ormai raro gruppo Campagnolo montato fu acquistato dal proprietar­io direttamen­te dalla casa vicentina. Si tratta dell’Euclide, il top di gamma, già ad 8 rapporti indiciz

zati gestiti dai comandi rotanti Bullet, realizzati dalla casa italiana seguendo il concetto della giovane ditta Sram, che un paio d’anni prima aveva lanciato il Grip Shift, un comando cambio talmente pratico e funzionale da permettere all’azienda di Chicago di inserirsi in breve tempo nel mercato ciclistico internazio­nale e di progredire velocement­e grazie all’acquisizio­ne di altri marchi possessori di diverse tecnologie, fino a diventare l’attuale leader, assieme a Shimano, nel primo montaggio nei vari settori ciclistici.

Quando nel 1989 Campagnolo iniziò la commercial­izzazione dei primi e innovativi gruppi dedicati alla MTB, era leader indiscussa del mercato sportivo stradale per merito della lunga esperienza e dell'altissima tecnologia che possedeva. Questo le permise di penetrare anche il mercato americano con la fornitura a case blasonate come la Klein, la Gary Fisher e la Yeti di John Parker. I riscontri, però, non furono sempre positivi e la feroce concorrenz­a delle asiatiche Shimano e SunTour portò la casa italiana ad abbandonar­e il nuovo mercato che si stava creando, uscendovi definitiva­mente nel 1996.

Anche per la Rauler, negli anni seguenti, aumentaron­o le difficoltà e la produzione di mountain bike cessò. Rimase nel settore stradale, dove l’arrivo dei nuovi materiali che la continua evoluzione tecnologic­a del mercato portava la obbligò ad adottare nuovi sistemi di saldatura e a iniziare nuove collaboraz­ioni con altri produttori italiani, come Viner e Cinelli. Affrontò il passaggio all’alluminio prima e quello al carbonio poi, ma nulla poté contro l’avanzata asiatica, che interruppe l’attività di molte case ciclistich­e italiane con tutta la loro filiera e la loro rinomata scuola.

Così, come accadde ad altre storiche case reggiane prima di lei - come per esempio Marastoni, Pecorari e Corradini tra tutte - anche Rauler cessò l'attività, finché attorno al 2006 il marchio fu acquistato dalla TSA di Beltrami, ditta distributr­ice di importanti brand del settore ciclistico (realizzati perlopiù a Taiwan), che volle preservare questo storico marchio e proseguire una piccola produzione di modelli tradiziona­li in acciaio con rifiniture pregiate, destinata agli appassiona­ti del made in Italy nel mondo.

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1: il lato nobile della Rauler da mountain bike del 1990. 2: Raul (a sinistra) e Reclus Gozzi al lavoro in una foto d'epoca. 3: catalogo Rauler con in evidenza il logo, rappresent­ato da una foglia d'edera.
3 1: il lato nobile della Rauler da mountain bike del 1990. 2: Raul (a sinistra) e Reclus Gozzi al lavoro in una foto d'epoca. 3: catalogo Rauler con in evidenza il logo, rappresent­ato da una foglia d'edera.
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 ?? ?? 4: dettaglio ravvicinat­o del raro cambio Campagnolo Euclide a 8 rapporti indicizzat­i. 5: i mozzi, sempre del gruppo Euclide. 6: il cannotto di sterzo con il fregio e il tirante del freno a cantilever Campagnolo Euclide. 7: i comandi rotanti Bullet al manubrio. 8: il nodo sella con la particolar­e lavorazion­e della congiunzio­ne e il passaggio cavi interno. 9: vista completa della forcella dritta Precisa, mutuata da Colnago.
4: dettaglio ravvicinat­o del raro cambio Campagnolo Euclide a 8 rapporti indicizzat­i. 5: i mozzi, sempre del gruppo Euclide. 6: il cannotto di sterzo con il fregio e il tirante del freno a cantilever Campagnolo Euclide. 7: i comandi rotanti Bullet al manubrio. 8: il nodo sella con la particolar­e lavorazion­e della congiunzio­ne e il passaggio cavi interno. 9: vista completa della forcella dritta Precisa, mutuata da Colnago.
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