PROFESSIONE RANGER
Antibracconaggio 2.0
Nanotecnologie, robotica, cybertech, armi intelligenti, botnet, kpy: queste sono solo alcune delle nuove terminologie e tematiche spesso ripetute nelle sale ovali e circolari di chi definisce le strategie dei nuovi conflitti.
L’antibracconaggio è la guerra ai crimini ambientali, una guerra però che non è arrivata a essere aggiornata come le altre. Gli aggiornamenti di cui parliamo sono prevalentemente tecnologici, riguardano cioè l’utilizzo delle nuove tecnologie sempre più presenti nel settore. Il bracconaggio potrebbe sembrare il classico esempio di conflitto asimmetrico: da una parte ci sono i poveri bracconieri con niente se non la forza della disperazione, dall’altra ranger ben formati, addestrati ed equipaggiati. La realtà invece è ben diversa: di asimmetrico vi è ben poco se non il valore che gli attori del conflitto (da una parte ranger e bracconieri, dall’altra conservazionisti e malavitosi) danno agli animali. Per essere coerenti dobbiamo anche dire che il contrasto al bracconaggio vive una dimensione molto aritmica: le riserve private hanno accesso a molti fondi e riescono a contrastare il bracconaggio in modo molto efficace, molte organizzazioni governative che tutelano territori fondamentali per il patrimonio naturalistico mondiale versano in condizioni di estrema ristrettezza. La recente seconda edizione della conferenza on line sul bracconaggio in Africa, che ha visto presenti ministri e rappresentanti di Nigeria, Eswatini, Zambia, Tanzania, Sudafrica e Botswana, ha nuovamente sottolineato come la mancanza di fondi e di nuovi e innovativi approcci al problema sia ancora una delle principali motivazioni dell’inefficacia delle strategie di tutela delle aree naturali protette. Di contro è bene ricordare che molte delle attività di contrasto a un crimine sono spesso taciute o tenute segrete, proprio per evitare che occhi e orecchie indiscrete possano comprendere che la tecnologia del settore safety and security moderno è stata portata anche nella lotta al bracconaggio.
Droni, visori termici o a infrarossi, fototrappole, recinzioni intelligenti: la tecnologia può rappresentare un punto di forza nella moderna lotta al bracconaggio
Un solo strumento definitivo
Fra le innovazioni più note anche se non sempre le più efficaci ovviamente figurano i droni, quei mezzi volanti pilotati da remoto in grado di sorvolare aree abbastanza ristrette ma in tempi molto rapidi. Negli anni l’Associazione italiana esperti d’Africa - Poaching Prevention Academy ha donato ben cinque droni a Sudafrica e Namibia: il loro utilizzo è stato apprezzato soprattutto per il controllo da remoto di aree dove non era facile raggiungere gli animali presenti o dove la presenza di uomini e mezzi fosse poco fruibile. Costo dei droni, durata della batteria e compresenza con uccelli curiosi sono alcune delle criticità osservate e vissute.
Tecnologie invece importanti e utilissime sono quelle per la visione assistita notturna (visori infrarossi e termici). Negli anni ne abbiamo donati sei: il sistema infrarosso meno costoso ha un valore di circa 600 euro, i quattro sistemi termici oltre 3.000 euro l’uno. I termici e gli infrarossi sono arrivati in Namibia, Sudafrica e Botswana che hanno confermato la loro utilità. Abbiamo anche testato alcuni sistemi di grande efficacia e portata sia fissi (ossia montati in punti di osservazione specifici) sia montati sui veicoli per il controllo dinamico. Alcuni di questi sono montati su pali pneumatici che possono essere sollevati e portati in elevazione per permettere una visione a notevoli distanze. Durante il field test di un sistema termico ad alta efficienza, ho finto di essere un bracconiere e mi sono nascosto nei cespugli per comprendere le capacità del sistema di rilevare la presenza umana. Quella stessa sera a pochi metri dalla mia posizione vi era un branco di leoni che il sistema ha individuato ma che io avevo totalmente ignorato. Altro strumento di notevole importanza sono le camera trap, macchine fotografiche sia diurne sia notturne in grado di attivarsi con il movimento. Sfortunatamente la non facile discriminazione del soggetto che le attiva crea tantissime false attivazioni. Alcune di queste fototrappole sono addirittura collegate alla rete cellulare, ovviamente dove la copertura è presente, e permettono l’invio di fotografie in tempo reale: il sistema di sicurezza può rilevare con estrema rapidità se il soggetto attivante è un animale oppure un pericoloso bracconiere. Questo sistema di allarme e avviso remoto ha dato immensi risultati positivi ed è diventato uno degli strumenti cardine del controllo di molte riserve e parchi. L’applicazione della tecnologia avanzata alla sicurezza segue i processi di reverse engineering e fitting. Alcune tecnologie impiegate in campo biomedico hanno permesso di creare delle recinzioni intelligenti (elementi metallici attraverso fili-cavi-maglie) capaci di individuare un’infrazione e di lanciare un avviso alle unità antibracconaggio: viene individuato il punto l’area abbastanza specifica in cui è avvenuta l’infrazione. Questa tecnologia ha già dato ottimi risultati, ma il suo costo e la manutenzione ricorrente per il controllo dell’efficacia possono renderne l’impiego limitato o addirittura impossibile.
Alcune aziende internazionali hanno deciso di impiegare sistemi di captazione sonora per individuare suoni, linguaggio o colpi d’arma da fuoco e, grazie alla triangolazione, identificarne anche la provenienza su una griglia di localizzazione specifica. Non ci sono ancora degli elementi concreti per fornire una definizione di efficacia, ma l’Associazione italiana esperti d’Africa - Poaching Prevention Academy è stata scelta come referente per i test fonometrici, soprattutto per le rilevazioni sui diversi calibri. Nelle fasi preliminari e di test abbiamo ottenuto ottimi feedback: aspettiamo i field test in ambiente per poter fornire maggiori dettagli.
Siamo però sempre convinti che lo strumento 3.0 definitivo siano sempre e solo i ranger antibracconaggio, quegli uomini e donne che si occupano costantemente della tutela dei territori e che non necessitano di batterie a litio ma di comprensione, formazione, adeguato riconoscimento economico e tanta giusta motivazione.