INTO THE WILD
Arma venandi
Realizzare attrezzi o armi efficaci con materiali di recupero in situazioni di emergenza non è sempre facile. Solo in rarissime occasioni la messa in opera di tali competenze può essere di vitale importanza. La statistica di dice che su mille situazioni emergenziali solo una volta il disperso ha dovuto procacciarsi il cibo per il proprio sostentamento. Le percentuali variano di poco dalle precedenti se si parla addirittura di situazioni difensive, dove il super
I cacciatori del passato non disponevano di armi all’avanguardia come quelle attuali; ma, seppur semplici e rudimentali, nelle loro mani gli strumenti risultavano efficaci e altrettanto letali. Fustibali, frombole e bastoni da lancio rimangono tuttora armi risolutive in situazioni d’emergenza
stite - in questo caso vittima - ha dovuto realizzare armi per difendere la propria persona. Ciò non toglie il fatto che, anche se queste circostanze sono rare, c’è sempre una remota possibilità che questo possa accadere; e la capacità di costruire armi per cacciare o difendersi possono essere d’aiuto.
Alla ricerca del bilanciamento
Senza assumere cibo è possibile sopravvivere anche tre settimane mantenendo, nonostante grossi disagi legati al digiuno, una basale efficienza psicofisica. Ovviamente questa regola, redatta con l’analisi di migliaia di casi, si riferisce a una media calcolata; va dunque presa con le pinze, perché non è sempre applicabile a tutte le persone e a tutte le stagioni. Un dato non trascurabile che cambia la valutazione è il freddo, col conseguente rischio d’ipotermia che va di pari passo con la fame: in un clima rigido assumere cibo conta tanto quanto disporre di un buon riparo e del fuoco.
Il fattore tempo è dunque una costante sfavorevole per il superstite, che in emergenza deve quotidianamente fare i conti con il consumo energetico speso in attività lavorative essenziali: fare legna per il fuoco, apportare migliorie al riparo, cercare cibo e acqua. Tutto ha un costo; e questo costo deve portare rapidamente beneficio a chi si trova in una situazione di emergenza. L’ordine delle armi presentate di seguito segue proprio queste regole: efficacia, facilità di utilizzo, tempi di realizzazione brevi.
La lancia
La lancia nasce come strumento di caccia già nell’età della pietra ed è rimasta in uso fino alla supremazia delle armi da fuoco. È abbastanza facile da realizzare e da utilizzare e, se ben strutturata, nelle mani di cacciatori esperti può essere impiegata anche per abbattere selvatici di grandi dimensioni. Generalmente è realizzata usando aste in legno di lunghezza variabile, dal metro fino ai sei metri della sarissa macedone. A una delle sue estremità è fissata la punta che in emergenza può essere realizzata in pietra, in metallo e in osso - preferibilmente di forma triangolare o a losanga. Se siete sprovvisti di materiali specifici, per realizzare la punta della lancia sarà sufficiente appuntire l’estremità dell’asta e inserirla per alcune ore nelle ceneri calde di un fuoco così da renderla più dura. Le lance utilizzate per la pesca presentano caratteristiche differenti da quelle per la selvaggina o da difesa; hanno punte dentate o con un ardiglione; sono lunghe mediamente due metri e mezzo; sono più sottili e flessibili; hanno bisogno di una fune assicurata al fondo dell’asta per il recupero.
Atlatl
Detto anche propulsore, l’atlatl viene utilizzato esclusivamente come ausilio per scagliare lance leggere, giavellotti o frecce a distanze maggiori. Come il fustibalo, l’atlatl consente al lanciatore di prolungare il braccio di leva e di moltiplicare la forza di lancio imprimendo al giavellotto maggiori velocità iniziale, gittata e forza di penetrazione. Dal lato opposto dell’impugnatura dell’atlatl si trova un uncino sul quale viene inserita l’estremità inferiore della lancia. Durante l’utilizzo, fino al rilascio durante il lancio, l’estremità anteriore del atlatl e l’asta della lancia verranno tenute insieme dalla mano del lanciatore per dare stabilità e maggior controllo durante il brandeggio.
Bastone da lancio
È lo strumento più efficace e rapido da realizzare: lo si utilizzava in antico Egitto, in America centrale, in Australia. Se ne ricorda l’uso anche da parte dei pastori italiani in tempi più recenti. Un bastone da lancio realizzato 300.000 anni fa è stato ritrovato perfettamente integro nel sito tedesco di Schoeningen, insieme a nove lance e una picca. Generalmente questi bastoni erano realizzati in legno o in osso, lavorati e levigati per renderli affusolati e più aereodinamici possibile. Peso, forma e
venivano definite in base al tipo di selvaggina: basti pensare al bastone da lancio trovato a Schoeningen, lungo settanta centimetri. Con un po’ di pratica, questi bastoni risultano essere molto efficaci per la cattura di piccoli mammiferi o per stordire uccelli in volo. La tecnica di lancio è simile a quella che si esegue per il lancio del boomerang: lo si scaglia con forza verso il bersaglio facendolo roteare su se stesso.
Frombola
La frombola, detta impropriamente fionda palestinese, non è quella biforcata in legno. Come quella scolpita dal Bernini tra le mani del suo David, è generalmente realizzata in cuoio e corda; alla sacca portamunizioni sono fissati i due lacci di corda lunghi almeno ottanta centimetri. La tecnica di lancio e il relativo conseguimento del bersaglio sono la parte più ostica da realizzare: necessitano infatti di molta pratica. Il tiratore deve tenere i due capi della frombola con la mano destra, con la sinistra porre il proiettile nella parte centrale della sacca. Si mira sollevando la fionda orizzontalmente all’altezza dell’occhio; si fa roteare da una a tre volte sopra la testa; lasciando uno dei due capi, il più lungo, si libera il sasso che viene scagliato a grande distanza. Si possono realizzare frombole di buona fattura utilizzando fibre vegetali intrecciate, lacci di scarpe e ritagli di stoffa. Con piccole modifiche alla sacca di carico si può predisporre la frombola anche per proiettare più sassi contemporaneamente, così da aumentare le probabilità di colpire la preda. È una delle armi più efficaci e facilmente realizzabili in brevissimo tempo, anche con materiali di recupero.
Fustibalo
La frombola si contraddistingue per efficacia, semplicità di realizzazione e complessità di utilizzo: potrebbe dare risultati accettabili solo dopo molte ore di pratica. Per ovviare a questo problema la si può unire a un bastone di legno e ottenere un fustibalo, detto anche mazza-fionda. Il fustibalo è un’arma da lancio raffigurata e descritta già nel Medioevo, quando la comparsa delle armature in metallo rese inadeguate le frombole. La sua realizzazione è altrettanto semplice: necessita di un bastone o pertica di legno lunga non meno di settanta centimetri. All’estremità dovranno essere fissati i due capi della frombola, uno legato e l’altro inserito in una tacca realizzata all’estremità del palo. Diversamente dalla frombola, il fustibalo viene manovrato a due mani: durante il lancio si imita il brandeggio della canna da pesca. Un laccio rimarrà solidare al bastone, l’altro sfuggirà dallo spacco rilasciando il proietto. Con sassi grandi come una palla da tennis, questa frombola potenziata grazie al braccio di leva aggiuntivo può colpire con precisione bersagli posizionati a distanze considerevoli. Dato degno di nota: non c’è bisogno di molte ore di pratica per ottenere risultati decenti.
Fionda elastica
Realizzata con elastici montati su una forcella di legno, la fionda elastica era già ampiamente diffusa ai primi del Novecento. La realizzazione di fibre con maggiori caratteristiche elastiche e l’utilizzo di materiali per l’impugnatura sempre più leggeri e resistenti hanno trasformato questo semplice giocattolo da bambini in uno strumento molto potengrandezza
te e preciso, tanto che lo usano alcune forze di polizia nelle operazioni antisommossa. Per la realizzazione di una fionda elastica è necessario disporre di elastici sufficientemente potenti. È possibile ricavare elastici adatti anche da: vecchie camere d’aria per ruote di biciclette o moto, lacci emostatici o bande elastiche per il fitness, fissate alla forcella in legno con fascette o legature in corda. Durante l’utilizzo la fionda viene impugnata orizzontalmente nella mano non dominante, mentre gli elastici vengono tesi dall’altra mano fino alla tensione totale e al raggiungimento di un punto fisso sul viso del tiratore. L’obiettivo da colpire deve essere visualizzato in mezzo alla biforcazione dell’arma, usando le due forcelle e la linea creata dalla tensione dei due elastici come riferimento. Per il munizionamento si possono utilizzare piccole pietre, dadi metallici, sfere d’acciaio, biglie di vetro o piombi da pesca.
Arco
Definito anche arma codarda dai soldati dell’antichità perché colpiti a distanza da un nemico che non li affrontava direttamente sul campo di battaglia, l’arco è tuttora è un attrezzo sportivo che può essere utilizzato anche per la caccia e la pesca. È una struttura flessibile le cui estremità, chiamate flettenti, sono collegate da una corda tesa che ha la funzione di imprimere la spinta alla freccia. La freccia viene assicurata alla corda grazie a un elemento apposito, la cocca, che ha la funzione di facilitare lo svincolo al momento del rilascio. L’asta della freccia è appoggiata sul rest dell’arco che si trova nel punto mediano subito sopra l’impugnatura.
L’arco non è uno strumento di realizzazione facile e rapida, neppure in situazioni ottimali. La sua costruzione richiede una buona conoscenza delle essenze di bosco, ottima manualità e strumenti ben affilati come un coltello e un’accetta. L’arco più rapido da realizzare in natura è il modello definito longbow, l’arco lungo inglese. Per iniziare è necessario reperire un arbusto o ramo dritto, possibilmente sprovvisto di nodosità, di essenze come nocciolo, corniolo, tasso o qualsiasi altro legno disponibile; bisogna che misuri quanto la vostra apertura delle braccia. Per iniziare a intagliare i flettenti è necessario calcolare la metà del ramo e definire la sua curvatura naturale. Dal centro lasceremo circa sei o sette centimetri per parte per ricavare l’impugnatura e cominceremo proprio da lì a intagliare - o per meglio dire scaricare - i flettenti.
Questa operazione deve essere eseguita con molta attenzione e calma, perché è facile commettere errori irrimediabili. Creati i flettenti, l’arco è praticamente ultimato: naturalmente è un attrezzo destinato a un uso di emergenza, che dovrà scagliare poche frecce. La corda potrà essere ricavata da lacci di scarpe, paracord, strisce di tessuto intrecciate, fibre vegetali come ortica, o tendini di animali; dovrà poi essere fissata ai puntai dei flettenti. Per le frecce sarà sufficiente trovare dei rami diritti di nocciolo, bambù, alloro o corniolo; a un’estremità verrà intagliata la cocca, sull’altra innestata la punta. L’impennaggio della freccia, fondamentale, potrà essere realizzato con piume naturali, fogli plastificati o anche con del nastro americano. I lunghi tempi di realizzazione, l’assenza di strumenti specifici e la scarsità di materie prime possono giocare a nostro sfavore nella creazione di strumenti adatti a procurare il cibo o difendersi da una minaccia. Se ci fosse il bisogno di mettere in atto queste tecniche in una situazione definibile di sussistenza, ricordatevi che pescare o posizionare trappole dedicate è sicuramente più facile e le probabilità di successo sono maggiori con un dispendio di energie molto più basso.