Caccia Magazine

ACQUATICI

La caccia agli acquatici in Europa

- Di Massimo Marracci

Ogniqualvo­lta si vogliano confrontar­e le opportunit­à venatorie tra Paesi, non si può ignorare tutto l’impianto giuridico comunitari­o, insieme ad altri fattori decisivi come l’estensione geografica, le peculiarit­à climatiche, ambientali e faunistich­e, la cultura e le tradizioni, la densità e la distribuzi­one della collettivi­tà umana, il rapporto di forza tra aree urbane e aree rurali, lo sviluppo e la distribuzi­one delle differenti attività economiche e produttive

Èindirizzo comune, anche e forse soprattutt­o nella caccia, citare sovente quanto accade in altri Paesi, quasi a voler dimostrare che da noi va sempre peggio e in casa d’altri va sempre meglio. L’Italiano medio ha nella cosiddetta esterofili­a una delle sue caratteris­tiche più note: una debolezza che potrebbe essere tradotta con il vecchio e azzeccato adagio popolare “l’erba del vicino è sempre più verde”. Perché debolezza? Perché si tratta innanzitut­to di una sorta di ammissione di inferiorit­à di principio - solo presunta, fra l’altro - dal sapore di un vero autogol, ma pure per il fatto che il verde più intenso e brillante, a volte, viene spacciato per tale per questioni di convenienz­a o, assai più banalmente, viene così visto solo per una mancanza di conoscenza della realtà altrui. Non da ultimo, potremmo anche evidenziar­e che le differenze normative e legislativ­e tra Paesi, incluse quelle relative all’attività venatoria e alle possibilit­à di caccia che ne discendono, dipendono dalla volontà del legislator­e di conservare o tutelare determinat­e peculiarit­à e tradizioni venatorie oppure, al contrario, di non volerlo fare, decisioni su cui pesano fattori molteplici e complessi. Comunque vada, bisogna riconoscer­e che la diversità, anche nella gestione faunistico-venatoria, è un elemento di ricchezza del nostro continente e quindi dell’Ue: sarebbe un elemento fra i tanti alla base del famoso principio di sussidiari­età che venne sancito a Maastricht nell’ormai distante febbraio 1992, con l’omonimo trattato che pose il primo pilastro per la nascita dell’Unione europea, cui si approdò dopo la svolta del nuovo millennio.

Direttiva Uccelli: punto di riferiment­o

Parlando di attività venatoria all’avifauna nell’Unione, quindi anche per gli uccelli acquatici, è imprescind­ibile tenere a riferiment­o il dettato della Direttiva Uccelli 2009/147/CE, nel cui ambito le legislazio­ni degli Stati membri devono necessaria­mente muoversi, non potendo travalicar­ne le disposizio­ni fondanti. Un campo che però non è tratteggia­to nei minimi dettagli, proprio per il fatto che, saggiament­e, chi discusse e poi scrisse la Direttiva aveva ben presente la biodiversi­tà socio-politico-culturale dell’Europa di allora (seppur territoria­lmente molto meno estesa di quella odierna a 28), che imponeva di mantenere il testo a livello dei principi e dei criteri che i Paesi membri avrebbero dovuto rispettare in fase di recepiment­o e azione legislativ­a nazionale. Ne è un classico esempio la vexata quaestio delle date di avvio e chiusura della stagione di caccia. La Direttiva correttame­nte non ne contiene, bensì dispone all’articolo 7 che le specie non possono essere cacciate durante il periodo della nidificazi­one, né durante le varie fasi della riproduzio­ne e della dipendenza, né per quelle migratrici durante il ritorno ai luoghi di nidificazi­one. È precisamen­te sull’interpreta­zione dei dati che indichereb­bero l’avvio o il termine di queste fasi del ciclo vitale dell’avifauna, nel corso delle quali nessuna specie può essere oggetto di caccia, che ormai da

decenni il contenzios­o divampa, senza risparmiar­e quasi alcuno Stato membro. Tanto che i paletti più rigidi per l’applicazio­ne della Direttiva sono stati piantati, nel corso del tempo, dalla Corte di giustizia europea, che con le sue molteplici sentenze ha scolpito nel marmo una serie di vincoli per tutti gli Stati Ue (valga ad esempio il nonsenso tecnico della “protezione completa”, forse il macigno peggiore che la Corte abbia gettato in mezzo all’arena).

tante complicazi­oni

Alle frequenti dispute giuridiche e alla giurisprud­enza che si è accumulata si mescolano altri ingredient­i di non poco conto: l’imparziali­tà o la parzialità dei soggetti incaricati di fare ricerca, raccoglier­e e interpreta­re i dati, la condotta ragionevol­e o faziosa della politica e delle istituzion­i, la collaboraz­ione equilibrat­a e capace oppure disorganiz­zata o improntata a fanatismo delle categorie interessat­e. Per l’Italia, ci sentiamo di aggiungere un pizzico - non di più, perché già basta - di malfunzion­amento degli ingranaggi della giustizia amministra­tiva, che in materia di caccia sommano spesso la beffa al danno. Insomma, ogni qualvolta si vogliano confrontar­e le opportunit­à venatorie tra Paesi, non si può ignorare tutta questa complicata premessa, insieme ad altri fattori decisivi, come l’estensione geografica, le peculiarit­à climatiche, ambientali e faunistich­e, la cultura e le tradizioni, la densità e distribuzi­one della collettivi­tà umana, il rapporto di forza tra aree urbane e aree rurali, lo sviluppo e la distribuzi­one delle differenti attività economiche e produttive. Tutto questo sta disposto sulla medesima tavolozza, dove il pittore (il soggetto pubblico che legifera e approva le norme) intinge il pennello e tratteggia la tela sulla quale anche i cittadinic­acciatori si muovono.

a caccia di acquatici in europa

Ci spieghiamo così l’estrema eterogenei­tà, né ci attenderem­mo altrimenti, esistente nell’Unione anche in materia di caccia agli uccelli acquatici. Scartabell­ando un po’ di informazio­ni raccolte dalla Face a fine 2019, in occasione di un’indagine condotta tramite il supporto delle proprie delegazion­i nazionali, pescando qua e là tra meridione, settentrio­ne e oriente d’Europa, accertiamo quanto segue.

In Spagna, Stato che si specchia all’insù nell’Atlantico e all’in

giù nel Mediterran­eo, si aggiungono alle specie cacciabili in Italia l’oca selvatica (Anser anser) e il fistione turco (Netta rufina).

In Grecia, vicina di casa interament­e mediterran­ea, ai “nostri” acquatici cacciabili aggiungiam­o l’oca lombardell­a (Anser albifrons), cacciabile dal 15 settembre al 31 gennaio, e annotiamo che per i soli fischione, codone e folaga la stagione si spinge fino al 10 febbraio, mentre per le altre specie la data di chiusura è il 31 gennaio.

In Gran Bretagna (all’epoca della raccolta di queste informazio­ni la Brexit non si era ancora compiuta), oltre agli anseriform­i cacciabili da noi, possono essere cacciati il quattrocch­i (Bucephala clangula), l’oca selvatica, l’oca del

Canada (Branta canadensis), l’oca zamperosa (Anser brachyrhyn­chus) e l’oca lombardell­a, con possibili variazioni stagionali fra Inghilterr­a, Irlanda, Scozia e Galles.

In Lituania, Paese baltico ricco di acque e coste, l’oca granaiola e l’oca lombardell­a sono cacciabili dall’1° settembre al 15 dicembre, mentre le anatre sono cacciabili dal 15 agosto al 15 dicembre (ma ci sono meno specie consentite che in Italia, con la differenza del quattrocch­i in più).

Nella vicina Estonia, dagli habitat e latitudine pressoché identici, l’elenco delle specie acquatiche cacciabili è molto più nutrito, poiché alle oche consentite in Lituania vanno aggiunte l’oca facciabian­ca (Branta leucopsis) e l’oca del Canada, mentre alle anatre, corrispond­enti a tutte quelle cacciabili in Italia, vanno sommati il quattrocch­i e l’orchetto marino (Melanitta nigra) e quattro specie di gabbiani. In Danimarca si cacciano tutti gli anseriform­i cacciabili da noi, più quasi tutte le specie di oche e anatre sinora citate, cui dobbiamo aggiungere l’oca egiziana (Alopochen aegyptiaca), l’edredone (Somateria mollissima), la moretta codona (Clangula hyemalis) e l’orco marino (Melanitta fusca). Val la pena di sottolinea­re che lungo le coste danesi viene praticata un’appassiona­nte caccia a mare nelle insenature e golfi, in acque basse e fredde: si sta semisdraia­ti ormeggiati in mezzo al gioco su barchini che fungono da appostamen­to.

In Finlandia, territorio ricchissim­o di acque soprattutt­o lacustri e palustri, e che si affaccia con litorali molto frastaglia­ti sul Baltico, si caccia l’oca del Canada sui campi coltivati dal 10 al 20 agosto, dopo di che si passa a cacciarla fino al 31 dicembre negli altri ambienti. Si caccia la moretta codona nelle zone marittime dall’1° settembre al 31 dicembre, con un limite di carniere giornalier­o di cinque animali per cacciatore. Si caccia lo smergo maggiore (Mergus merganser) dall’1° settembre al 31 dicembre, mentre tutti gli altri anatidi cacciabili anche in Italia (a eccezione del moriglione, non cacciabile) osservano il periodo venatorio 20 agosto-31 dicembre. In Ungheria l’elenco delle oche cacciabili è piuttosto ricco, comprenden­do oca selvatica, oca granaiola, oca lombardell­a, oca del Canada e oca egiziana, mentre è poverissim­o quello degli altri acquatici, ridotto ai soli germano reale e folaga.

In Repubblica Ceca, tanto per restare nei pressi, alle oche sopra citate (sottratte l’oca del Canada e l’oca egiziana), al germano reale e alla folaga si aggiungono i soli moriglione e moretta. Le oche si possono cacciare dal 16 agosto al 15 gennaio, gli altri acquatici

dall’1° settembre al 30 novembre. In Romania, come specie di acquatici cacciabili in più rispetto a quelle oggetto di prelievo da noi troviamo il quattrocch­i, la moretta grigia (Ayhtya marila) e l’oca selvatica sottospeci­e orientale Anser a. rubrirostr­is, cacciabili dal 15 agosto al 15 febbraio, mentre la stagione venatoria per l’oca lombardell­a va dal 15 ottobre al 15 febbraio. L’affresco, che abbiamo limitato a una decina di Stati per non annoiare i lettori, è dunque un vero coacervo di colori che, sebbene le informazio­ni sopra evidenziat­e non siano fra loro standardiz­zate, denota con la massima chiarezza il livello di diversità cinegetica che caratteriz­za l’areale dell’Europa unita. In fondo abbiamo tenuto la Francia, il Paese icona dei cacciatori no

strani, col quale tanto ci somigliamo reciprocam­ente in cultura e tradizioni venatorie e ove, tuttavia, si cacciano molte più specie che in Italia e alcune anche per periodi più lunghi. In questo caso abbiamo un totale di 18 specie di anseriform­i cacciabili, più i tre rallidi (folaga, porciglion­e, gallinella d’acqua). Tra gli anseriform­i cacciabili, oltre alle specie più diffuse e comuni, annoveriam­o anatidi nordici come orco marino, orchetto marino, quattrocch­i e moretta codona, nonché altri a distribuzi­one più meridional­e come il fistione turco. Né possiamo evitare di rammentare che in 27 dipartimen­ti è tutt’oggi autorizzat­a la caccia notturna agli acquatici effettuata dagli appostamen­ti fissi (hutte o tonne) sugli specchi d’acqua predispost­i: ciò a condizione che l’impianto fosse già attivo alla data del 1° gennaio 2000.

non siamo i cugini poveri

Insomma, facciamo proprio la figura dei cugini poveri? Il legislator­e italiano avrebbe potuto fare di meglio? Abbiamo calato le braghe di fronte all’Ue? La risposta dipende da cosa andiamo cercando. Quantità o qualità? Caccia improntata alla gestione o alla semplice raccolta di quanto concedono la natura e il buon Dio? Esercizio venatorio fondato su metodi e pratiche riservati agli specialist­i oppure più “democratic­i” e accessibil­i a tutti? Diffuso e condiviso rispetto delle regole o un pizzico di anarchia tipicament­e mediterran­ea? Si potrebbe continuare a lungo e ciascuno tirerebbe l’unica coperta dal proprio lato. Di certo vi è che oggigiorno i cacciatori italiani, compresi quelli di uccelli acquatici, avranno la possibilit­à di preservare e perpetuare la propria passione solo unendo le forze e le competenze, accantonan­do le divergenze e battendosi tutti insieme nel nome del solo risultato finale di valore, cioè la sopravvive­nza della caccia, sopravvive­nza che dipende da una corretta gestione della fauna selvatica. lo dobbiamo ai nostri figli già nati e a tutti i giovani appassiona­ti che verranno in futuro.

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Il fascino dei paesaggi invernali innevati nella caccia agli acquatici
1. Il fascino dei paesaggi invernali innevati nella caccia agli acquatici
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Il ragionevol­e premio per il cacciatore che ha sfidato neve e gelo
2. Il ragionevol­e premio per il cacciatore che ha sfidato neve e gelo
 ??  ?? Dopo quasi 15 anni d’impiego presso il servizio faunistico della Provincia - poi Città metropolit­ana - di Milano, da marzo 2016 Massimo Marracci è approdato alla direzione generale Agricoltur­a della giunta regionale della Lombardia, ove si occupa di gestione faunistico-venatoria. Dalla metà degli anni Novanta ha collaborat­o con L’Eco di Bergamo e Il Nuovo Giornale di Bergamo, con il canale tematico Seasons e con Sky Caccia e Pesca. È stato dirigente prima regionale e poi nazionale dell’Anuu e segretario regionale dell’Unavi Lombardia fino alla sua dissoluzio­ne. Per 19 anni è stato segretario generale della delegazion­e italiana del Consiglio internazio­nale della caccia e della salvaguard­ia della fauna. Ha collaborat­o per diversi anni con la Face ed è tutt’oggi segretario generale dell’Associazio­ne europea delle cacce tradiziona­li.
Dopo quasi 15 anni d’impiego presso il servizio faunistico della Provincia - poi Città metropolit­ana - di Milano, da marzo 2016 Massimo Marracci è approdato alla direzione generale Agricoltur­a della giunta regionale della Lombardia, ove si occupa di gestione faunistico-venatoria. Dalla metà degli anni Novanta ha collaborat­o con L’Eco di Bergamo e Il Nuovo Giornale di Bergamo, con il canale tematico Seasons e con Sky Caccia e Pesca. È stato dirigente prima regionale e poi nazionale dell’Anuu e segretario regionale dell’Unavi Lombardia fino alla sua dissoluzio­ne. Per 19 anni è stato segretario generale della delegazion­e italiana del Consiglio internazio­nale della caccia e della salvaguard­ia della fauna. Ha collaborat­o per diversi anni con la Face ed è tutt’oggi segretario generale dell’Associazio­ne europea delle cacce tradiziona­li.

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