VITA DI SQUADRA
La braccata in uno scatto
Spesso ci capita di scattare decine di fotografie dello stesso soggetto perché nessuna ci convince del tutto. Sarebbe allora più saggio, e certamente più produttivo, ragionare invece che perdere tempo a scattare cinquanta foto: ne otterremo una o due avendo però curato l’inquadratura e l’esposizione, scelto la giusta angolazione
Smartphone e fotocamere sono oramai alla portata di tutti e, complici i social media, sono sempre più le persone che a ogni età amano scattare e condividere foto, anche durante l’attività venatoria. Se ci pensiamo bene però della miriade di fotografie di caccia da cui siamo bombardati o che noi stessi abbiamo scattato poche ci hanno veramente colpito. Una buona parte di esse ci ha perfino infastidito, per una macchia d’ombra, una preda ritratta male, qualche sfondo infelice. Una bella foto piace, a chi l’ha scattata e a chi la guarda. Viene riproposta, stampata, condivisa con orgoglio. Ecco qualche accorgimento per alzare il livello dei nostri album fotografici.
Ragionare e rubare
In generale quando scattiamo una fotografia dobbiamo cercare di evitare tutto quello che non vorremmo vedere: lo sfondo è importantissimo e può rovinare una scena perfetta. È bene quindi far attenzione a che cosa inquadriamo in secondo piano (un cassonetto, un traliccio o
qualsiasi nota stonata). È fondamentale evitare che luce e ombra si alternino sul nostro soggetto: in tal caso facciamolo spostare di qualche metro.
Spesso ci capita di scattare decine di fotografie dello stesso soggetto perché nessuna ci convince del tutto, e questo è comunque indice del fatto che tutti ricerchiamo il bello e la proporzione in una foto, ma non sempre siamo in grado di ritrarre la scena che vogliamo. Sarebbe allora più saggio, e certamente più produttivo, ragionare invece che perdere tempo a scattare cinquanta foto: ne otterremo una o due avendo però curato l’inquadratura e l’esposizione, scelto la giusta angolazione. L’ideale sarebbe ottenere poche fotografie da conservare gelosamente piuttosto che intere cartelle di copie che si perderanno nella memoria di qualche pc o smartphone.
Le dinamiche della caccia in braccata la rendono uno scenario interessante per scattare fotografie: i cani, gli animali abbattuti, gli amici sono tutti soggetti che generalmente entrano nell’obiettivo, ma non sempre in modo da uscirne valorizzati. Anzi, talvolta le immagini rischiano di essere davvero brutte e spesso poco condivisibili, soprattutto per gli aspetti più cruenti in cui si ritraggono spoglie e sangue.
Quando ci si appresta a fotografare persone, chi scatta la foto tende a fare tre-quattro passi indietro. La foto tipo di amici e componenti della squadra ritrae le figure intere, dalle scarpe al cappello e spesso molto altro, in cui talvolta è difficile riconoscere l’identità dei soggetti ritratti. Di foto così ne avremo milioni; ma poi che cosa ci trasmettono del carattere e dell’espressione delle persone? Quasi nulla, al posto del soggetto potrebbe esserci chiunque. Curiamo invece alcuni aspetti: la persona ritratta deve avere la luce a favore e non dietro di sé - in tal caso avrebbe il volto oscurato e non sarebbe riconoscibile; evitiamo inoltre che il soggetto resti per metà in ombra e metà alla luce. L’inquadratura migliore per ritrarre le persone è il mezzobusto, col volto in piena luce e non necessariamente in posa: le espressioni più intense sono spesso rubate.
Gli ausiliari sono un soggetto chiave nelle fotografie in braccata, che siano al guinzaglio del conduttore, o su un animale, o nel carrello. Spesso purtroppo
le fotografie dei cani li ritraggono dal punto di vista di chi scatta, cioè dall’alto. Questo è un banale ma grave errore che azzera completamente le proporzioni: un ariegeois e un bassotto tedesco ritratti dall’alto avranno proporzioni simili e dimensioni non quantificabili. Il modo migliore, anzi, l’unico modo per fotografare i cani è porsi alla loro altezza. Anche qui, come per le persone, uno scatto ravvicinato restituirà l’intensità dello sguardo e la fisicità del cane. Viceversa, uno scatto dall’alto e troppo panoramico sminuirà il soggetto, irrimediabilmente. È importante ricordarsi questa accortezza anche quando gli ausiliari vengono ritratti insieme al conduttore: l’inquadratura si fa dal basso, quindi il cacciatore si accuccerà ad altezza dei cani.
L'anima del dettaglio
Nella caccia in braccata può capitare di ritrarre uno o più animali abbattuti da noi, ma soprattutto i carnieri di fine battuta. Soprattutto nel primo caso, è necessario avere l’accortezza di ritrarre i selvatici nell’ambiente in cui
Le nostre fotografie rappresentano il biglietto da visita di noi
cacciatori e gran parte dei sentimenti più o meno ostili che suscitiamo sono veicolati dalle immagini che diffondiamo
sono stati catturati: cantine, piazzali, garage sono scenari possibilmente da evitare. È bene curare la posa dell’animale evitando di esporre laghi di sangue e viscere. Basta girare l’animale dal lato più presentabile, spostarlo dal sangue, sistemare le zampe evitando pose scomposte, valorizzare il trofeo bloccando la testa con sassi o rami per ottenere un’immagine dignitosa di un animale abbattuto. Per ritrarre il cacciatore con la preda è bene evitare pose irrispettose, come mettersi a cavalcioni o con un piede sulla spoglia: queste immagini purtroppo ancora girano e alimentano comprensibili sentimenti di disprezzo verso i cacciatori. Si può ottenere una bella scena se ci si inginocchia o si siede accanto o dietro all’animale, evitando però un distanziamento eccessivo che potrebbe esasperare e rendere finanche ridicolo l’effetto ottico per cui l’animale in primo piano risulta tanto più grande del cacciatore.
I carnieri finali, più o meno nu
merosi, offrono non poche occasioni per scatti infelici: animali affastellati, scomposti, sanguinanti evocano un’immagine orrenda della caccia in braccata, assimilandola a una mattanza senza pietà. Nel ritrarre un carniere è invece buone regola allineare gli animali tutti nello stesso verso, comporre le zampe, posizionare eventualmente quelli più prestigiosi in primo piano con la squadra leggermente arretrata per dare risalto ai selvatici.
Gli aspetti conviviali e operativi della squadra prima e dopo la battuta offrono molteplici spunti per fare belle fotografie. Un brindisi, un fuoco, la lavorazione delle carni possono essere soggetti interessanti, soprattutto se si tiene sempre presente l’idea del dettaglio: più una foto ritrae un particolare di una scena e più risulta evocativa.
Fotografie panoramiche risultano disordinate e non sempre piacevoli. Fotografare l’intera squadra è invece una bella tradizione, anche se non sempre è facile ottenere scatti ottimali. Per queste foto corali è necessario disporre i cacciatori in più file, come una squadra di calcio, evitare i vuoti e compattare la scena il più possibile in modo da non dover arretrare troppo a scapito della riconoscibilità dei volti. Nel contrasto col verde l’arancio è sempre piacevole, fa molto braccata; per cui è da incoraggiare l’utilizzo dei gilet ad alta visibilità anche nelle foto di squadra.
In sintesi, gli accorgimenti per ottenere belle fotografie a caccia sono veramente pochi e abbastanza intuitivi. Non servono attrezzature sofisticate per ottenere belle foto e oramai anche gli smartphone più a buon mercato sono dotati di strumentazione sufficiente a scattare fotografie più che dignitose. Come sempre il risultato è nelle nostre mani e nel buon gusto con cui riproduciamo le scene della nostra passione. Dobbiamo essere consapevoli che le nostre fotografie rappresentano il biglietto da visita di noi cacciatori e che gran parte dei sentimenti più o meno ostili che suscitiamo sono veicolati dalle immagini che diffondiamo. È con questo spirito che possiamo cercare di scattare le nostre foto scoprendo che questo aspetto potrebbe diventare un ulteriore fattore di divertimento a caccia.