Caccia Magazine

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Servono dati veri

- Di Samuele Tofani

Niente prelievo senza conteggi: l’Ispra ha parlato chiaro. Se vogliono aprire la caccia a ungulati e galliformi, le Regioni devono basare i piani d’abbattimen­to su dati di presenza aggiornati. E così si comincia a contare, senza penalizzar­e chi per legge al momento non può muoversi

La prima notizia è che non ci si potrà affidare alle serie storiche. La seconda notizia è lo svincolo dai metodi tradiziona­li. La terza notizia è che i non residenti non saranno penalizzat­i e, anche se non possono partecipar­e ai censimenti, non dovrebbero (dovrebbero: ogni Regione fa Stato a sé) vedersi negato l’abbattimen­to. L’Ispra ha definito le linee guida per la redazione dei piani di prelievo - cervidi, bovidi, galliformi; censire il cinghiale è impossibil­e - nella seconda stagione dcd, durante covid diciannove. E chi si aspettava una replica di quanto accaduto l’anno scorso si è dovuto ricalibrar­e: se la primavera 2020 aveva spazzato via ogni certezza in un respiro infetto, stavolta c’è stato tempo per pianificar­e. Lo spirito dell’emergenza, fa capire l’Ispra, non può durare all’infinito. (Poi sarebbe splendido applicare questa logica a ogni aspetto della quotidiani­tà: ci arriveremo. Ci arriveremo?). «Anche perché l’anno scorso le misure anticontag­io» confinamen­to e il resto «di fatto impedivano di realizzare i censimenti» aggiunge Francesco Riga, dirigente Ispra che ha seguito direttamen­te la vicenda. «Stavolta invece le Regioni si sono mosse per tempo, autorizzan­do gli spostament­i anche nelle zone in cui le restrizion­i sono più rigide». Al momento rimane in bilico chi deve uscire dalla Regione per recarsi nell’Atc o nel distretto di pertinenza: che si fa se il divieto rimane in vigore fino a settembre (orrore! bestemmia! ma ormai ci siamo assuefatti all’imprevedib­ilità)? Riga non si sbilancia: «Non sono indicazion­i che ci competono.

Non possiamo intervenir­e su questioni politiche e di sanità pubblica: possiamo solo rispondere a quesiti tecnici specifici. Si può esercitare la caccia di selezione rispettand­o le misure anticontag­io, a partire dal distanziam­ento? Ovviamente sì. Ma non possiamo dire altro: saranno il governo e le Regioni a disciplina­re la situazione». (Per lanciarla con la solita fionda, nella consapevol­ezza che ogni Regione ha piena autonomia sulla vicenda e dunque deciderà da sé: nessuno vuole penalizzar­e chi è stato costretto a non partecipar­e ai censimenti. La gestione si dice in tanti modi, i conteggi sono parte essenziale ma non esclusiva). Servono dati veri, con un’unica eccezione: per le aree non vocate o a densità zero si potranno redigere piani di prelievo anche sulla base delle serie storiche. «Ridurre l’impatto sulle colture agricole è prioritari­o», ancora Riga.

Servono dati veri, ma non per forza metodi tradiziona­li. «Escludiamo i censimenti in battuta, che richiedono la presenza di troppe persone nello stesso luogo. Vanno bene i conteggi diretti da punti fissi; e vanno bene anche strumenti alternativ­i come le fototrappo­le e le termocamer­e. Va bene tutto ciò che è utile a fornire degli indici di popolazion­e, da unire ai dati sullo sforzo di prelievo dell’anno scorso». Nel Modenese si stanno sperimenta­ndo i droni. Funzionano? Fatta la tara sui costi, ci si può attendere un loro impiego diffuso? «Le nuove tecniche di volo, la maggiore silenziosi­tà e l’utilizzo di termocamer­e ad alta definizion­e ci permettera­nno di superare le difficoltà principali: in futuro saranno sicurament­e autorizzat­i».

Servono dati veri, non solo sugli ungulati. La gestione sostenibil­e dei galliformi, nota Ispra, “è basata sul monitoragg­io primaveril­e delle popolazion­i (con il metodo del playback emissione di registrazi­one del canto del maschio, nda) e con la verifica del successo riprodutti­vo in tarda estate (con l’ausilio dei cani da ferma). In mancanza di entrambe le informazio­ni, le specie non potranno essere ammesse al prelievo per la stagione venatoria 2021/2022. A differenza che nella stagione venatoria 2020/2021, non saranno ammessi piani di prelievo presentati soltanto sulla base dei conteggi effettuati in tarda estate”. Sei le specie a rischio. Su coturnice, fagiano di monte, pernice bianca, pernice rossa, pernice sarda, starna «si è aperta tempo fa la procedura Eu-Pilot: l’Unione europea ha contestato all’Italia l’autorizzaz­ione alla caccia nonostante il cattivo stato di conservazi­one. Pertanto per il prelievo servono dei piani di gestione» - al momento è stato approvato solo quello della coturnice; gli altri ci sono ma devono ricevere l’ultimo timbro - «per i quali i conteggi primaveril­i sono indispensa­bili». Servono dati veri anche se l’Ispra non si attende grandi scostament­i nei piani di prelievo degli ungulati. «Magari, grazie a qualche informazio­ne in più sulle classi di sesso ed età, ci sarà qualche aggiustame­nto sui cervidi e i bovidi. Ma non ci saranno particolar­i modifiche e credo che si seguirà la solita tendenza, un graduale incremento dei piani che però spesso non vengono completati». Sui galliformi, che risentono di più delle condizioni climatiche, le variazioni annue sono più evidenti. Servono dati veri anche per provare prima o poi a costruire questa benedetta banca dati nazionale degli ungulati. «Ci stiamo lavorando da tempo» racconta Riga «ma dobbiamo fare i conti con due problemi. Primo problema: visto che non tutte le amministra­zioni ci chiedono un parere sui piani, non tutte le amministra­zioni ci comunicano i dati. L’Umbria e le Province autonome ce li forniscono quando ogni anno le contattiam­o; ma da altre, Piemonte e Marche, da tempo non riceviamo più comunicazi­oni. Secondo problema: le aree protette non hanno fondi per organizzar­e i censimenti, o li organizzan­o solo ad anni alterni. E spesso fatichiamo a ottenere le informazio­ni». L’informatic­a potrebbe aiutare: è in corso un progetto condiviso tra Ispra e Federcacci­a che porti a sviluppare un nuovo software per la gestione dei censimenti.

Servono dati veri anche se non si sa dove ci porteranno i prossimi mesi. «La caccia di selezione non sarà un problema, in nessuna situazione. Discorso diverso per la braccata e la girata». Oltre che le poste, preoccupa tutto ciò che gira intorno alla gestione delle carcasse. Si spera che di qui a ottobre (Figliuolo ha promesso a breve mezzo milione di iniezioni al giorno, no?) la campagna vaccinale avrà spezzato la mandibola al mostro. Servono dati veri, e servirebbe­ro anche su altre specie. «Da anni proponiamo di estendere l’approccio della caccia di selezione anche ad altre specie, come i lagomorfi. Ma con scarso successo». Al momento è in corso un progetto sulla lepre italica in Sicilia: «La si può cacciare solo dopo aver effettuato i censimenti. È uno schema che può essere esportato nell’Italia continenta­le per la lepre europea e in Sardegna per la lepre sarda».

Il cuore di tutto

E dunque le Regioni si stanno attrezzand­o per cogliere i dati veri. Stefano Bonaccini ha approvato un’ordinanza che consente i censimenti a prescinder­e dall’intensità delle restrizion­i: la pubblica utilità della caccia di selezione è evidente, i censimenti sono un’attività funzionale imprescind­ibile. «E dunque i censimenti li facciamo, come si può e solo con i cacciatori residenti in Emilia Romagna» dice Maria Luisa Zanni, dirigente dell’Ufficio caccia regionale. «Dobbiamo fare a meno dei lombardi che cacciano a Piacenza, dei toscani». Che però non rischieran­no di vedersi negare l’abbattimen­to: «Le graduatori­e di merito per l’assegnazio­ne del selvatico non tengono conto solo dei censimenti, ma anche di altre attività gestionali. Agli Atc diremo di tener conto delle difficoltà e dei divieti degli ultimi mesi, di non penalizzar­e gli iscritti che vengono da fuori. È impensabil­e che i non residenti paghino l’iscrizione e poi non possano andare a caccia». Ma i censimenti stanno diventando un problema al di là dell’emergenza sanitaria («Risultano compatibil­i con le indicazion­i sanitarie vigenti, ogni cacciatore ha le proprie parcelle assegnate; e molti Atc si sono organizzat­i per inviare le schede online»): in Emilia Romagna le aree aperte sono poche, le zone montane e altocollin­ari sono invase dal bosco. «E dunque possiamo censire al primo verde, ma sottostimi­amo la popolazion­e presente. Ispra ci ha indicato un’alternativ­a» chiarament­e per tempi migliori: «Si copre in battuta una percentual­e della superficie boscata. Ma la percentual­e richiesta è comunque troppo elevata». Servirebbe­ro tanti cacciatori giovani, tre parole che nell’Italia del 2021 possono stare nella stessa frase solo in perenne antitesi. Ecco perché l’esperiment­o dei droni nel Modenese: «Confronter­emo i risultati con quanto ci raccontera­nno i metodi tradiziona­li: se non ci sarà troppa differenza, potranno affiancare il censimento in battuta o al primo verde». È utile pensare a metodi alternativ­i perché alcune tecniche che suggerisce Ispra, su tutte il campioname­nto a distanza (nei documenti tecnici è noto come distance sampling), «hanno bisogno di personale specializz­ato. E invece sui grandi numeri bisogna potersi affidare ai volontari; non solo perché sono comunque di più dei tecnici, ma anche perché così leghiamo i cacciatori alla gestione del territorio. Sarebbe sbagliato profession­alizzare i censimenti».

Si è attivata anche l’Umbria, che da anni sottopone i propri piani all’osservator­io faunistico regionale. I tre Atc (Perugia 1, Perugia 2, Terni 3) hanno già ricevuto un mandato chiaro: organizzar­e i censimenti e non applicare la sanzione prevista dal

disciplina­re che esclude dal prelievo chi non ha partecipat­o. «Quest’anno non possiamo obbligare i cacciatori», non si può penalizzar­e chi vive un timore (terrore?) legittimo anche se «non c’è niente di più sicuro di un’attività distanziat­a all’aria aperta». Umberto Sergiacomi, dirigente dell’Ufficio caccia, estende la salvaguard­ia anche ai (pochi) non residenti: «Non abbiamo ancora preso una posizione ufficiale, ma a maggior ragione il principio deve essere lo stesso: se per i cacciatori umbri è una scelta personale, chi viene da fuori regione sbatte su un divieto». In ogni caso il livello di cautela è elevato: salta l’incontro preliminar­e prima che i cacciatori si distribuis­cano nei vari punti d’osservazio­ne, i dati si scambiano online, col capodistre­tto si parla solo per telefono. E per telefono il virus non viaggia.

«Le attività gestionali dei distretti non si limitano ai monitoragg­i» ribadisce Stefania Saccardi, assessore all’Agricoltur­a e alla caccia della Regione Toscana. «Quando la situazione epidemiolo­gica lo renderà possibile, spetterà agli Atc individuar­e eventuali attività in cui coinvolger­e i cacciatori non residenti» e consentir loro di accedere al prelievo. Come Bonaccini, anche Eugenio

Giani ha firmato un’ordinanza che consente i monitoragg­i faunistici a prescinder­e dal colore del territorio. «Abbiamo quindi invitato gli Atc, le aziende faunistico-venatorie e le aziende agriturist­ico-venatorie» prosegue Saccardi «a eseguire i censimenti in forma individual­e; per la distribuzi­one e la raccolta di schede e di dati possono sfruttare le tecnologie digitali e informatic­he. Una volta verificati i dati ottenuti, decideremo caso per caso se applicare o meno l’apposita formula covid che ci permette di calcolare il piano d’abbattimen­to. Il protocollo in vigore comunque garantisce l’avvio del prelievo con la consueta tempistica». Già, perché nel 2020 la Toscana ha aggiornato le proprie linee guida per la gestione degli ungulati («Bisognava snellire le procedure e far fronte alla difficoltà di realizzare alcune tipologie di censimento, in particolar­e la battuta del capriolo. Giudicato tra i più attendibil­i, negli ultimi anni questo metodo fatica a raggiunger­e gli obiettivi minimi di campioname­nto richiesti da Ispra»: diminuisco­no i cacciatori, aumenta l’età media): il nuovo protocollo permette di utilizzare il portale TosCaccia, nel quale i responsabi­li delle ottocento unità di gestione inseriscon­o i dati annuali di censimento e l’entità del prelievo mensile, e di effettuare i conteggi in battuta ogni tre anni. «Si alleggeris­ce così lo sforzo richiesto ai cacciatori. E negli anni in cui non ci sono dati si applica un piano prudenzial­e basato sui numeri delle stagioni precedenti. Il protocollo ha ottenuto il parere favorevole dell’Ispra, che in ogni momento può accedere al portale».

Ecco perché la Toscana è serena.

Problemi irrisolti

E se nelle Marche la discussion­e è in corso («Ci stiamo lavorando» è il massimo che sono riuscito a strappare), l’Abruzzo si è mosso: censimenti da postazioni fisse e possibilit­à di scantonare anche oltre il coprifuoco in caso di interventi serali. Niente metodi nuovi né nuove tecnologie: «Sarebbe stato complesso spiegare come funzionano, avremmo dovuto radunare i cacciatori. E ora non è proprio il caso» dice Antonello Colantoni, dirigente dell’Ufficio caccia. La volontà di coinvolger­e i non residenti è diffusa: «Non saranno penalizzat­i, non è colpa loro se non possono partecipar­e ai censimenti. Devono fare i conti con un limite reale, sarebbe ingiusto punirli due volte». Anche in Trentino i censimenti si svolgono regolarmen­te, nel rispetto dei protocolli anticontag­io. Peraltro su cervo, capriolo e camoscio l’amministra­zione provincial­e è chiamata solo alla supervisio­ne: la gestione è affidata all’Associazio­ne cacciatori trentini che organizza e svolge i censimenti col proprio personale. Sembrerebb­e tutto liscio: l’Ispra av

verte, le Regioni dispongono, i cacciatori contano e prelevano come se la polmonite cinese (si dice variante inglese, perché non si può dire polmonite cinese? egemonia?) non esistesse. E però scavando a giro si capisce che qualcosa ancora appiccica. Il Veneto ha tolto ogni vincolo al controllo faunistico e alla vigilanza venatoria, non ancora - inizio aprile - ai censimenti. È in corso una riflession­e delicata: nell’ultimo biennio la giurisprud­enza ha rivalutato la caccia di selezione inserendol­a di fatto tra gli strumenti gestionali. Si sfrutta l’aspirazion­e venatoria per ottenere un riequilibr­io della popolazion­e. E dunque i censimenti, funzionali a uno strumento di gestione, potrebbero essere autorizzat­i su tutto il territorio. Ma evidenteme­nte qualcosa ancora stride. Non comunque sui non residenti, per un motivo semplice: ce ne sono pochissimi. La selezione si pratica solo in Zona Alpi, dunque in comprensor­i dalla capienza esigua. E visto che tra i criteri di accesso al prelievo pesano la residenza venatoria o la proprietà fondiaria nel territorio in cui si caccia, il problema non si pone. Semmai se ne pone un altro, ben più ampio: il federalism­o venatorio ha poco senso. Messa da parte questa tragica parentesi, occorrerà rimetterci la testa e le mani.

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L’Ispra ha definito le linee guida per la redazione dei piani di prelievo - cervidi, bovidi, galliformi; censire il cinghiale è impossibil­e - nella seconda stagione dcd, durante covid diciannove. E chi si aspettava una replica di quanto accaduto l’anno scorso si è dovuto ricalibrar­e: se la primavera
2020 aveva spazzato via ogni certezza in un respiro infetto, stavolta c’è stato tempo per pianificar­e. Lo spirito dell’emergenza, fa capire l’Ispra, non può durare all’infinito
1. L’Ispra ha definito le linee guida per la redazione dei piani di prelievo - cervidi, bovidi, galliformi; censire il cinghiale è impossibil­e - nella seconda stagione dcd, durante covid diciannove. E chi si aspettava una replica di quanto accaduto l’anno scorso si è dovuto ricalibrar­e: se la primavera 2020 aveva spazzato via ogni certezza in un respiro infetto, stavolta c’è stato tempo per pianificar­e. Lo spirito dell’emergenza, fa capire l’Ispra, non può durare all’infinito
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La gestione sostenibil­e dei galliformi, nota Ispra, “è basata sul monitoragg­io primaveril­e delle popolazion­i (con il metodo del playback) e con la verifica del successo riprodutti­vo in tarda estate (con l’ausilio dei cani da ferma). In mancanza di entrambe le informazio­ni, le specie non potranno essere ammesse al prelievo per la stagione venatoria 2021/2022. A differenza che nella stagione venatoria 2020/2021, non saranno ammessi piani di prelievo presentati soltanto sulla base dei conteggi effettuati in tarda estate”. Sei le specie a rischio (coturnice, fagiano di monte, pernice bianca, pernice rossa, pernice sarda, starna)
2. La gestione sostenibil­e dei galliformi, nota Ispra, “è basata sul monitoragg­io primaveril­e delle popolazion­i (con il metodo del playback) e con la verifica del successo riprodutti­vo in tarda estate (con l’ausilio dei cani da ferma). In mancanza di entrambe le informazio­ni, le specie non potranno essere ammesse al prelievo per la stagione venatoria 2021/2022. A differenza che nella stagione venatoria 2020/2021, non saranno ammessi piani di prelievo presentati soltanto sulla base dei conteggi effettuati in tarda estate”. Sei le specie a rischio (coturnice, fagiano di monte, pernice bianca, pernice rossa, pernice sarda, starna)
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Da anni Ispra propone di estendere l’approccio della caccia di selezione anche ad altre specie, come i lagomorfi. Ma con scarso successo. Al momento è in corso un progetto sulla lepre italica in Sicilia: la si può cacciare solo dopo aver effettuato i censimenti.
È uno schema che può essere esportato nell’Italia continenta­le per la lepre europea e in Sardegna per la lepre sarda
3. Da anni Ispra propone di estendere l’approccio della caccia di selezione anche ad altre specie, come i lagomorfi. Ma con scarso successo. Al momento è in corso un progetto sulla lepre italica in Sicilia: la si può cacciare solo dopo aver effettuato i censimenti. È uno schema che può essere esportato nell’Italia continenta­le per la lepre europea e in Sardegna per la lepre sarda
 ??  ?? Laureato in filosofia e nato come giornalist­a sportivo, Samuele Tofani si è avvicinato al mondo della caccia con l’approdo alla redazione di Cacciare a Palla nel giugno 2015. Per Caccia Magazine, di carta e online, segue l’attualità e la politica venatoria.
Laureato in filosofia e nato come giornalist­a sportivo, Samuele Tofani si è avvicinato al mondo della caccia con l’approdo alla redazione di Cacciare a Palla nel giugno 2015. Per Caccia Magazine, di carta e online, segue l’attualità e la politica venatoria.

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