A SCUOLA DI CACCIA
Metodi antichi ma non classici
Non è detto che per battuta si intenda sempre una sorta di caccia collettiva o di gruppo con molto frastuono. Battere la selvaggina verso qualcuno è una pratica antica quanto l’Homo sapiens. E questo le aggiunge un non piccolo fascino e mille varianti locali.
A fianco delle forme più classiche, poco note però in Italia se non nelle aziende faunisticovenatorie e alla piccola stanziale, più comuni in Europa centrale dove vengono limitate a casi specifici, se ne contano almeno altre tre: la battuta a ritorno, la battuta a scollettare, la battuta cosiddetta dei poveri.
Varianti diverse
Proposta da Helmuth Wölfel nel 2003, la battuta a ritorno è una variante molto particolare per una specie cui le battute non si confanno, il capriolo.
La si potrebbe definire come un’azione di disturbo orientato: si basa non tanto sull’azione dei battitori che pilotano il selvatico verso le poste, quanto sulle abitudini del capriolo che, in seguito a un certo disturbo, rientra nell’ambito in cui vive normalmente (area familiare). Le poste vengono collocate anche a notevole distanza l’una dall’altra e pertanto la zona da battere non è chiusa in senso tecnico. Pertanto è utilizzabile in aree in cui si possa avere una buona visuale; non però in zone aperte, piste tagliafuoco o tagliate quanto in ambiti di boscaglia rada, come per esempio lande alberate in fase di ritorno verso il bosco o fustaie non particolarmente aperte. Pochi battitori o, meglio, alcuni disturbatori percorrono la parcella in modo quasi casuale ma in una direzione predeterminata. Dopo che il fronte di disturbo è transitato, i cacciatori appostati
Le battute a ritorno, a scollettare e “dei poveri” hanno pregi indubbi, ma anche alcuni difetti: fra questi si annovera il disturbo, fattispecie assai negativa qualora vengano ripetute di frequente nella medesima località
attendono per circa un’ora il rientro o il ritorno dei caprioli che si sono spostati di non molto, anche perché poco allarmati dalle manovre apparentemente sconclusionate del fronte dei disturbatori (tre-quattro e non in linea). È una forma di battuta che consente una buona scelta del soggetto e che potrebbe essere anche considerata come caccia selettiva. La battuta a scollettare o al passaggio (Riegeljagd in tedesco;
Riegel significa catenaccio) esige pochissimi battitori molto esperti e si pratica soprattutto nei confronti del camoscio: si tratta di specie che in seguito a un modesto disturbo scolletta, cioè cambia versante, transitando per sentieri abituali. Questa battuta si può effettuare anche nei confronti del cervo; ma in tal caso il termine da preferire è battuta al passaggio. La battuta “dei poveri” è una pratica al limite delle cacce all’aspetto e molto vicina alla caccia alla cerca. Sostanzialmente è infatti una sorta di rastrello, effettuata solo da coppie di cacciatori (uno batte, l’altro aspetta) oppure da un solo cacciatore e da un battitore senza cane. Non è pertanto una caccia collettiva e neppure di gruppo. Non possiede nessuna prassi sofisticata e può annoverarsi nelle forme più primitive e semplici di caccia; come si può immaginare, è valida per tutte le specie dal merlo al cervo. In realtà può svolgersi anche con più cacciatori (e battitori) ma proprio per la sua polivalenza, che significa del resto specializzazione zero, giustifica il termine non proprio nobilitante.
Va sottolineato che tranne nel caso della battuta a ritorno, descritta in precedenza, la battuta nel caso degli ungulati è una pratica da sconsigliare. Ciò soprattutto in Italia e non solo per i rischi di ferimento ma anche per le difficoltà organizzative e di immagine. Anche se fosse svolta, come di regola, una sola volta all’anno. Weidmannsheil! Lovu Zdar!